Cronaca

Emanuela Orlandi, la presunta testimone oculare e la cattiva informazione

La pista di Emanuela Orlandi fatta sparire dopo una gravidanza sgradita è stata cavalcata dai media con notizie falsate

12 Novembre 2025

Non ho mai dato peso alle testimonianze anonime, soprattutto quando queste testimonianze sono senza prove e senza riscontri oggettivi. Un anno fa avevo pubblicato un articolo su un sito in cui ipotizzavo che Emanuela Orlandi potesse essere rimasta gravida e fatta sparire per nascondere uno scandalo sessuale.

Un teorema che aveva il pregio di avvicinarsi alla realtà di una ragazza di quasi sedici anni con i suoi piccoli segreti, i suoi errori, i suoi tanti detti e non detti. Dopotutto, i quotidiani sono pieni di notizie di cronaca che raccontano come certe adolescenti riescono perfino a tenere nascosta una gravidanza, per poi partorire di nascosto e gettare il feto nella spazzatura. Nel caso di Emanuela Orlandi, invece, le cose potrebbero essere andate diversamente, dato che Emanuela, essendo una ragazza cattolica, nata in un ambiente in cui l’aborto era visto come un delitto, potrebbe aver deciso di tenere quel bambino che teneva in grembo, segnando così la sua sorte. Fantascienza? No. Perlomeno un teorema non più surreale di complotti internazionali, di intrighi vaticani, di cospirazioni finanziari e via dicendo.

Qualche giorno dopo quell’articolo mi giunse un messaggio da parte di una donna che si era firmata con delle iniziali e che aveva rivelato di essere stata la segretaria di un ginecologo romano che nel giugno del 1983 aveva visitato Emanuela Orlandi, accompagnata da un tutor della Camera dei deputati, confermando un principio di gravidanza. Avevo chiesto una prova, per esempio la cartella clinica della ragazza, ma la donna aveva riferito che dopo la scomparsa di Emanuela il suo datore di lavoro aveva preso in consegna la cartella clinica depositata nell’archivio del centro clinico e l’aveva consegnata a un carabiniere in servizio presso Montecitorio, ordinando alla sua segretaria di non parlare con nessuno di quella visita compromettente. 

La cosa che mi aveva lasciato parecchio perplesso non era solo la presenza di persone legate a una istituzione politica, ma ciò che questa donna aveva aggiunto nel messaggio. Secondo quanto aveva raccontato, pare che in Parlamento c’erano dei personaggi di un certo peso che avevano l’abitudine di organizzare festini in un appartamento in vicolo Valdina. Festini che vedevano coinvolte anche ragazze reclutate nella scuola di musica frequentata da Emanuela, il Tommaso Ludovico da Vittoria, con sede nel Palazzo Sant’Apollinare, dove c’era anche l’ufficio di Oscar Luigi Scalfaro (estraneo alla vicenda), diventato porto franco di deputati e senatori che quasi certamente entravano e uscivano da quell’ufficio a loro piacimento.

Nella mia tesi non avevo escluso che qualcuno di loro potesse aver conosciuto la ragazza, circuita e convinta a partecipare a qualche festino in cambio di denaro. Del resto, stando a una amica di Emanuela, a volte la ragazza veniva prelevata da una macchina di lusso con i vetri oscurati. Si è sempre pensato che quella macchina fosse del Vaticano e che dentro ci fosse chissà quale alto prelato. Ammesso che la testimonianza della ragazza sia vera e non una polpetta avvelenata, e se invece quella macchina fosse di proprietà del Parlamento, un’auto blu in dotazione ai politici?

Un particolare che per quanto dubbio si conciliava con i sospetti del pm Domenico Sica che stava indagando su affari e parenti di Montecitorio. Un luogo per nulla idilliaco che, come riferì anche Natalina Orlandi alla zia Lucia, annoverava personalità che approfittavano del loro ruolo per estorcere sesso alle dipendenti di Montecitorio o a chi ambiva a entrarci mediante concorso. Una cricca di importunatori che-sempre stando alle parole di Natalina Orlandi-facevano capo a Mario Peruzy, potente dirigente di Montecitorio, e il cui braccio destro era Mario Meneguzzi, zio di Emanuela, che già nel settembre del 1983 era finito nel mirino di Sica perché sospettato di aver avuto un ruolo nella scomparsa della nipote, come colpevole o come fiancheggiatore. 

Emanuela Orlandi, come ha teorizzato anche suo cugino Pietro Meneguzzi in Commissione Bicamerale che ha parlato di un presunto caso di prostituzione, potrebbe essere rimasta incinta dopo essere stata introdotta in uno di questi festini? Il presunto “uomo dell’Avon” che avvicinò Emanuela era un procacciatore di ragazze da avviare a quei festini con il consenso delle ragazze e dietro compensi ben pagati? C’erano compagne di Conservatorio di Emanuela che avevano partecipato a quei festini e che quindi avevano tutte le ragioni per tacere? Non lo sappiamo. 

So solo che qualcuno ha preso troppo sul serio quella informazione e l’ha consegnata alla Procura di Roma, la quale vuole vederci chiaro. Come intendano vederci chiaro, questo non lo so, ma ovviamente mi sono messo a disposizione dell’autorità inquirente, anche perché su questa storiaccia i media hanno diffuso notizie false, come, per esempio, il fatto che Emanuela Orlandi sarebbe morta dopo un aborto finito male e fatta sparire. Mai detto una cosa simile e non capisco chi abbia suggerito ai media questa ipotesi. Così come ho trovato arbitrario che un canale web abbia addirittura detto che io avrei ipotizzato una commistione tra Santa Sede e Parlamento nella decisione di far sparire la giovane cittadina vaticana.

No, io queste cose non le ho mai dette. Piuttosto credo che ci troviamo davanti all’ennesima mitomane che si è inserita nella vicenda, come hanno fatto tanti ego-mitomani che si sono avvicendati in tutti questi anni, vantando di essere detentori di una verità che non possedevano, facendo perdere solo tempo ai magistrati. Ma se le cose stessero effettivamente così. Se davvero fossero coinvolti personaggi illustri delle istituzioni, allora il polverone di depistaggi che si sollevò a quel tempo, soprattutto dopo l’appello del papa, non sarebbe stata una casualità.

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