Perché antifascismo ed anticomunismo non sono la stessa cosa

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13 Settembre 2017

Sto leggendo Oltre i cento passi (Piemme) di Giovanni Impastato, fratello di Peppino.  Se la figura di Peppino Impastato oggi è nota a tutti, o quasi, lo si deve al bel film di Marco Tullio Giordana: I cento passi, appunto. Ma, come spesso succede, il personaggio del film si è sovrapposto a quello reale fin quasi a farlo scomparire. Peppino Impastato è per tutti il ragazzo che gridava che “la mafia è una montagna di merda” davanti alla casa del mafioso Tano Badalamenti (una scena improbabile, scrive il fratello, perché “gli Impastato consideravano Badalamenti un parvenu”). Giovanni rivendica l’altro Peppino: non il “chierichetto della legalità”, ma il “comunista rivoluzionario”. Una figura certo meno comoda, meno vendibile dopo la fine dei comunismi.

Sul suo profilo Facebook il teologo Vito Mancuso, commentando l’approvazione alla Camera della legge contro la propaganda fascista, ha scritto oggi: “Giusto punire la propaganda fascista. Ma giusto sarebbe punire anche la propaganda comunista, a sua volta nemico mortale della libertà”.  E’ un giudizio diffuso, anche se spesso sulla bocca (o sulle tastiere) di persone meno raffinate di Mancuso (e che non varrebbe la pena di commentare, se non venisse ormai anche da persone come Mancuso). In astratto, il giudizio sembra condivisibile. Non si può negare che il comunismo abbia negato la libertà, ed un bel po’ di altri diritti elementari (compreso quello alla vita), nella maggior parte dei paesi in cui si è realizzato. Ma le questioni non vanno considerate in astratto, bensì nella concretezza della situazione storica.

L’Italia è un paese che ha avuto il fascismo, non il comunismo. Milioni di italiani hanno avuto, a causa del fascismo, tragedie e lutti nelle loro famiglie: lo zio ucciso per antifascismo, ma anche l’altro mandato a morire in Russia per permettere a un dittatore di sedersi al tavolo delle trattative. Milioni di Italiani hanno conosciuto la privazione della libertà, la guerra, le bombe, la miseria, per le ambizioni personali di Mussolini. I russi hanno subito anche di peggio, da Stalin. Ma noi siamo italiani, non russi. Siamo in un paese democratico la cui Costituzione è stata scritta anche dai comunisti. In un paese in cui il Partito Comunista è stato, insieme alla Democrazia Cristiana, il principale protagonista di decenni di democrazia imperfetta, ma non peggiore di quella della Seconda Repubblica. In un paese in cui un comunista come Peppino Impastato ha dato la sua vita per combattere la mafia. Prima di lui la mafia aveva ucciso il sindacalista socialista Placido Rizzotto; dopo di lui ucciderà il sindacalista comunista Pio La Torre. Ma l’elenco sarebbe lungo. Siamo in un paese in cui, in nome del socialismo, un bracciante pugliese è riuscito a riscattarsi dalla sua condizione di analfabetismo ed ha organizzato il proletariato agricolo perché lottasse per i propri diritti. Si chiamava Giuseppe Di Vittorio: ed oggi può accadere che, nella sua stessa Capitanata, un sindaco appena eletto faccia rimuovere la targa a lui dedicata all’ingresso del palazzo pubblico. E comunista era anche un altro foggiano, Dino Frisullo, che ha dedicato tutta la sua vita alla lotta per i diritti die migranti e dei curdi, pagando con la prigionia nelle carceri turche. Per i mass-media era un pacifista, ma lui rivendicava il suo comunismo. “Se morissi adesso o fra due giorni o un anno, ecco il mio testamento, il testamento di un comunista / Avido di conoscenza e d’amore, vissuto e morto povero e curioso”, scriveva.

Ora, per Vito Mancuso, questo comunista “avido e curioso” non sarebbe diverso da un fascista, e non diversi dai fascisti sarebbero Impastato, Di Vittorio, Rizzotto, Frisullo. E i tanti italiani che nel comunismo hanno trovato la via per riscattarsi dalla secolare sottomissione delle masse proletarie italiane (spesso ammazzati dalle forze dell’ordine, come il bracciante lucano Rocco Girasole – anche questo un nome tra i tanti). Non è solo una menzogna storica. E’ un grave errore politico, in un tempo in cui non esiste più in Parlamento una sinistra (il Partito Democratico è un partito di centro nel quale sono sempre più frequenti posizioni apertamente di destra) e forze politiche che rappresentano istanze più fasciste che di destra si preparano a guidare il paese.

 

Nell’immagine: Giuseppe Di Vittorio in comizio.

TAG: antifascismo, Vito Mancuso
CAT: Partiti e politici

11 Commenti

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  1. alfio.squillaci 7 anni fa

    Se ci si dovesse riferire solo alla propria storia propongo allora il reato di apologia del cattolicesimo, visto che noi abbiamo avuto gli eretici al rogo per mano di Santa Romana Chiesa. in italia abbiamo avuto sicuramente una sola dittatura attiva e operante, il fascismo, ma due sono stati i totalitarismi del Novecento. L’invenzione dell’antifascismo (la pregiudiziale antifascista) come lavacro di coscienze, autoassoluzione di chi con il fascismo collaborò un attimo prima della sua caduta, come “narrazione” elaborata soprattutto soprattutto dal PCI per egemonizzare tutto il campo antifascista (che andava dai liberali, ai cattolici ai monarchici) ma soprattutto per nasconder il proprio tratto culturale e politico totalitario è stato raccontato molto bene da Ernesto Galli Della Loggia in “Credere, tradire, vivere”. (Il Mulino 2016). Tutta la prima parte di questo volume va letto con molta attenzione. Giustamente e con molto acume Enrico Mentana ricordava oggi: “L’ansia di redenzione, l’autopurificazione, il lucro politico hanno impedito per decenni, e in gran parte impediscono tuttora, un’analisi storica più serena”. Nei libri di Roberto Vivarelli e Renzo De Felice c’è ampio materiale di riflessione, che sicuramente avrebbe scoraggiato l’adozione di una legge come quella proposta da Fiano

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  2. alfio.squillaci 7 anni fa

    Se Fiano l’avesse letta del tutto la storia del fascismo italiano com’è raccontata nei libri sopracitati

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  3. alding 7 anni fa

    Come troppo spesso accade, si confondono le ideologie e le persone, i comunismi e i comunisti, i fascismi e i fascisti. E così facendo sembra ci si dimentichi che ci sono stati tanti fascisti criminali e tanti fascisti idealisti, quanto ci sono stati tanti comunisti criminali (vedasi ad es. certa Resistenza) e tanti comunisti idealisti.
    Insomma, entrambe le ideologie sono state ideologie di morte e di oppressione all’ombra delle quali sono state fatte tanto cose buone quanto nefandezze, a seconda della sensibilità e della purezza di coloro che le hanno seguite.

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  4. latomm 7 anni fa

    Già leggendo la frase, “Ma le questioni non vanno considerate in astratto, bensì nella concretezza della situazione storica.” mi è suonata sbagliata. Io credo che si debba fare esattamente l’opposto. Se già in partenza i principi, magari con ottime intenzioni, implicano il sacrificio del rispetto di libertà e diritti individuali, cosa che il comunismo fa, coloro che si comportano diversamente rispetto alla linea di fondo, possono sentirsi comunisti ma di fatto lo sono in modo anomalo e quindi almeno in parte sono dei dissidenti. Il loro comportamento così lodevole e apprezzabile – che viene citato, guarda caso, proprio per smentire quallo che è il trend generale – non può modificare quella che è la base dell’ideologia.
    Proprio per questo ha ragione ‘alfio.squillaci’ citando l’esempio inverso del cristianesimo che ha avuto non poco importanti deviazioni criminali rispetto al messaggio originale.

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  5. gianmario-nava 7 anni fa

    “il Partito Democratico è un partito di centro nel quale sono sempre più frequenti posizioni apertamente di destra”
    non c’entra nulla con la questione antifascismo/anticomunismo
    non aggiunge o toglie nulla alla questione
    è del tutto incidentale
    ma arrivando alla fine dell’articolo e in forma apodittica lo segna fortemente ed anzi è il messaggio che resta
    aggiungo che la frase “non esiste più in Parlamento una sinistra” se presa letteralmente significa che i parlamentari di SEL/Possibile/MDP non esistono o non esistono più

    ho iniziato a leggere l’articolo interessato e speranzoso di imparare qualcosa
    l’ho terminato convinto che la polemichetta di corto respiro, e pure senza basi fattuali o argomenti un minimo esposti, vince sempre
    figuriamoci se risuciamo a parlare di antifascismo/anticomunismo in modo appropriato

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  6. luciano 7 anni fa

    Sono sostanzialmente d’accordo con l’articolo. Da anticomunista di sinistra ho sempre pensato che occorresse “distinguere il peccato dal peccatore”. Cosa che per i fascisti non è possibile, non perché non vi fossero anche fascisti in buona fede ma perché l’obiettivo della sopraffazione e del dominio non costituisce una deviazione: è consustanziale al fascismo. I comunisti italiani, per la gran parte (non certo Togliatti che era un sodale di Stalin), hanno solo dato un nome sbagliato al loro anelito di democrazia e giustizia sociale. Peccato che siano usciti quasi tutti malamente da quella storia, senza fare i conti con l’errore. In maggioranza hanno “saltato” il naturale approdo socialdemocratico ed hanno optato per un vuoto ideologico che li consegna ad un’acritica adesione al pensiero unico dominante. La parte minoritaria ha mantenuto un antistorico legame con la definizione “comunista”, come se l’originalità dell’esperienza italiana potesse esimerli dal fare i conti col fallimento cosmico di tutti i modelli di comunismo realizzato. Insomma, paradossalmente, il fattore K che bloccava la prima repubblica continua a condizionare con le sue opposte eredità, entrambe negative, la seconda.
    Luciano Belli Paci

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  7. carlo-ferrini 2 anni fa

    leggo sopra che:
    Non si può negare che il comunismo abbia negato la libertà, ed un bel po’ di altri diritti elementari (compreso quello alla vita), nella maggior parte dei paesi in cui si è realizzato. Ma le questioni non vanno considerate in astratto, bensì nella concretezza della situazione storica.

    L’Italia è un paese che ha avuto il fascismo, non il comunismo. Milioni di italiani hanno avuto, a causa del fascismo, tragedie e lutti nelle loro famiglie: lo zio ucciso per antifascismo, ma anche l’altro mandato a morire in Russia per permettere a un dittatore di sedersi al tavolo delle trattative. Milioni di Italiani hanno conosciuto la privazione della libertà, la guerra, le bombe, la miseria, per le ambizioni personali di Mussolini. I russi hanno subito anche di peggio, da Stalin. Ma noi siamo italiani, non russi.
    Rimango quindi perplesso. Se io fossi polacco o peggio, baltico (lituano, lettone o estone) potrei essere d’accordo con te che antifascismo e anticomunismo non possono essere messi sullo stesso piano ??
    Forse sì poiché dovrei dire che nel mio paese (polonia o paesi baltici) il comunismo ha commesso moti più crimini del fascismo

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  8. carlo-ferrini 2 anni fa

    leggo sopra che:
    Non si può negare che il comunismo abbia negato la libertà, ed un bel po’ di altri diritti elementari (compreso quello alla vita), nella maggior parte dei paesi in cui si è realizzato. Ma le questioni non vanno considerate in astratto, bensì nella concretezza della situazione storica.

    L’Italia è un paese che ha avuto il fascismo, non il comunismo. Milioni di italiani hanno avuto, a causa del fascismo, tragedie e lutti nelle loro famiglie: lo zio ucciso per antifascismo, ma anche l’altro mandato a morire in Russia per permettere a un dittatore di sedersi al tavolo delle trattative. Milioni di Italiani hanno conosciuto la privazione della libertà, la guerra, le bombe, la miseria, per le ambizioni personali di Mussolini. I russi hanno subito anche di peggio, da Stalin. Ma noi siamo italiani, non russi.
    Rimango quindi perplesso. Se io fossi polacco o peggio, baltico (lituano, lettone o estone) potrei essere d’accordo con te che antifascismo e anticomunismo non possono essere messi sullo stesso piano ??
    Forse sì poiché dovrei dire che nel mio paese (polonia o paesi baltici) il comunismo ha commesso moti più crimini del fascismo

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  9. carlo-ferrini 2 anni fa

    Giuseppe Di Vittorio lo ricordiamo tutti..anche se tu lo ricordi senz’altro più di me, però (forse) hai dimenticato un fatto molto notevole della sua storia.
    All’indomani dell’insurrezione ungherese del 1956, egli denunciò l’intervento sovietico, seppur con la cautela di non arrivare ad affermare che trattavasi di una fattispecie di “imperialismo” come quello che il PCI di allora avversava,
    Ma questo suo pronunciamento gli costò moto caro e fu costretto, dai comunisti, a sconfessare quanto denunciato.
    Forse esagerando qualcuno ha perfino detto che quel fatto intaccò a sua salute visto che egli morì poco dopo.

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  10. carlo-ferrini 2 anni fa

    caro luciano
    leggo che ti definivi “anticomunista di sinistra”
    quindi sei una specie di animale rarissimo…
    Io molte volte invidio gli antifascisti di destra, che ci sono e ci sono sempre stati
    basti ricordare Benedetto Croce
    Li invidio poiché uno che voglia essere di sinistra ed anticomunista non ha diritto di esistere salvo ad essere considerato un animale rarissomo come te

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