Transatlantic Bridges, al CIMA di New York l’arte di Corrado Cagli


per /CONFINI/
di Vera Pravda
Raccontaci di te: quali sono i campi che, per esperienza di vita o lavorativa ti sono più affini?
R. A.: Sono un’artista visiva (post-)concettuale. Utilizzo varie tecniche per la realizzazione dei miei lavori che spaziano dal ricamo al disegno, dalla video animazione 2D all’installazione. Il coinvolgimento attivo di altre persone durante la realizzazione di un’opera è spesso parte integrante della mia pratica artistica. Il tentativo è quello di superare le limitazioni della (mia) propria visione per poter restituire un’immagine più complessa del reale e del vissuto. Tematiche ricorrenti nel mio lavoro sono la letteratura, la fantascienza, la catalogazione enciclopedica, la responsabilità della narrazione, ma anche i processi di mutamento in atto nelle nostre città che riguardano non solo i luoghi fisici ma anche le dinamiche sociali.
Parlami del concetto di confine nella tua attività. Cosa significa ‘confine’ nel lavoro che fai?
R. A.: Confine può essere inteso come limite: dello sguardo soggettivo, della conoscenza, della storia che viene narrata quasi esclusivamente da un soggetto egemone. Oppure come margine fra il reale e l’immaginario, in quanto ognun* si muove incessantemente su molteplici piani, e i mondi immaginari che viviamo possono in potenza influenzare la realtà quanto i fatti reali. Oppure il confine fra la sfera immateriale della rete e il Meatspace*, in una problematizzazione dell’io e delle sue appendici e delle nuove forme di socializzazione e credenze. E non ultimo il riflettere sul privilegio e sul posizionamento, perchè alcuni confini sono presenti (solo) per alcune persone e per altre no.
E nella vita privata quali sono i confini che senti maggiormente visibili?
R. A.: Mi è un po’ difficile separare il lavoro dalla vita privata, nel senso che le esperienze o osservazioni che acquisisco nel quotidiano si riflettono poi come riflessione nel fare arte. E da femminista continuo a credere che il personale sia politico. Perciò la risposta a questa domanda è abbastanza simile a quella precedente.
In questi giorni di ‘confino’ come è cambiata la tua percezione dei confini?
R. A.: Io vivo a Berlino dal 2006, e una delle cose che ha sempre reso possibile per me abitare in questa città (sia da un punto di vista personale che lavorativo) è sempre stata la possibilità di prendere un volo economico. Nell’ultima decina di anni le distanze fra Germania ed Italia sono sempre state brevi, senza nessun confine grazie al mio passaporto europeo. In questi primi giorni di Aprile avevo pianificato di ri-trasferirmi a Milano per un periodo. Al momento come sapete non è possibile muoversi liberamente ed i voli sono stati tutti cancellati fino a Maggio. Scatoloni sono già stati spediti in Italia, le valigie pronte, ma ad oggi non mi è possibile fare una previsione di quando effettivamente potrò traslocare. La distanza fra Berlino e Milano è ridivenuta incredibilmente enorme.
Come pensi che cambieranno le nostre vite dopo questa esperienza? Quali saranno i nostri nuovi confini?
R. A.: Ci sono alcuni segnali molto preoccupanti, fascismi che si rafforzano, stati che in varie forme si arrogano poteri incostituzionali, acriticità dovuta alla paura, sospensione della privacy e così via. Con questo non voglio dire che la situazione non sia gravissima e che avrà ripercussioni (sociali, economiche e personali) nel lungo periodo. Ma che bisogna rimanere critic* in ogni caso. Perché ci sarà un momento in cui lo stato d’eccezione/emergenza finirà, ma non è ovvio che le nostre libertà (per chi ce le ha) torneranno. A questa contrazione dell’io, della sfera personale, in cui lo spazio pubblico e le altre persone vengono percepiti come pericolosi potrebbe però affiancarsi una nuova consapevolezza. O almeno questo mi auguro, cioè il capire che l’ingiustizia sociale e l’ecologia, cioè il modo in cui trattiamo gli altri ed il nostro pianeta sono interconnessi ed indissolubili, e che ogni piccola azione ha conseguenze sempre ed ovunque.
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*MEATSPACE noun. a term, originating from cyberpunk fiction and culture, referring to the real (that is, not virtual) world, the world of flesh and blood. somewhat tongue-in-cheek. the opposite of cyberspace. (www.urbandictionary.com)
/CONFINI/
@Confiniartproject è un instaproject creato con i video inviati dalle persone durante l’emergenza #coronavirus
È un progetto di Vera Pravda in collaborazione con @viafarini_org per generare comunità culturali, stratificazione visiva, vicinanze virtuali in questo tempo sospeso.
Chi desidera può partecipare al progetto con uno o più video di 15 sec. su www.confiniartproject.it
In affiancamento alla pagina Instagram, riportiamo qui highlights e approfondimenti.
Da Rebecca Agnes | @agnes.rebe
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Dal mio balcone a Berlino
4 video da 4 secondi l’uno
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Rebecca Agnes è nata nel 1978 a Pavia. Ha studiato all’accademia di belle arti di Brera di Milano, città in cui ha abitato fino al 2006, anno in cui si è trasferita a Berlino. E’ parte dell’Associazione 22:37 e di Peninsula e.V. di Berlino. Sue mostre personali presso Viafarini e Care/of a Milano. Galleria Davide Gallo (Milano e Berlino). Beo_Project a Belgrado. Inaudita Fusion Art Gallery a Torino. Fra le mostre collettive: Ambasciata Italiana di Berlino, Kreuzberg Pavillion, Mica Moca, Galerie Wedding e ACUD a Berlino. Bethon7 ad Atene. Assab One e Fabbrica del Vapore a Milano. Associazione Culturale dello Scompiglio (LU). A+A, Venezia. Museo Marino Marini a Firenze. GC.AC Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di Monfalcone. CIAC Castello Colonna di Gennazzano, Roma. Centre Pompidou a Parigi. Fra le residenze: 2018 BoCs Art Cosenza. 2014 Beo_Project Residency, Belgrado. 2013 Habitat # 1, CLANG, Scicli, Sicilia. 2012 Generations, Sofia, Bulgaria. 2011 “Mobility and Movement”, Byala Bulgaria. 2009 Advanced Course in Visual Arts. Fondazione Antonio Ratti. Como. 2005 Art/Lab, Isola San Servolo, Venezia. 2003 Centre International d’Accueil et d’Echange des Récollets, Parigi.
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