Rugby e vino, comanda l’Emisfero Sud

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19 Ottobre 2015

Quattro semifinaliste su quattro dall’emisfero australe. Ovvero, esclusi gli arcipelaghi di Fiji, Tonga e Samoa, tutte e quattro le squadre rugbistiche più rappresentative dell’altra parte del mondo, quella dove il rugby è arrivato per esportazione, dalla settentrionalissima Gran Bretagna. Ed è proprio in terra britannica che Argentina, Sudafrica, Australia e Nuova Zelanda hanno appena riscritto la storia: per la prima volta in una Coppa del mondo di rugby, giunta a Twickenham e dintorni all’ottava edizione, nessuna nazionale del Vecchio Continente (e di tutto l’Emisfero Nord) finirà tra le prime quattro. Dopo che per una sola volta il trofeo è stato alzato da una rappresentante europea (l’Inghilterra, nel 2003), che però per ben cinque volte ha raggiunto la finale (gli inglesi un’altra, e tre volte la Francia). Tra le prime quattro si segnalavano anche la presenza del Galles (due volte) e della Scozia, sicuramente questa volta l’europea che più è andata vicina all’impresa di far fuori l’Australia, vendicando la clamorosa eliminazione – ad opera dei wallabies – dei padroni di casa.

Le “australi” invece il torneo lo hanno vinto tutte almeno una volta, tranne l’Argentina, unica squadra latina competitiva a parte la Francia, che ha il doppio merito di emergere nonostante l’assenza di un circuito professionistico in patria. I Pumas vantano comunque un terzo posto, nel 2007. Ma non c’è solo la palla ovale a segnare la rivalsa di un’intera metà del pianeta: il mercato del vino, nell’anno caratterizzato dal sorpasso (quanto a produzione) dell’Italia sulla Francia, vede primeggiare le stesse nazioni della Rugby World Cup alle quali va aggiunto il Cile. Anche in questo caso vincendo su un terreno che per tradizione è storicamente eurocentrico: secondo i dati del Wine Monitor di Nomisma, nei primi 8 mesi del 2015 l’export dei paesi del “Nuovo Mondo” vinicolo hanno registrato tassi di crescita superiori a quelli dei maggiori esportatori europei, cioè Francia, Italia e Spagna. La performance migliore la propone la Nuova Zelanda, che guarda caso è anche la favorita per la vittoria finale in terra inglese: +12,6% dal 2014 al 2015, quasi quanto la Spagna e molto meglio di Italia e Francia, che con i dati aggiornati a luglio chiudono entrambe col segno “meno”. Molto bene anche il Cile (+7,6%) e l’Argentina (+4,3%), mentre Australia e Sudafrica viaggiano tra il 2 e il 2,6%. A trascinare l’exploit sono i prodotti “sparkling”: quelli frizzanti, come le due semifinali in arrivo nel prossimo weekend, tra Sudafrica e Nuova Zelanda e tra Australia e Argentina. E stavolta niente birra: la partita si guarda con un buon bicchiere di vino.

 

TAG: rugby, rugby world cup, vino
CAT: cibo & vino, rugby

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