Quel malsano centrismo

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12 Maggio 2019

Il polverone scatenato dalla presenza della casa editrice fascista “Altaforte” al salone del libro (come definirla altrimenti se l’editore si definisce esplicitamente fascista e se il collegamento con Casapound è diretto) continua a turbinare. Tutte nasce dalla pubblicazione di un libro intervista del Ministro degli Interni. Dopo le numerose strizzate di occhi ai fascisti, se a qualcuno rimanessero dubbi, eccolo allungare le mani su quel comodo cuscinetto alla sua destra, magari in vista di alleanze parlamentari future o altre utili tattiche politiche. Accade però che uno dei consulenti culturali del Salone, Christian Raimo, fa notare giustamente la presenza di alcune case editrici che hanno una collocazione ben precisa nell’antro dell’estrema destra, e ne chiede l’esclusione.

Dopo un post del direttore Lagioia, abbastanza neutrale, e le dimissioni di Raimo, a seguito di critiche rivoltegli come se fosse lui stesso l’illiberale, in parecchi iniziano a mettere in discussione la loro partecipazione. Tra cui il museo-memoriale di Auschwitz-Birkenau e altri autori, come il fumettista Zerocalcare o il collettivo Wu Ming. La regione Piemonte e il comune di Torino decidono di prendere iniziativa ed escludono Altaforte dal salone, denunciando il fondatore della stessa per apologia al fascismo. E qui si volta pagina di questa fiera del libro.

Il post di Raimo poi rimosso

Da una parte ci sono persone che credono che la democrazia si identifichi tout court con la libertà di parola, anche al nazista deve essere lasciato/offerto un palco per esprimersi. Da un’altra abbiamo estimatori dell’ormai celeberrimo paradosso di Karl Popper per cui il fascismo in sostanza richiederebbe una cura omeopatica. Poi ci sono i fascisti che effettivamente lamentano il fascismo degli antifascisti (“Quant’è assurdo essere antifascisti se non c’è il fascismo!” E’ una classica frase criptofascista per lamentarsi di quanto la cura omeopatica stia facendo effetto).

Il vero problema di chi snocciola numeri su quanto la malafama abbia giovato al marketing della suddetta casa editrice, è che non si rende conto che questa fase sia transitoria: al prossimo Salone non ci sarà nessuna polemica; non ci sarà quest’editore; non ci sarà pubblicità e tornerà nel dimenticatoio fognario, insieme con chi ha acquistato i libri per “solidarietà”. La vittoria è politica. La vittoria è netta perché si è stabilito che alle fiere di cultura, la cultura fascista non troverà spazio e anzi deve smantellare ogni pretesa di poter essere inclusa e annoverata come esempio di prodotto intellettuale di qualità. Lo stesso Salvini, abilissimo nell’intercettare punti di forza e debolezza politica, ha dovuto dire di essere antifascista. In realtà ha dichiarato di essere anti-tutto, qualsiasi cosa significhi questa frase dopo che il suo mento barbuto è stato ritirato dal Salone. Chi si preoccupa dei dati di vendita dovrebbe allargare i criteri con cui valuta la realtà.

A chi teme per la risoluzione poco democratica, e a chi ritiene che non ci debba essere censura forse sfugge che di questi libri non è proibita la stampa e che chiunque può liberamente acquistarli. Nessuno poi si sogna di togliere dai cataloghi le opere di Gentile o di Heidegger. Semplicemente la democrazia in questo caso ha avuto la sua dialettica ed è risultato che la maggioranza, nelle vesti di Comune e Regione, ha voluto escludere da alcuni spazi editori che si dichiarano esplicitamente fascisti. Se suona comunque arbitrario è frutto dell’ingenua percezione che in democrazia valga tutto. Forse sarebbe meglio riflettere su quanto danno causerebbero alla democrazia le idee fasciste, se ammesse in uno spazio di visibilità e dibattito. Quanti potrebbero venire convinti, considerando che un tempo il fascismo convinse molti, ma già pochi bastarono per marciare su Roma. Quanti altri si sentirebbero di uscire allo scoperto per portare ulteriori idee e creare così delle occorrenze di compromesso politico. Il problema non è pubblicare libri fascisti. Il problema è che questi libri una volta letti influenzano la dialettica politica e così indirettamente influenzano noi. C’è bisogno di individuare queste idee ed isolarle, in modo tale che le persone non armate per difendersi si mettano in guardia da uno stand che sembra uguale a tutti gli altri, eccezion fatta per il tronfio volto di Salvini tra le copertine.

Immagine di copertina:La Sinistra che Odia

TAG: Christian Raimo, salone del libro, Torino
CAT: Eventi, Torino

8 Commenti

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  1. gianmario-nava 5 anni fa

    Il problema è chi decide chi è fascista e chi no, chi è da escludere e da cosa e chi no, con quali poteri, conferiti da chi, con quali procedure… Salvini gioisce quando “vince la politica” e in barba ad ogni norma qualcuno può essere escluso da qualsivoglia consesso, aiuto, solidarietà, sussidio, riconoscimento… Non capisco perchè Raimo, dopo avere riconosciuto che il Salore era terreno di scontro di idee – tutte anche quelle di Curcio che dire ambigue è poco – improvvisamente decida che deve cambiare, che si deve includere ed escludere a priori persone, editori e libri sgraditi, pericolosi perfino, invece di battere le pessime idee con le buone idee e ancora di più con le buone azioni. A meno che “militanza”, come la chiama lui, sia non già testimonianza, presenza, dibattito, azione positiva… ma chiamare mamma e papà (Regione, Comune, Tribunali….) a mantenere lontane quelle brutte cose che ci spaventano tanto o che ci danno tanto fastidio, che è meglio non vederle e non farci i conti. Perchè se l’Italia ascolta Salvini e CasaPound è perchè i conti col fascismo non li ha fatti, avendo preferito la retorica resistenziale che tutto nasconde (lo dice anche Raimo) e non ha introiettato il rispetto, la democrazia, il riconoscimento dell’avversario, l’autolimitazione, la responsabilità che non cerca sempre capri espiatori, eccetera. Tutti quei valori “liberali” che si butterebbero via spensieratamente purchè a comandare fossimo noi, quelli giusti.
    Non ho la soluzione, ma quello che è successo, oltre ad essere stato un autogol pazzesco, ha, di nuovo, assolto tutti i sedicenti antifascisti criptofascisti nell’animo. Quelli che cambieranno bandiera non appena sarà conveniente.

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  2. pietro-stangalini 5 anni fa

    Grazie per il commento. Nel caso di Polacchi, il fondatore di Altaforte, ha dichiarato lui stesso di essere un fascista in diretta nazionale su RAI Radio 1. Direi quindi che qua abbiamo una definizione bella chiara. Si può dibattere se anche la scelta editoriale dell’intervista di Salvini sia almeno implicitamente rivolta ad un pubblico fascista. Per me sì.
    Il campo da gioco è quello della politica, perché la politica è intervenuta nelle sue istituzioni per delimitare lo spazio in cui un editore esplicitamente fascista possa esprimersi. Per questo la vittoria è politica e va valutata come tale in questi termini.

    La politica certo incorre in severi problemi di definizione da sempre, basandosi su una retorica sofistica che cerca di smontare ogni definizione. Quindi effettivamente chi è fascista? Certo chi si definisce tale come Polacchi. Poi c’è chi attua comportamenti riconducibili al fascismo. Questo non fa di una persona un fascista, come una frase stupida non fa di chi la pronuncia uno stupido, però in politica tutto va ricondotto ad una ragione di azione, una motivazione.
    Perché quindi chi attua qualcosa di riconducibile al fascismo agisce così? La pericolosità del fascismo si disvela rispondendo a questa domanda, che poi richiede anche di rispondere a cos’è il fascismo.
    Il fascismo prelevato dalla storia è un assieme di atti di forza conservatori o reazionari per imporre in definitiva un rapporto sociale, in crisi ma vigente, sfavorevole all’uguaglianza materiale della cittadinanza, che poi trova uguaglianza invece nelle forme astratte della patria, della famiglia, del duce, etc. Insomma il fascismo non si può ridurre alla violenza che turba la quiete liberale.
    Proprio per questo le sue idee sono pericolose, perché possono diffondersi anche sotto mentite spoglie, e poi qualcuno può intercettarle per imporle in una strutturalità definita.

    In conclusione ciò che è avvenuto è molto diverso da una censura, visto che i libri sono in vendita; è più una chiusura politica, una forma attiva di resistenza che evidenzia che quei libri sono pericolosi, avvelenati, e non devono partecipare al dibattito culturale proprio perché rischiano di influenzarlo ed inquinarlo.
    Rischiano di intromettere qualche idea malsana, tra le tante che già ci sono, e in un futuro queste idee potrebbero portare ad uno spostamento a destra del dibattito politico, costringendo a compromessi o peggio.
    La democrazia si è difesa bene, è una piccola vittoria ovviamente, una mezza stelletta. Ma quello che importa notare è la risposta viva delle strutture democratiche che per tanto tempo poco avevano fatto contro i rigurgiti di esplicito fascismo. La libertà non è libertà lockiana, libertà da. La vera libertà è l’azione possibile nel corso delle cose, la libertà di impedire il fascismo perché eticamente questo è condannabile.

    La resistenza non nasconde (Raimo si esprime in maniera non del tutto chiara ma parla di revisionismo recente e che anzi la retorica resistenziale è mancata), la resistenza mette in luce per confronto il nemico comune della democrazia liberale e della democrazia del popolo: il fascismo.
    Lo definisce e lo limita per come può e per come giustamente è libera di fare. Far parlare i fascisti, politicamente, è opprimere la resistenza, dire tu che resisti non hai la libertà di agire, ti poniamo dei vincoli; e quindi politicamente è fare il gioco dei fascisti perché si limita la libertà del suo nemico, cioè di chi resiste. Libertà è partecipazione, libertà è resistenza!

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  3. federico.gnech 5 anni fa

    Scusami, ma qualcosa nel tuo ragionamento non torna. Da una parte, correttamente, sostieni che buttare fuori i fascisti dal Salone non è censura, dal momento che i loro libri rimangono in vendita. Dall’altra però affermi che “quei libri sono pericolosi, avvelenati, e non devono partecipare al dibattito culturale proprio perché rischiano di influenzarlo ed inquinarlo”. Ora, non volendo ricorrere alla censura, il modo più semplice per evitare che un libro non partecipi al “dibattito” consiste nel non parlare di quel libro. Il risultato, in questo caso, è l’esatto opposto dell’intenzione: grazie alla reazione delle mandrie sovraniste, infatti, il libro-intervista a Salvini attualmente è secondo nella classifica di Amazon. Un bel risultato davvero per chi parla di fantomatiche “comunità dei lettori” o di “repubbliche dei libri” liberate dai fascisti (che peraltro nella repubblica propriamente detta hanno sempre operato indisturbati). Su chi debba operare la cernita delle idee avvelenate e sulla base di quale criteri potremmo poi discutere sino alla fine dei tempi. A titolo di esempio: a me Heidegger fa ribrezzo, ma rappresenta il lievito da cui è cresciuta TUTTA la fuffa postmodernista radicale alla quale si abbeverano molti antifascisti tra i più attivi in questa vicenda.

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  4. gianmario-nava 5 anni fa

    Parlavo di “retorica” resistenziale non di resistenza. Non fare circolare idee fasciste per proteggere il popolo dal loro contagio mi sembra la premessa al fascismo prossimo venturo, il fascismo si pone sempre come nume protettore del popolo, che lo si faccia da sinistra è francamente orrendo. Fare maturare una vera coscienza democratica basata su responsabilità e rispetto, di fondo e come antidoto nelle singole persone al pensiero e alla prassi fascista, è qualcosa che non vedo nelle corde dei vari Wu MIng, ad esempio, che invece si pongono come manganellatori (metaforici) di liberalismi, capitalismi, fascismi e comunque di ogni diversità rispetto alla loro ortodossia, un “dovete sparire” che mi fa paura. Il libro su Salvini è stupido e ridicolo, Altaforte propaga idee che potrtebbero colpire la libertà, l’autodeterminazione, la autonomia e quindi la vita di tutti. Raimo con la sua bella uscita ha impedito di parlare di questo, si è cominciato a parlare di etichette (fascista, antifascista, lotta, resistenza, …) e i contenuti pericolosi del fascismo sono stati nascosti nel merito. Io continuo a pensare che la democrazia non è ancora entrata abbastanza sottopelle a troppa sinistra. E da sinistra me ne dolgo.

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  5. gianmario-nava 5 anni fa

    Un pedofilo non lo condanni in quanto ha pensieri pedofili ma se agisce da pedofilo.
    Questo vale anche per i fascisti. Se pensi che qualcuno è personalmente condannabile per quello che pensa o dichiara di essere, pensi da fascista. Se questo semplice concetto fosse al primo posto, in luogo della “lotta e resistenza” per colpire singole persone e singole organizzazioni demonizzandole e non spiegandone mai le negatività “razionali”, dando per scontato che sono da eliminare e basta, allora avremmo gli antidoti nella testa di ogni cittadino per fermare il contagio fascista. Invece si usano i manganelli rossi invece di quelli neri. Auguri.

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  6. pietro-stangalini 5 anni fa

    Grazie per il commento. Capisco che di questi tempi sia difficile farlo ma scindiamo le valutazione politiche dalle valutazioni economiche. Escludere il libro è una vittoria politica. Vogliamo fare un’analisi economica?
    1 il libro è un’intervista a Salvini il politico più famoso del momento, ha davvero bisogno della pubblicità della vicenda per vendere? Non direi
    2 Il libro comunque non ha venduto un granché, la storia di Amazon era fumo negli occhi
    3 Ora se su 10 persone che han seguito la vicenda esagerando c’è 1 fascista che ha comprato il libro, ce ne sono ora 9 che sanno che loro sono fascisti che vanno trattati come tali e che boicotteranno altaforte. Se c’è stata pubblicità è stata in minima parte positiva e in larga parte negativa.
    Intersecando i dati si capisce che le vendite non sono state eccezionali e che quindi l’impatto del salone se c’è stato, è stato minimo. Come tra l’altro si poteva tranquillamente prevedere osservando la relatività della vicenda nel bacino di papabili acquirenti. Più politica meno economia, che tanto sti fasci i soldi li fanno lo stesso.

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  7. pietro-stangalini 5 anni fa

    Mi dispiace ma non ho voglia di discutere di fascismo degli antifascisti. Trovo che sia quanto più illogico, salviniano, retorico e falso possibile. I fascisti potevano entrare al salone di torino. Non potevano però esporsi in vetrina. Semplice, semplice. Il fascismo vero e proprio avrebbe preso chi sospettato di antifascismo, o semplicemente poco desiderabile, e l’avrebbe messo in gattabuia. Qua non è stato condannato nessun presunto pedofilo, e nemmeno quelli dichiarati! è stato semplicemente impedito ai pedofili di partecipare al dibattito con le loro idee sul fatto che non sia sbagliato molestare i bambini. E’ poco democratico impedire, non di pubblicare!, di far partecipare a un salone una casa editrice a favore della pedofilia? Mi dica lei. Inoltre non credo che i WuMing siano marxisti ortodossi, ma anche se fosse fuori dalle etichette Capitalismo, Liberalismo e Fascismo sono la stessa parola. Il liberalismo è la presunta forma politica del capitalismo che però crea forti disuguaglianze che porterebbero alla fine del capitalismo se non intervenisse il fascismo, ergo diacronicamente liberalismo e fascismo coincidono.

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  8. babaorum 5 anni fa

    intanto che si discute su “Il problema è chi decide chi è fascista e chi no” il fascismo fa èiù propaganda e aumenta in proseliti, ecc….

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