Vale meno del 4% il partito di Renzi

18 Dicembre 2018

Pare un gioco estivo, o meglio invernale, la scommessa su quanto potrebbe valere un ipotetico partito lanciato da Matteo Renzi. E invece non è così. E’ una cosa parecchio seria, perché dal suo possibile successo o insuccesso ne deriverebbero importanti conseguenze sia sul Pd che sulla sinistra italiana tutta.

L’attuale situazione particolarmente delicata di quell’area politica è facilmente riassumibile: il Partito Democratico, dopo il negativo esito delle ultime politiche, negli orientamenti di voto riesce a mantenersi non senza difficoltà vicino al risultato del 4 marzo, oscillando tra il 16 e il 18%, mentre il resto del centro-sinistra aggiunge un ulteriore 2-3% di probabili voti; i partiti alla sua sinistra, dopo molte ri-suddivisioni interne, raggiungono un appeal complessivo compreso tra il 4 ed il 5%. Il livello dei consensi complessivi di tutto quello spazio politico è dunque oggi inferiore ad un quarto della popolazione elettorale, un dato negativo che non ha uguali nell’intera storia italiana.

Un nuovo partito con a capo l’ex-segretario Pd (chiamiamolo PR, Partito di Renzi) non andrebbe ovviamente ad intaccare, se non in minima parte, la dote di elettori dell’area più di sinistra. Ma certo potrebbe attrarre una parte dell’attuale elettorato di centro-sinistra, accanto ad altri provenienti dal centro dello schieramento politico. Con alterne conseguenze, a seconda del livello del suo successo. Se riuscisse ad ottenere una quota intorno al 10%, dimezzerebbe praticamente il Pd, segnandone la sua probabile fine politica, e dando spazio alla costruzione di una formazione più a sinistra, sul modello degli ultimi Ds; se al contrario non superasse il 4-5%, sarebbe il PR a non riuscire a decollare, trasformando l’intera operazione in un probabile flop.

Dunque, riuscire ad identificare preventivamente quale potrebbe essere il livello di consenso del PR è piuttosto rilevante, per la definizione dell’offerta partitica futura. Vediamo allora brevemente cosa sappiamo: la fiducia complessiva in Renzi oscilla oggi tra il 10 e il 20%, a seconda dei sondaggi, ma con tendenza verso il basso; coloro che hanno molta fiducia in lui, vale a dire i possibili futuri elettori del PR, sono meno della metà (8-9%) e votano attualmente partiti di centro-sinistra (70%), Pd in prevalenza, con il restante 30% di provenienza centro-destra, M5s e astensione, in parti molto simili.

Ma questi stessi elettori se la sentirebbero di abbandonare il proprio partito di riferimento per andare verso il PR? Questa è ovviamente la domanda cruciale, e la risposta non è certo semplice, perché bisognerebbe capire meglio il tipo di partito che Renzi vorrà creare, prima di decidere il proprio appoggio. Diciamo che, a bocce ferme (e vuote), il PR verrebbe votato soltanto da poco meno della metà di chi ha molta fiducia in lui.

Ecco dunque il risultato finale di tutti questi complicati conteggi. Attualmente il PR ha una dote di elettorato potenziale compreso tra il 3 e il 4%. Con la sua discesa in campo il Pd scenderebbe dunque intorno al 15%, un dato probabilmente non sufficiente per decretarne la morte anticipata.

TAG: Matteo Renzi, Pd
CAT: Partiti e politici

4 Commenti

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  1. ravera 5 anni fa

    “Ecco dunque il risultato finale di tutti questi complicati conteggi”??? (bouvard e pécuchet sono dei dilettanti al confronto… )

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  2. lina-arena 5 anni fa

    per me vale “0” e disgusta anche solo a guardare Renzi che fa da guiida in TV. Ma chi vuole ingannare?

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  3. gianmario-nava 5 anni fa

    Propongo: quanto vale il partito di Minniti? Quanto vale il partito di Verdini? Quanto vale il partito di Fassino? Quanto vale il partito di DiBattista? Quanto vale fare questi conti?

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  4. gianmario-nava 5 anni fa

    Lina Arena: l’antirenzismo viscerale è una malattia gastroenterica degenerativa.

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