Obbligati a crescere
Abbiamo iniziato l’anno sapendo di avere un debito pubblico troppo alto e di essere in una situazione critica. Per il debito, certo, ma anche perché eravamo il solo Paese europeo a non avere ancora recuperato le posizioni del 2008, prima della doppia crisi che ci ha colpiti tutti, appesantendosi ulteriormente su alcuni. Poi ci è stato chiaro che l’epidemia non solo portava con sé una ulteriore e pesantissima recessione, ma richiedeva un aumento considerevole della spesa pubblica, portando ancora più in alto il già esagerato debito.
Possiamo discutere all’infinito sul perché è stato un grave errore ritrovarsi con quel debito, all’inizio dell’anno, e possiamo dannarci per i tanti che non solo sottovalutavano quel peso, ma esplicitamente si proponevano di aggravarlo. Possiamo dirci che lo avevamo detto. Ma a questo punto è inutile. Ora che cosa e come si fa?
Sono cresciuti i debiti di tutti, il che ci tiene in un’area protetta. La Banca centrale europea e la Commissione hanno reagito adeguatamente. Il problema immediato italiano, dunque, si concentra su un punto: quando si riprenderà a crescere, speriamo già nella seconda metà dell’anno, non possiamo permetterci di restare indietro. Non possiamo permetterci la lentezza che ci trasciniamo dietro da lustri. Non si possono reggere assieme troppo debito e troppo poca crescita.
Per questo la spesa pubblica crescente deve concentrarsi sui produttori di ricchezza, sugli investimenti, quindi sul creare lavoro per il tramite del sistema produttivo. Non dobbiamo attardarci nell’accudire la recessione, assuefacendoci, perché l’economia del mantenimento è pura illusione. E per gli ultimi, per chi resta in grave difficoltà? Non sussidi, ma servizi. Organizzare il soccorso per riportare nel mondo attivo, non per sussidiare l’inoperatività.
Davide Giacalone
www.davidegiacalone.it
@DavideGiac
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