E la spesa pubblica non è più un tabù!
Rafforzare il sistema sanitario, investire in infrastrutture digitali, puntare sulla transizione energetica. Spendere a debito per gli stati nazionali non è più un tabù, secondo il Fondo Monetario Internazionale. Gli investimenti pubblici sono stati per anni troppo bassi, secondo il FMI, in questi tre filoni essenziali di intervento. E la lista dei settori su cui intervenire si allunga anche alle infrastrutture tradizionali: ponti, strade, porti, ferrovie. E adesso, di fronte alle minacce di una seconda ondata del virus che è già una realtà, vietato chiudere il rubinetto della spesa pubblica, dice il FMI. Farlo significherebbe vanificare gli sforzi fatti finora per tenere in piedi il nostro sistema economico. In Europa genera molto aspettative il Recovery Found annunciato dalla Commissione, le cui risorse potrebbero dover essere aumentate, visto che il coronavirus non sembra intenzionato a smettere di fare danni. E pensare che solo fino a due anni fa il FMI e la Commissione Europea venivano accoppiati alla parola ‘troika’. Ma c’è sempre da stupirsi una volta imboccata la via di Damasco.
Un commento
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Chissà quando sulla mitologica via per Damasco capirà anche Lei che la spesa pubblica fa QUALITATIVAMENTE schifo e se ne facciamo di più farà solo più schifo, matematicamente. Soluzione: migliorare la qualità della spesa pubblica, non la quantità. Sa quanti ospedali costruivamo con le dazioni pagate all’Ndragheta per la SA-RC? Ed invece abbiamo una mafia gonfia di soldi, un’autostrada finita in trent’anni ed un debito pubblico stellare. Riesce da solo ad unire i puntini?