È importante chi calcia un rigore?
La risposta breve è: no.
Per una risposta argomentata, invece, possiamo partire dal minuto 65 della partita tra Milan e Verona dell’8 novembre 2020. Ibrahimovic, forte di un inizio stagione folgorante da 7 gol in sole 4 partite giocate in Serie A, si presenta sul dischetto con la sua squadra sotto di un gol nel punteggio. Rincorsa, tiro, palla fuori. È il terzo rigore sbagliato dall’attaccante rossonero in questo inizio di stagione, dopo gli errori nel derby con l’Inter e in Europa League contro lo Sparta Praga.
Durante le interviste del dopo partita, parlando del rigore, Ibra afferma che il prossimo lo lascerà tirare a Kessié, il principale rigorista del Milan nelle stagioni precedenti l’arrivo dello svedese. L’idea sembra ottima: tra Serie A e Nazionale maggiore, l’ivoriano ha infatti realizzato 13 rigori su 14, per un’eccellente percentuale di conversione del 93%.
Ibra si conferma un uomo con la battuta ad effetto sempre pronta
Ma è davvero così importante che sia Kessié e non Ibrahimovic a tirare il prossimo rigore che il Milan avrà a disposizione? Quanta differenza fa, in termini di impatto sui risultati della squadra, chi ha l’incarico di calciare un rigore?
Proviamo a fare un ragionamento partendo dall’inizio, vale a dire dal calcio di rigore stesso.
Posto che sappiate tutti cosa sia un calcio di rigore, saprete dunque che a tirare un calcio di rigore è un giocatore qualunque della squadra che ne usufruisce in quel momento. Non è necessario che il giocatore sia stato coinvolto personalmente nell’azione che ha portato ad un calcio di rigore, basta solamente che egli sia in campo con i suoi 10 compagni nel momento in cui il rigore deve essere calciato. Non c’è dunque nessuna abilità che ti permette di arrivare a calciare un rigore: non devi essere bravo a posizionarti in area, a tirare, a dribblare, a stoppare una palla, a passarla o a parare. Semplicemente vieni scelto per calciare il rigore, dunque in sostanza ti viene concesso un tiro ad alta percentuale di realizzazione anche se fino a due secondi prima eri a 50 metri dall’azione. Il valore aggiunto di un rigorista non è dunque quello di tirare tanti rigori: se mi assegnano 10 rigori in una stagione, tutti i giocatori della mia squadra, se in campo al momento dell’esecuzione, hanno la possibilità di tirare quei 10 rigori. Quello che il rigorista dà alla sua squadra è dunque la capacità di convertire i rigori con una percentuale superiore alla media.
Ora mi rivolgo a te, caro lettore. Qual è la percentuale di conversione dei calci di rigore nei 5 principali campionati europei?
Pensaci per 10 secondi e prova ad indovinare, e non spiare sotto.
76%. Su 100 rigori tirati, mediamente 76 vengono segnati.
Avevi pensato ad un numero più basso? Più alto?
Tendenzialmente molte persone assegnano un valore più basso, perché nell’istintività del tentativo di indovinare associano il rigore ad una situazione di grande tensione emotiva e di totale responsabilità per il tiratore. Chiariamolo: queste cose sono assolutamente presenti, ma un rigore resta un tiro da 11 metri senza alcun disturbo fisico da parte degli avversari e con il portiere sulla linea di una porta di 7,32×2,44 metri.
Con che percentuali convertono i rigori i migliori rigoristi?
Considerando solo i giocatori che dal 2000 ad oggi hanno tirato almeno 30 rigori regolari (no lotteria dei rigori, dunque), la classifica – aggiornata a luglio 2020 – è quella pubblicata nell’immagine sottostante, che è stata pubblicata su Reddit.
Come si può notare, solo tre giocatori hanno tirato più di 100 rigori in questo lasso di tempo: Cristiano Ronaldo, Lionel Messi e Francesco Totti. 100 rigori sono moltissimi per un singolo calciatore, eppure sono pochi dal punto di vista statistico per rappresentare un campione super affidabile: ad ogni modo, non potendo disporre di numeri più grandi per un singolo giocatore, è solo su questi che possiamo basare le nostre considerazioni.
Quanto è grande il valore aggiunto che un rigorista dà alla propria squadra?
Cristiano Ronaldo è il giocatore che voglio “utilizzare” per esporre il mio ragionamento. In primis perché è un eccellente rigorista, con un tasso di conversione dell’84% e quindi ben superiore alla media, e in secondo luogo perché con 150 rigori calciati è il calciatore con più rigori tentati, e quindi quello con la percentuale di realizzazione più “affidabile” sul lungo termine.
Dunque, su 100 ipotetici rigori calciati (ponendo di tirare 8 rigori all’anno, un buon numero per una squadra media, stiamo parlando di 12 stagioni e mezzo, cioè circa una carriera intera di un giocatore dall’inizio del suo sviluppo finale, diciamo intorno ai 23 anni, fino ai 35 anni dove taluni manco arrivano), Ronaldo ne realizza mediamente 84. Un rigorista nella media, invece, 76. Sono 8 rigori di differenza spalmati su 12 anni, vale a dire neanche un gol in più aggiunto alla squadra per ogni anno. Non molto, vero? E questo se diamo per scontato che tutti gli altri giocatori della squadra convertano i rigori solamente nella media, cosa che, specialmente ad alti livelli, sappiamo non essere assolutamente vera.
Sempre utilizzando Ronaldo come esempio, come hanno calciato i rigori i suoi compagni del Real Madrid dopo il suo addio? Beh, nelle ultime due stagioni non ne hanno sbagliato uno. Benzema 8/8, Ramos 17/17, Bale 1/1. Questo vuol dire che Ronaldo non dovrebbe tirare i rigori, visto che il Real è migliorato dopo il suo addio? Ovviamente no, il sample è ridottissimo (26 rigori totali) e quindi la percentuale potrebbe variare molto prima di raggiungere 100 rigori tentati totali.
L’esempio serve solo a far capire che il valore aggiunto da un rigorista sopra la media, specialmente in un top team, è veramente poco significativo per le sorti della stagione. Non a caso Balotelli, che compare al quinto posto di questa classifica, non è mai stato pagato 100 milioni in nessuno dei suoi numerosi trasferimenti, in quanto l’essere un ottimo rigorista è una caratteristica certamente apprezzata, ma assolutamente non influente nel valutare il livello di un giocatore.
Esposto questo ragionamento, proviamo dunque a tornare alla questione rigoristi del Milan e a fare qualche considerazione più approfondita.
Come abbiamo già detto, Kessié converte i suoi rigori con il 93%. Sappiamo però che 14 rigori sono veramente pochi per giudicare affidabile questa percentuale, che sarebbe infatti la migliore per un rigorista con almeno 30 rigori calciati negli ultimi venti anni. Proviamo quindi a fare un’ipotesi molto ottimista, supponendo che Kessié sia un rigorista che converte i suoi rigori con il 90% in carriera. Questo lo collocherebbe al quarto posto della classifica soprastante, a pari merito con il Ronaldo brasiliano.
Zlatan Ibrahimovic, come mostra l’immagine, ha invece un tasso di conversione dell’88%. Se volessimo aggiornare la classifica ad oggi, i rigori convertiti diventerebbero 83, e quelli sbagliati 15. La percentuale attuale di Ibrahimovic è dunque dell’84.7%, ed il campione di 98 rigori totali è abbastanza grande da poterlo ritenere sufficientemente affidabile.
Applichiamo anche questa volta il ragionamento dei 100 ipotetici rigori tirati: Ibrahimovic ne converte 85 (permettetemi di regalargli 0.3 punti percentuali), mentre Kessié ne realizza 90. Se spalmiamo questi 5 rigori su 12 stagioni, otteniamo neppure mezzo gol in più a stagione. Quanto incide sulle sorti di una squadra segnare un gol in più ogni due stagioni? Sostanzialmente nulla.
Possiamo dunque esplicare meglio la risposta breve data all’inizio.
È importante chi calcia un rigore?
No, fin quando chi calcia il rigore non è visibilmente o fattualmente un rigorista che converte i rigori parecchio sotto la media. Vale a dire fin quando non sono io, per esempio, a calciare il rigore, oppure tu, caro lettore. A meno che Ibrahimovic non stia leggendo questo articolo.
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