Chissenefrega della laurea del ministro?

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6 Settembre 2019

Un commento di pessimo gusto ha dato il via a una discutibile competizione  tra cani rabbiosi che insultano una persona per bene e opportunisti che colgono l’occasione per cercare di attribuirsi, anche di riflesso, qualche merito.

Ignorando la pochezza umana di tale questione val la pena di porsi un interrogativo, che con una certa frequenza si ripropone:

Chissenefrega della laurea del ministro?

Serve un titolo di studio per far politica? E’ sufficiente aver militato in un giornale di partito o aver avuto un qualche ruolo nell’azienda di papà o degli amici dei suoi amici per sfuggire alla categoria dei politici che non hanno mai lavorato? Andiamo con ordine.

E’ ovvio che la laurea sia indispensabile per svolgere alcune professioni come il medico, l’ingegnere, l’avvocato ecc. per quanti mentecatti possano riempirsi la bocca di sciocchezze #NOVAX ,nessuno che sia sano di mente si fa operare al cervello o costruire casa dai laureati all’università della vita.

In linea di massima, non è strettamente indispensabile disporre di titoli di studio particolari per assolvere ad incarichi politici: non è detto che il ministro della sanità debba essere un medico o che quello della giustizia debba possedere una laurea in giurisprudenza. Il politico dovrebbe farsi assistere da tecnici preparati che gli consentano di essere adeguatamente informato per prendere le decisioni (ovviamente politiche) che gli competono.

Dunque in un paese dove:

  • la maggioranza dei politici non ha mai svolto un lavoro degno di questo nome fuori dai giornali di partito e dalle aziende di stato o degli amici degli amici
  • i laureati sono pochi, i politici laureati molto pochi e i titoli di di studio conseguiti dai politici spesso provengono da circoli di elite e facoltà di famiglia

a parte  l’opportunismo e l’ipocrisia di circostanza, che senso ha parlare delle lauree dei ministri?

Forse ha senso parlare delle competenze che servono per capire il mondo. Un politico a prescindere dal titolo di studio dovrebbe essere in grado di comprendere la realtà che lo circonda in modo da usare opportunamente i consigli forniti dai tecnici nel momento di prendere le delicate decisioni che gli competono. Deve per esempio essere capace di comprendere che allettare i pensionati di oggi con misure non sostenibili, mentre i giovani lavoratori più produttivi (legitimamente) scappano, vuol dire segare il ramo su cui siamo seduti.

Dunque sarebbe, forse, il caso di smetterla con queste improbabili discussioni dove a insulti miserabili si contrappone l’autorevolezza dell’ “università della vita.” e provare a occuparsi del declino economico, sociale e culturale che caratterizza questo paese da decenni.

 

@massimofamularo

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TAG: bellanova, liberioltreleillusioni
CAT: Partiti e politici

3 Commenti

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  1. xxnews 5 anni fa

    CONCORDO … meglio una persona comune INTELLIGENTE che il solito LAUREATO ” a calci in culo”

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  2. alding 5 anni fa

    Il titolo di studio non è certo una garanzia di qualità e la sua mancanza non significa certo un di meno in umanità e in diritto di dire la propria e di collaborare alla costruzione della società. Ma da qui a togliere al titolo di studio il suo valore di crescita umana ce ne passa. Mille sono le motivazioni per cui si può non avere studiato, ma a 50 anni di età, in un Paese avanzato come l’Italia, essere fermi alla licenza media nel 2019 significa essersene fregati della propria formazione culturale ed umana e quindi essersene almeno un po’ fregati degli altri e della società in cui viviamo. Il titolo di studio non ci fa automaticamente più belli o più bravi ma dimostra che ci siamo impegnati per fare di più per noi stessi e per gli altri.

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  3. massimo-crispi 5 anni fa

    Io vorrei capire, però, perché per un chirurgo o un ingegnere aver compiuto un corso di studi specifico è quanto meno necessario e invece per fare il ministro no.
    Ossia, ci sono persone che hanno fatto i ministri di tutto, pur non avendo alcuna competenza specifica ed è ridicolo dire che si è messo a studiare dal momento in cui è diventato ministro perché una competenza specifica non si improvvisa ma è il frutto di studi metodici e approfonditi.
    Mettiamo alcuni degli ultimi ministri della pubblica istruzione che abbiamo avuto: Moratti, Gelmini, Fedeli. Che competenze specifiche avevano ognuna di loro? Infatti non hanno fatto assolutamente niente di buono per una scuola già martoriata dalle incompetenze specifiche.
    Ora, per fare il ministro dell’agricoltura e politiche forestali (e perfino del turismo!)non basta aver fatto la bracciante e la sindacalista in gioventù. Bisogna avere, a parte delle competenze specifiche scientifiche, perché l’agricoltura è scienza, anche delle competenze di conoscenza del territorio e del mondo in cui ci si muove. Non a caso esistono facoltà universitarie che si chiamano Agraria, Scienze forestali e ambientali, e così via. Avere una conoscenza di dov’è inserito il paese che si dovrebbe amministrare, geograficamente e politicamente, quali sono le risorse e cosa il clima consente di sviluppare, quali sono i problemi legati al lavoro di chi coll’agricoltura o la zootecnia o colla foresta ci mangia, dal più piccolo produttore alla multinazionale del vino o del prosciutto, o dal boscaiolo, da come si può interagire con politiche energetiche altrui, di come alimentare il territorio di acque laddove ci sia carenza e viceversa, riforestare un terreno sterile, e una sfilza infinita di problemi legali, tecnici, e non solo, parlo anche di una visione. Il turismo… in un paese d’arte come il nostro se non si ha manco idea di cosa ci sia nei nostri musei e di come siano distribuiti nel territorio, delle città archeologiche, e così via, cosa vuoi amministrare?
    In un paese dove peraltro si è accorpata la Forestale ai Carabinieri, ciecamente e senza alcuna competenza.
    Se non si ha tutto questo e si vuole proporre un cambiamento, una discontinuità, un’innovazione, tanto vale lasciar fare ai funzionari che magari un percorso di studi specifici ce l’hanno ed eliminare la figura del ministro. Un bel po’ di soldi risparmiati, visto che lo stipendio di un ministro (oltre alle colossali responsabilità che un ministro ha) è piuttosto altino. Non è meglio pagare un esperto in materia esterno?
    Questo vale anche per il ministro degli esteri che fino all’altro ieri insultava capi di stato dell’UE e oggi dovrà andare a parlarci come ministro. Cioè, cos’è? Una riffa?

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