il governo pietoso fa il Paese infetto

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13 Ottobre 2020

Malgrado le misure di profilassi già in essere e malgrado l’azione del sistema di diagnosi e tracciamento (che ha molte carenze, ma era inesistente e inimmaginabile anche solo un anno fa), il contagio da coronavirus ha purtroppo intrapreso la fase di “decollo esponenziale” in molte regioni d’Italia. Inevitabilmente sono arrivate nuove misure restrittive, molto simili a quelle adottate in altri Paesi europei (chiusura anticipata delle attività di ristorazione, rule of six, ecc.) e, altrettanto inevitabilmente, sono arrivate le polemiche sulla dittatura sanitaria, le narrazioni distopiche sulla psico-polizia che irrompe nelle abitazioni private in cui si tiene una festa, ecc. Insomma: anziché capire la gravità della situazione e prepararsi a rispettare le raccomandazioni, come si fa in Svezia, noi italiani da ieri siamo intenti a ipotizzare l’impugnazione del nuovo Dpcm e a studiare gli escamotages per aggirarne le previsioni (e poi chi chiediamo pure “perchè non possiamo fare come la Svezia?”. Si, vabbè).

D’altra parte, il nuovo provvedimento presenta diverse contraddizioni: ad esempio, si chiede di limitare gli incontri domestici a sei non conviventi, ma si lasciano aperti bar e ristoranti (seppure con riduzioni di orario, delle quali è peraltro difficile cogliere il senso); si prevede l’uso delle Forze dell’Ordine per disperdere gli assembramenti, ma si permette ai mezzi pubblici di circolare zeppi. Queste incoerenze sono il risultato del compromesso tra l’esigenza di limitare i rischi di contagio e quella di non interrompere l’attività economica e la parvenza di normalità che la tregua estiva ci ha permesso di ricostruire (per inciso: sono anche la conseguenza di un incomprensibile pregiudizio negativo verso l’homeworking e la didattica a distanza, che, alternati alle attività in presenza, potrebbero alleviare notevolmente il problema dei trasporto pubblico e ridurre la circolazione del virus; ma vengono guardati in cagnesco persino da coloro che fanno regolarmente shopping on line, usano app di incontri e lasciano i propri figli immersi per ore nel mondo virtuale degli action games).

E’ difficile far digerire alla popolazione il ritorno alle limitazioni della fase uno, soprattutto ora che il contagio fa meno paura: in fondo, il numero dei ricoverati e dei decessi è ancora contenuto e per questo i nuovi divieti sembrano eccessivi e “sproporzionati” al pericolo, alimentando l’insofferenza delle persone e dando fiato alle trombe di un’opposizione opportunista e irresponsabile. Irresponsabile, sì: perchè, se al cittadino comune non è richiesto conoscere i meccanismi dell’epidemia, al contrario ogni rappresentante politico dovrebbe essere consapevole che il principio di proporzionalità tra infezione e restrizioni è drammaticamente insufficiente. La crescita del numero di infettati non ha infatti un andamento proporzionale (cioè lineare o polinomiale) ma, appunto, esponenziale, quindi è inizialmente lenta, ma poi velocissima: questo significa che, se si interviene troppo tardi o troppo debolmente, i buoi saranno ormai scappati dalla stalla (e la situazione di molti altri Paesi europei è lì a dimostrarcelo). Al contrario, la scienza epidemiologica insegna che un intervento precoce può avere effetti molto positivi: anche di questo abbiamo avuto dimostrazione con il lockdown nazionale di marzo, che ha messo rapidamente sotto controllo la situazione nelle regioni più colpite e ha impedito che si aggravasse altrove.

Per questo qualcuno si spinge a suggerire che, al posto del balletto di prescrizioni che cambiano ogni settimana (e anche da luogo a luogo, in virtù delle ordinanze regionali e comunali) e mandano in confusione i cittadini e gli esercenti, sarebbe più saggio adottare subito un breve lockdown nazionale, o almeno regionale (laddove l’infezione sta correndo più veloce): si tratterebbe di utilizzare il “martello” (secondo l’efficace e notissima metafora dello studioso Tomas Pueyo) per stroncare sul nascere la ripresa del contagio. E’ un’ipotesi molto rischiosa dal punto di vista politico e per questo, probabilmente, non verrà presa in considerazione (nemmeno nel Regno Unito, dove è stata proposta dall’opposizione); ma occorre ricordare il vecchio adagio secondo il quale il medico pietoso fa la piaga infetta. Ecco: se un governo reso troppo “pietoso” dalle proteste dei cittadini, dalle polemiche delle opposizioni e dai ricatti della sua  stessa maggioranza dovesse “rendere il Paese infetto”, si spera almeno che poi cittadini, opposizioni e esponenti della maggioranza non abbiano il pelo sullo stomaco di lamentarsene…

(immagine da Pixabay)

 

 

 

 

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CAT: costumi sociali

Un commento

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  1. alessandrobottai 4 anni fa

    Silvia, tu hai ragione su molti punti, però la situazione del virus è molto cambiata rispetto a marzo 2020:
    A) i nuovi casi sono prevalentemente asintomatici. Non hanno sintomi. E come ha detto il Prof. Bacco in una audizione alla Camera dei Deputati, in Medicina non esistono malati senza sintomi: se hai i sintomi, sei malato; se non li hai, non sei malato. Come dire: sono positivo al virus dell’influenza ma non ho alcun sintomo. Hai l’influenza? No.
    https://www.youtube.com/watch?feature=youtu.be&v=iNt9HzMTgWo
    B) per i pochi casi sintomatici, oggi esistono diversi trattamenti, tutti efficaci: anti-infiammatori, anti-coagulanti, etc.
    Certo, esiste ancora il soggetto diabetico, iperteso, complessivamente “infiammato” da uno stile di vita sbagliato, che di fronte a un virus che – se ignorato – lavora proprio sui processi infiammatori, risulta fragile. E questi soggetti vanno tutelati, ma la tutela non può essere quella di chiudere i ristoranti o i locali. Se arriva un’ondata di freddo che mette a rischio la salute dei più fragili, non chiudo i ristoranti, ma invito le categorie a rischio a non uscire di casa, si è sempre fatto così!
    Quello che è successo nei mesi scorsi – e che non può risuccedere – è che sono state sbagliate le terapie e – sempre per citare Bacco – qualsiasi malattia, trattata male, può avere esiti gravissimi. Poi, sempre nei mesi scorsi, è venuta a mancare la Medicina del Territorio: i malati chiamavano i numeri di assistenza ma poi non succedeva nulla, venivano lasciati a casa senza trattamenti. Ovviamente, al peggiorare delle condizioni, questi alla fine andavano da soli in ospedale, lasciandosi dietro una scia di contagi.
    Il panorama quindi è profondamente mutato, e sempre più voci si stanno levando – proprio tra i Medici – per ribadire questo aspetto.
    Dovremmo anzitutto arginare questa ondata di panico che sta dilagando, alimentata dai media e sostenuta da una piccola schiera di burocrati della Medicina che – ahimè – occupano posti un tempo dimenticati ma ora tornati alla ribalta.
    Riflettiamo solo su un punto: la riduzione degli investimenti sulla Sanità Pubblica non ha avuto la sola conseguenza di togliere risorse “economiche”, ma anche di impoverire il bacino di risorse umane. Chi ha potuto, per capacità e meriti, è andato altrove, lasciando nei posti chiave figure di ridotto spessore (e non mi riferisco ovviamente agli ospedali). Non dimentichiamo che il famigerato Comitato Bioetico è quello che ha dichiarato che l’Omeopatia non ha alcun valore terapeutico, obbligando i produttori di farmaci omeopatici a riportare la dicitura “farmaco privo di indicazioni terapeutiche”. Ora, si può decidere o meno di rivolgersi ad altre medicine, ma negarne per Legge l’efficacia – quando la stessa diffusione e l’adozione da parte di eminenti atenei in tutto il mondo ne confermano l’utilità – mi sembra una presa di posizione dettata, se non da incompetenza, certamente dal desiderio di difendere gli interessi dell’industria farmacologica tradizionale.

    Non sono un negazionista, tutt’altro: sono convinto che non siamo di fronte a un complotto, che la tragedia delle morti iniziali di questa epidemia è assolutamente reale e documentata, che il virus non è un prodotto di laboratorio, etc. etc. Ma troppe voci si sono levate per segnalare progressi, sviluppi, cure, trattamenti e per invitare a non cedere al panico. Se uccidiamo l’economia avremo danni enormi: nella Storia, le morti “conseguenti” le epidemie – quindi non causate dalla malattia stessa ma dalle conseguenze indotte – sono sempre state più del doppio rispetto a quelle direttamente imputabili ai vari virus. Già oggi tantissime persone hanno sospeso i trattamenti e le terapie di tante altre malattie e hanno sospeso i controlli periodici: questo produrrà un aggravarsi di tante altre patologie in futuro, oggi trascurate. E le problematiche legate al lavoro produrranno depressione e – in molti casi – porteranno le persone più disperate a rivolgersi a fonti di sostentamento illegali e immorali.

    Basta, fermiamoci: adottiamo misure concrete, facciamo i tamponi solo a chi ha sintomi, assistiamo subito le persone con sintomi (ma subito davvero) e trattiamole al di fuori degli ospedali, come si sta già facendo egregiamente in tante parti d’Italia. Ma non demonizziamo i “positivi asintomatici”, non chiudiamoli nei centri di lunga degenza (come sta succedendo in questo momento), non trattiamoli da malati covid (perché non sono malati) e teniamo presente che – prima o poi – saremo tutti o quasi tutti positivi, senza sintomi, positivi a un virus che ha un tasso di mortalità ridicolo e che nella stragrande maggioranza dei casi non comporta alcun sintomo.

    Guarda l’audizione alla Camera di Tacco, e poi chiediti: ma tutti questi positivi, come stanno? Sono malati o no?

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