Il Sole 24 Ore: informazione parziale sulla proposta di modifica art. 560 cpc

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18 Gennaio 2019

In un articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore del 17 gennaio, a firma di Giovanni Negri, si dà notizia che, con l’emendamento presentato dal Senatore Gianluigi Paragone, finalizzato alla totale modifica dell’attuale art. 560 c.p.c., frutto del decreto banche convertito nella legge 119/2016, “ si interviene sulle procedure, introducendo un arco di tempo più ampio per la liberazione dell’immobile pignorato.
In pratica, l’emendamento,– si legge nell’articolo – se approvato, rischia di rappresentare un significativo passo all’indietro in un settore cruciale per la collocazione dell’Italia nei ranking internazionali di competitività del sistema giustizia, un settore dove, negli ultimi anni, si sono susseguite le modifiche e i cui effetti si stanno cominciando a misurare, ma dove determinante per non deprimere il valore dell’immobile è lo scarto di tempo tra vendita e effettiva disponibilità, soprattutto degli immobili a uso abitativo”.
Sarebbe dunque un arretramento la modifica che con l’emendamento Paragone si intenderebbe apportare all’attuale formulazione dell’art. 560 c.p.c., perché si frusterebbe il sistema delle espropriazioni immobiliari: si rallenterebbero oggi, laddove il debitore dovesse ancora abitare la sua casa, le vendite forzate, che di fatto sono già veloci e spedite.
Dunque gli immobili ancora occupati dal debitore, non sarebbero appetibili.
La lettura che argomenta Il Sole 24 Ore non è affatto convincente, perché non esamina attentamente il nucleo centrale dell’emendamento Paragone, che riflette la proposta di Sergio Bramini, il cui progetto nel mentovato emendamento è riprodotto e contenuto.

Ma andiamo per ordine.
1 – È previsto che sia nominato il custode, il quale deve vigilare che il debitore mantenga e conservi la res pignorata con diligenza. Nel caso in cui il comportamento del debitore fosse ostruzionistico e palesemente di malafede, il custode ne dà notizia al Giudice dell’esecuzione, affinché ordini la liberazione dell’immobile.
2- È contemplato il diritto di visita di potenziali acquirenti che non deve essere assolutamente ostacolato dal debitore e dal suo nucleo familiare. Anche in questo caso se effettivamente dovesse essere registrato tal comportamento di malafede da parte del debitore, si determinerebbe a suo discapito la liberazione dell’immobile.
Questi tronconi normativi non sono stati considerati nell’articolo di commento de Il Sole 24 Ore ed essi, come si desume incontrovertibilmente dallo spirito informatore dell’emendamento Paragone, sono a tutela dell’interesse del creditore, comunque preminente e salvaguardato.
Ma la presenza del debitore dentro la sua casa non deve essere di impedimento per le esigenze del creditore.
L’emendamento Paragone ha perciò la finalità di riequilibrare la norma attuale, in forza della quale può essere scaraventato via il debitore dal custode con immediatezza, anche in presenza di malati terminali, donne e bambini.
La funzione riequilibratrice, sottesa nell’emendamento Paragone, non è stata sottolineata nell’articolo de Il Sole 24 Ore, che non valuta le conseguenze degli sloggiati che, senza tetto e privi di dimora, dormono in automobili malandate. Tale destino è di oltre 150 mila famiglie che hanno subito espropriazioni immobiliari e potrebbero trovarsi all’addiaccio.
Come ha combattuto Bramini, ricordiamolo, cacciato dalla sua casa pur essendo creditore dello Stato per oltre 4 milioni, il debitore responsabile e perbene deve ancora abitare la res pignorata, sino alla notifica del decreto di trasferimento a beneficio del terzo aggiudicatario.
Questo è l’aspetto fondamentale che Il Sole 24 non ha voluto inspiegabilmente commentare.
Un equilibrio invocato per tutti le parti – Banche e debitori – alla luce della Carta Costituzionale,che difende anche i debitori.
Ma di questo nell’articolo non vi è traccia.

Favor Debitoris

Avv. Biagio Riccio

Avv. Monica Pagano

TAG: #LeggeBramini
CAT: Beni comuni

Un commento

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  1. lina-arena 5 anni fa

    Credo che un aspetto molto grave da valutare ed eventualmente rimediare siano le modalità della vendita nel corso delle aste giudiziarie. Il prezzo di vendita viene stabilito all’inizio attraverso una valutazione affidata ad un consulente dal giudice il quale poi, nel momento di formazione dellì’ordinanza di vendita, stabilisce che, a seguito delle aste deserte, il prezzo venga ridotto di un quarto per ogni asta. Come è facile notare, il bene viene regalato all’offerente e si introduce una forma di turbativa della concorrenza del mercato immobiliare in quanto la progressiva riduzione del prezzo, in forma autoritaria, svilisce il valore del bene e produce solo un arricchimento dello speculatore che ha partecipatoi all’asta. Sia il debitore che lo stesso creditore rimangono a bocca asciutta perchè il debito sarà pagato solo con il ricavato ridotto al minimo. In altri termini questo modo di procedere delle aste conduce solo ad una eliminazione delle pratiche di espropriszione e ad un arricchimento speculkativo e pericoloso a favore di chi dispone di capitali da investire. Banche e agenti immobiliari e speculatori sono invitati a questo festino di tipo barbaro. Le norme che regolano queste procedure esecutive sono incostituzionali e mi sorprende che tanti avvocati non ne abbiano avvertito il significato e si siano limitati ad insistere sul rilascio del bene. L’economia è difficile per il giurista?

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