Biden batterà Trump con la politica dell’inclusione?

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5 Marzo 2020

Quando si pensa al Super Tuesday, la mente va ai 1344 delegati in palio, praticamente un terzo del totale e agli Stati coinvolti, ovvero: California (415 delegati), Texas (228), Carolina del Nord (110), Virginia (99), Massachusetts (91), Minnesota (75), Colorado (67), Tennessee (64), Alabama (52), Oklahoma (37), Arkansas (31), Utah (29), Maine (24), Vermont (16), Samoa americane (6). La posta in gioco di martedì 3 marzo però non è solo un calcolo numerico, riguarda il futuro del partito democratico americano e l’identikit del candidato che dovrà riunire non solo i democratici ma un’intera nazione.

I programmi vanno in secondo piano perché l’obiettivo principale sembra essere solo uno: sostituire Donald Trump alla Casa Bianca. Per farlo però bisognerà ricomporre un elettorato eterogeneo, fatto di afroamericani, ispanici e bianchi, formato da residenti di grandi città o di comunità rurali, costituito da giovanissimi e over sessantacinquenni, caratterizzato da voti di opinione e preferenze ancorate a un’ideologia. Se lo scopo dei democratici è quello di vincere le presidenziali, il candidato dovrà unire un partito e un Paese. Già, ma chi sarà il candidato?

Partiamo da chi non sarà della corsa, ovvero Pete Buttigieg, l’ex sindaco di South Bend, Indiana, Amy Klobuchar, senatrice del Minnesota e l’ex sindaco di New York Michael Bloomberg. I tre hanno abbandonato le primarie e hanno dato il proprio sostegno a Joe Biden. “L’unico modo per battere Trump è attraverso una politica che rifletta l’integrità del popolo americano. È quello che abbiamo cercato di praticare nella mia campagna ed è una cosa che ha praticato Joe Biden in tutta la sua vita” ha twittato Buttigieg. “Sta a noi, tutti noi, rimettere insieme il nostro Paese, guarire questo Paese e poi costruire qualcosa di ancora più grande” ha affermato Klobuchar per sostenere l’ex vicepresidente. “Tre mesi fa sono entrato in gara per sconfiggere Donald Trump. Oggi sto lasciando per lo stesso motivo. La sconfitta di Trump inizia unendosi dietro il candidato con il colpo migliore per farlo. È chiaro che è il mio amico e il grande americano Joe Biden”, è invece il messaggio di Bloomberg.  A questi endorsement vanno aggiunti quelli dei texani Beto O’Rourke e Veronica Escobar.

Ma soprattutto va aggiunto il risultato di martedì. Joe Biden ha vinto nella maggioranza degli Stati (Alabama, Arkansas, Maine, Massachusetts, Minnesota, North Carolina, Oklahoma, Texas, Tennessee e Virginia). Solo Bernie Sanders gli tiene testa, il prossimo inquilino della Casa Bianca sarà uno tra i due, ma sarà in grado di unire gli Usa?  La spaccatura tra l’elettorato dell’uno e dell’altro è profonda. Pensiamo al dato anagrafico, secondo un sondaggio riportato da CNN Sanders ha il 61% dei voti di chi ha meno di 30 anni e il 43% di chi ha tra 30 e 44 anni, Biden ha rispettivamente solo il 17% e il 23%. Tuttavia l’ex vicepresidente ha quasi la metà dei voti di chi ha più di 65 anni. Non solo, gode infatti del sostegno della comunità afroamericana, come dimostra la vittoria in Tennessee e in Arkansas dove quest’ultima è molto numerosa e come dimostrano ancora i sondaggi che gli attribuiscono il 63% dei voti degli elettori di colore in North Carolina e Virginia e addirittura il 72% in Alabama.  Sanders da canto suo non ha dubbi: “Non puoi battere Trump con lo stesso vecchio tipo di politica. Ciò di cui abbiamo bisogno è una nuova politica che porti persone della classe operaia e giovani nel nostro movimento politico”, dice. Il problema è che per vincere deve unire giovani e meno giovani e non solo gli operai. Deve conquistare il voto della comunità afroamericana e potrebbe non bastare. Serve unità, non a caso una delle tre parole usate da Biden: la speranza contro la paura, la verità contro le bugie e appunto l’unità contro le divisioni. E sarà probabilmente il refrain della campagna.

“Il nostro Paese sta soffrendo. Abbiamo bisogno di unità, abbiamo bisogno di persone che siano inclusive. La divisione e il trauma devono finire”, per usare le parole di Veronica Escobar. Sarà questa la chiave con cui convincere gli elettori che Biden è il candidato capace di battere Trump?

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CAT: America

Un commento

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  1. marco-marangone 4 anni fa

    Direi che i tre punti principali del programma di Sanders sono:
    1 – Santà pubblica
    2 – Lotta alle disuguaglianze (+ tasse per gignati del WEB e ricchi)
    3 – Ambiente: contrasto al cambiamento climatico
    Poichè il prezzo di una politica disattenta ai tre aspetti citati ricade sulle classi più deboli, aule tornaconto dovrebbero avere gli afroamericani nel sostenere Biden?
    Ci troveremo a rivedere il film del condidato moderato espressione dell’establishment che si infrange sul populismo trumpiano?

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