Eroe o criminale di guerra, a seconda dei gusti

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3 Gennaio 2020

Lo ammetto, pur avendo felicemente abbandonato da un anno e mezzo tutti i social media – Instagram compreso, quindi superando i miei propositi iniziali, ogni tanto mi capita ancora di sbirciare. Con Twitter si può, e Twitter rimane lo strumento più utile per farsi un’idea del dibattito in rete o, meglio, delle tante echo chamber che formano la cosiddetta opinione pubblica. Lo faccio forse un paio di volte a settimana per non più di dieci minuti e la nausea che provo mi salva da ogni possibile ricaduta. Parto generalmente dagli hashtag relativi alle tre o quattro principali notizie che mi interessano, sperando di trovare almeno un link interessante. Se non lo trovo, ho comunque avuto la conferma che mollando la social-chiavica ho fatto la cosa giusta.

Stamattina, conoscendo la grande passione dei twittaroli italiani per le vicende mediorientali, ho cercato subito le reazioni all’uccisione del generale dei pasdaran Qasem Soleimani, individuando i soliti tre filoni d’opinione principali. Il primo è rappresentato dagli indignati di vario orientamento: fascisti o stalinisti, tutti accomunati dall’antiamericanismo e dal nuovo (vabbè…) collante del sovranismo, che in Italia guarda comunque più a Putin che a Trump. Vengono poi i sinceri democratici giustamente preoccupati per la rappresaglia iraniana a quello che in molti hanno già definito “un nuovo attentato di Sarajevo” – oltre a #soleimani, sembra essere di tendenza anche l’hashtag #WWIII. Assolutamente minoritari, si aggiungono gli entusiasti, generalmente di area fogliante/neocon alla vaccinara. Queste le opinioni, che forse non tengono in considerazione alcuni fatti, a partire dalla figura stessa del morto.

Chi era Qassem Soleimani? Di certo possiamo dire che non si trattava dell’arciduca Ferdinando d’Asburgo-Este, ma del comandante della brigata Al-Qods, forza di operazioni speciali all’estero facente parte delle cosiddette Guardie della Rivoluzione. Al-Qods è un po’ reparto d’élite dell’esercito e un po’ servizio segreto e il suo compito principale è quello di addestrare, armare e consigliare tutti i gruppi terroristici e paramilitari islamici (e no) politicamente vicini all’Iran in Medio Oriente e nel resto del mondo. Hezbollah, per intenderci, è legato ad Al-Qods, ma anche i Colectivos del Venezuela di Maduro, creati a partire dal modello dei basij – altra milizia dei pasdaran formata da giovani squadristi in motocicletta. L’obiettivo di questi signori è ampliare la zona d’influenza del regime degli ayatollah, fomentando le divisioni settarie che in Medio Oriente non mancano, mettendo lo zampino in ogni area interessata dalla fitna sciita-sunnita – o, più prosaicamente, ovunque Iran e monarchie del Golfo vadano, perlopiù indirettamente, a incornarsi. Ovviamente, di Al-Qods non si sente granché parlare dalle nostre parti, mentre troverete un’infinità di cretini pronti a raccontarvi le malefatte vere o presunte del Mossad.

Al momento, la narrazione prevalente è quella per cui Trump, a dispetto del suo dichiarato isolazionismo, avrebbe deciso di punto in bianco di iniziare una guerra contro l’Iran, il quale Iran si farebbe pacificamente i fatti suoi e non starebbe lavorando da tempo a prendere il controllo dell’Iraq attraverso le decine di milizie sciite alle dirette dipendenze della Guida Suprema Ali Khamenei. Per quanto ribrezzo possa fare Trump, i fatti sono questi, ma si sa, i nostri antimperialisti non riconoscono alcun imperialismo a est del meridiano di Greenwich.

Facciamo un passo indietro. Oltre che l’Iraq, dove l’Iran aveva già messo un piedino durante la disastrosa guerra di Bush, negli ultimi dieci anni il teatro di operazioni più importanti per Solemaini e i suoi tirapiedi è stata ovviamente la Siria. Nel corso della guerra civile, hanno costituito una presenza cruciale, sia direttamente che indirettamente, con Hezbollah e le varie milizie sciite – composte in gran parte da profughi afghani ai quali la generosa teocrazia iraniana ha promesso la cittadinanza e cinquecento dollari al mese in cambio dell’arruolamento. Già nel 2011 l’Iran giocò un ruolo importante nella repressione delle proteste contro Assad, sia con la violenza materiale che con la cyber-propaganda. Detto per inciso, a beneficio dei distratti: in questi anni si è compiuto il crimine collettivo più odioso che un popolo in cerca di libertà possa subire. Oltre alle cluster bomb di Assad e ai raid aerei di Russia e Iran, ai siriani sollevatisi contro il despota è toccato di subire l’incessante opera di diffamazione operata dal Cremlino e dai suoi mandatari, anche sotto forma di utili idioti dediti al leak-journalism. Ci sono voluti un po’ di anni, ma la manovra è riuscita perfettamente e i ribelli della Free Syrian Army sono stati identificati dall’opinione pubblica occidentale, e segnatamente italiana, con i tagliagole dell’ISIS, mentre Assad – che ha sostanzialmente creato l’ISIS in Siria come geniale diversivo, liberando centinaia di islamisti radicali dalle galere siriane proprio all’inizio della rivoluzione – è considerato un leader nella guerra contro il terrorismo e il compianto Soleimani è ora un martire a cui dovremmo secondo alcuni twittaroli rendere omaggio.

Senza voler giustificare alcunché e certamente nella speranza che in questo 2020 non ci aspetti la terza guerra mondiale, mi domando tuttavia cosa nascerebbe da uno scambio franco e aperto – faccia a faccia, non davanti a uno schermetto – tra queste persone e le centinaia di migliaia di siriani che in questo momento stanno festeggiando la morte di un assassino.

https://flaneurotic.com/

TAG: bashar assad, Donald Trump, Guerra in Siria, iran, iraq, qasem soleimani
CAT: Medio Oriente

7 Commenti

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  1. uldio-calatonaca 4 anni fa

    Il Gatto e la Volpe, in verità sembrano Trump e Soleimani, anche se tra i due quest’ultimo è ad oggi lo sconfitto in quanto è stato ucciso andrebbero almeno un attimo analizzati per quelli che sono e rappresentano in questo loro scontro. Il Generale iraniano non è una colombella, come si evince anche nell’articolo presente. In particolare nel ruolo che giocava ultimamente proprio in Iraq dove è stato colpito da un missile-drone certo ha favorito la repressione durissima sui cittadini esasperati che dopo anni e anni di guerre e orrori chiedono lavoro e “normalità”. Già questo, senza dire dei fatti che l’Iran in patria fuori attua. Preme solo accennare che dentro e fuori nazione la politica degli Ayatollah è durissima, direi spietata, certo non democratica. Trump dal canto suo non pare e non vuole apparire un agnellino, rivendica una pesante supremazia USA globale in campo economico e strategico senza altre attenzioni per nessuno. Insomma uno peggio dell’altro si potrebbe dire eppure uno dei due, sicuramente responsabile di azioni criminose è stato fatto fuori. Un bene? Fatto così, in questo modo aggressivo, palese, sfacciato, su territorio altrui e nel bel mezzo del già infuocato medio oriente, no, non va bene. Il modo può pregiudicare i risultati, il non è veto che giustifica sempre i mezzi. Per concludere, c’è grosso rischio che questa azione sia tanto impulsiva e tracotante che causi guai non indifferenti. Ragionare prima di agire vale sempre … figuriamoci se forziamo una situazione dove sciiti sunniti Isis URSS Iran Turchia Israele Sauditi Curdi lottano da decenni per la reciproca convivenza e sopravvivenza. Cla.

    Rispondi 1 0
  2. uldio-calatonaca 4 anni fa

    Il Gatto e la Volpe, in verità sembrano Trump e Soleimani, anche se tra i due quest’ultimo è ad oggi lo sconfitto in quanto è stato ucciso andrebbero almeno un attimo analizzati per quelli che sono e rappresentano in questo loro scontro. Il Generale iraniano non è una colombella, come si evince anche nell’articolo presente. In particolare nel ruolo che giocava ultimamente proprio in Iraq dove è stato colpito da un missile-drone certo ha favorito la repressione durissima sui cittadini esasperati che dopo anni e anni di guerre e orrori chiedono lavoro e “normalità”. Già questo, senza dire dei fatti che l’Iran in patria fuori attua. Preme solo accennare che dentro e fuori nazione la politica degli Ayatollah è durissima, direi spietata, certo non democratica. Trump dal canto suo non pare e non vuole apparire un agnellino, rivendica una pesante supremazia USA globale in campo economico e strategico senza altre attenzioni per nessuno. Insomma uno peggio dell’altro si potrebbe dire eppure uno dei due, sicuramente responsabile di azioni criminose è stato fatto fuori. Un bene? Fatto così, in questo modo aggressivo, palese, sfacciato, su territorio altrui e nel bel mezzo del già infuocato medio oriente, no, non va bene. Il modo può pregiudicare i risultati, il non è veto che giustifica sempre i mezzi. Per concludere, c’è grosso rischio che questa azione sia tanto impulsiva e tracotante che causi guai non indifferenti. Ragionare prima di agire vale sempre … figuriamoci se forziamo una situazione dove sciiti sunniti Isis URSS Iran Turchia Israele Sauditi Curdi lottano da decenni per la reciproca convivenza e sopravvivenza. Cla.

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  3. federico.gnech 4 anni fa

    Sottoscrivo. Non è mia intenzione giustificare l’azione, ma solo descrivere l’ipocrisia che quell’azione ha fatto emergere.

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  4. alesparis69 4 anni fa

    1) Dovresti ritornare almeno in twitter
    2) Non si discute che l’Iran sia una dittatura, ma anche l’Arabia Saudita lo è.
    3) Se c’è una cosa che non interessa a Trump liberare il popolo iraniano da una dittatura. Se fosse questo l’obiettivo, sarebbe benvenuto. Ma temo che non sia così.
    4) Purtroppo mi preoccupano più gli iraniani che fame il lutto per un assassino, dei siriani che festeggiano per la morte di un assassino. Certo lo era. Ma lo è anche l’emiro Arabo che ha fatto ammazzare il giornalista in Turchia, ad esempio.
    5) Trump è un pericolo pubblico.

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  5. alesparis69 4 anni fa

    Ps. e sai benissimo che non sono antiamericano, semmai Trump lo è. e tanto anche

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  6. federico.gnech 4 anni fa

    Caro Alessandro, mi spiace essere apparso come il fan di Trump che evidentemente non sono. E ripeto, più che parlare di geopolitica a me interessava evidenziare le reazioni ipocrite di un pubblico che dopo quasi dieci anni di carneficina e decine di migliaia di vittime civili in Siria – per mano di Assad, Putin e Khamenei, prima ancora che dell’ISIS – si sveglia e commenta “ecco gli amerikani e i sionisti faranno scoppiare un’altra guerra in medio oriente!”. A me cadono davvero le braccia, e non solo quelle.
    (No, non ritorno su twitter, non riesco a usarlo serenamente, è un limite mio). Ciao!

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  7. marco-bellarmi 4 anni fa

    Se parliamo di convivenza civile non so quale Stato possa parlare senza ipocrisia.
    La presenza militare USA a migliaia di chilometri da casa loro è un dato di fatto, se giochiamo a trova l’intruso si vince facile… Difendere Israele è ed è sempra stata una pietosa scusa, difendere il popolo siriano idem.
    L’ipocrisia in MO è il condimento principale.

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