CONFINI: Manuel Buda e la polifonia bachiana alla chitarra

per /CONFINI/
Da Manuel Buda
La Giga (o Gigue) che suono in questo video è stata per me un “confine”.
Quando anni fa, studente al Conservatorio, ne ho sfogliato per la prima volta lo spartito, ho pensato ‘ok, questo è impossibile’. Credevo insomma di aver raggiunto i confini di quello che le mie mani possono fare. Ed è stato proprio per questo che arrivare a suonare dal vivo questo brano è stato per me una lezione fondamentale, perché lì ho imparato come superare un genere di confine che mi sarei trovato di fronte mille volte nella vita (e certamente non solo nella mia professione di musicista).
Ostacoli che a un primo incontro-scontro appaiono insuperabili.
Di questo si trattava, e in quelle settimane ho imparato quanto fossero importanti da una parte la tenacia e una certa testardaggine, e dall’altra l’avere chiara la motivazione che ti fa cercare con pazienza una strada dove apparentemente c’è solo una parete. In quel caso, la motivazione era la pura e semplice bellezza di quella pagina Bachiana, l’onore di poter far risuonare quelle note, e di poter scegliere come interpretarle, quali voci far risaltare e che sonorità dargli. In questo la chitarra è uno strumento fantastico: cambi di qualche grado l’angolazione con cui le dita pizzicano le corde e il suono cambia percettibilmente. Nello spazio di pochi centimetri accessibili alla mano, c’è una tavolozza con mille colori che possono cambiare anche di molto il senso musicale di un brano. C’è poi per me nel suonare Bach un grande senso di ritorno a una centratura necessaria, a una meditazione e a un’operazione…di pulizia oserei dire.
Guardando alla mia carriera e alla mia quotidianità, vedo – con grande diletto – una quantità incredibile di stimoli e ricerche in direzioni anche fortemente diverse. Nel giro di una settimana mi può capitare di incidere brani di repertorio classico, di salire su un palco e suonare Clapton e i Pink Floyd, e poi fare una mattina di formazione per manager d’azienda suonando musica improvvisata con una loop station. Senza dimenticare la mia passione profonda e centrale per la musica ebraica e i repertori attorno al Mediterraneo. Tutto questo mi rappresenta, poiché per me i confini musicali davvero non esistono – anzi esistono per eccitarmi al loro superamento – ma in alcuni momenti il piacere di centrarsi profondamente su una pagina Bachiana da veramente un senso di profonda completezza. Ed è incredibile come per musicisti e ascoltatori di generi anche lontani dal repertorio classico, questo succeda in modo così simile.
/CONFINI/
@Confiniartproject è un instaproject creato con i video inviati dalle persone durante l’emergenza #coronavirus
È un progetto di Vera Pravda in collaborazione con @viafarini_org per generare comunità culturali, stratificazione visiva, vicinanze virtuali in questo tempo sospeso.
Chi desidera può partecipare al progetto con uno o più video di 15 sec. su www.confiniartproject.it
In affiancamento alla pagina Instagram, riportiamo qui highlights e approfondimenti.
Da Manuel Buda | @_manuelbuda_
***
#johannsebastianbach
***
Manuel Buda è un chitarrista e compositore la cui ricerca spazia dal repertorio “classico” alle musiche ebraiche e del Medioriente, al rock, alla composizione improvvisata. Co-fonda il NefEsh Trio, collabora con personaggi come Malika Ayane, Raiz, Paola Maugeri, Anton Dressler, e compone ed esegue per teatro e cinema. Nel 2008 è fra i trenta musicisti invitati da Kuki Gallman a rappresentare le musiche dei cinque continenti all’Earth Festival di Laikipia (Kenya). Incidentalmente, ha una laurea in fisica.
Su Facebook @manuel.buda.52
Su Instagram @_manuelbuda_
***
Nessun commento
Devi fare per commentare, è semplice e veloce.