Tenet
I primi quindici minuti di qualsiasi film di Nolan valgono il biglietto del cinema e anche di più: la tensione si avverte dal primo istante in un crescendo di azione e sospensione, orchestrato da un montaggio sonoro che meriterebbe sempre l’Oscar. Il cuore dello spettatore fa un sobbalzo, mentre la trama si sviluppa in un numero di magia composto da tre parti, o atti, come il regista stesso ci aveva spiegato nel 2006 in The Prestige.
Anche questa volta la partenza con l’attacco terroristico all’Opera di Kiev è folgorante, ma la prima parte, La Promessa, dove l’illusionista Nolan ci dimostra qualcosa di ordinario, lascia più di una perplessità.
Sembra tutto troppo didascalico, con parole, frasi in codice e triangolazioni patinate fra Mumbai, Oslo, Londra e persino la Costiera Amalfitana, spesso buttate a caso, con l’intenzione di imbastire un rompicapo che non convince.
Anche i protagonisti diventano pedine impazzite che non riescono a stare al passo. Vediamo John David Washington e rimpiangiamo Christian Bale, ci sorprendiamo del fatto che Robert Pattinson lavori così tanto con così poco carisma, ma soprattutto ci chiediamo perchè Kenneth Branagh si ostini ad interpretare il vilain russo che non è, in un esercizio di stile che aveva già tentato in Jack Ryan senza grande successo. La sensazione di smarrimento nel non ritrovare gli attori feticcio del regista inglese, si placa soltanto quando compare Sir Michael Caine con la battuta migliore della pellicola.
Voi Inglesi avete il monopolio dello snobismo.
Non è proprio un monopolio: è più un azionariato di controllo
Nel secondo atto, che in The Prestige era definito La Svolta, l’illusionista Nolan prende quel qualcosa di ordinario e lo trasforma in qualcosa di straordinario…Ed è quello che accade esattamente dopo la prima ora di noia: il tempo diventa modificabile in una sorta di specchio tra passato e presente in cui i cosiddetti artefatti sono parti di un algoritmo sviluppato in futuro in grado di invertire catastroficamente il mondo intero.
La nostra missione è salvare il mondo da ciò che poteva succedere
Sicuramente la parte migliore del film, dove l’azione diventa sensata, eppure mancano l’ingranaggio perfetto di Inception, il rompicapo romantico di Interstellar, non ci si diverte come in Batman, nè si è assaliti dall’inquietudine di Memento…
Ecco perchè nel Finale non si applaude, nè si è così interessati a cercare il segreto nei moltissimi riferimenti al numero dieci, al quadrato del Sator, alla filosifia deterministica condito con citazioni di Walt Whitman…
Viviamo In Un Mondo Crepuscolare
Walt Whitman
La visione sul grande schermo di Tenet è di importanza fondamentale per il fatto che si tratta del primo blockbuster in era Covid. In tempi non così incerti l’avremmo semplicemente definito la pellicola più ordinaria di un regista straordinario.
E’ andata com’è andata è un’espressione di fiducia nella meccanica del mondo. Tu come la chiami, destino?
Realtà
Voto 3/5
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