Il mondo salvato dai quindicenni

:
4 Aprile 2019

A Torre Maura, periferia di Roma, è andata in scena una violenta protesta contro il trasferimento nel quartiere di un gruppo di famiglie Rom: ci sono stati insulti, minacce, cassonetti dati alle fiamme e persino il sacrilegio del pane, destinato agli ospiti del centro di accoglienza, gettato per terra e calpestato. Una reazione fomentata da attivisti dei movimenti di estrema destra, come ha denunciato la sindaca Raggi, sulla quale la Procura indaga per danneggiamento e minacce aggravate dall’odio razziale: un orrore, insomma.

Ma nell’orrore è sbucato lui: Simone, il quindicenne che ha preso le parti dei Rom e ha tenuto testa ai manifestanti, replicando con sicurezza alle loro insinuazioni beffarde: “sono uno su cento, ma almeno io penso, io non mi faccio spingere per raccattare voti; non ho nessuna fazione politica, io sono di Torre Maura”.

Pochi giorni prima era toccato a Rahmi, l’adolescente di origine egiziana balzato agli onori delle cronache per avere chiamato i soccorsi dall’autobus pieno di studenti che l’autista stava sequestrando. Alla proposta paracula del vicepremier di Maio di concedergli la cittadinanza per il valore dimostrato, Rahmi ha risposto chiedendo con determinazione che fosse riconosciuta anche a suo fratello e ai suoi compagni di classe, italiani nei fatti come lui; le sue parole hanno riacceso il dibattito sul tema dello ius soli, che sembrava ormai sepolto.

E poi c’è lei: Greta, la liceale svedese che, con i suoi “scioperi scolastici” del venerdì mattina davanti al Parlamento, ha saputo attirare l’attenzione mondiale sul problema del cambiamento climatico. Il suo esempio ha richiamato in piazza milioni di suoi coetanei per lo “sciopero globale” del 15 marzo e i “Venerdì per il Futuro” continuano a coinvolgere, anche nella mia città, tanti ragazzi auto-organizzati che hanno deciso di non restare a guardare.

Ad accomunare l’esperienza di questi tre protagonisti ci sono il senso di uguaglianza, il coraggio e la capacità mediatica.

Nessuno deve essere lasciato indietro“, ha detto Simone. “Siamo stati tutti in gamba, tutti uguali e tutti insieme“, ha affermato Rahmi. “E’ la sofferenza di molti a garantire il benessere a pochi”, ha denunciato Greta. Questi ragazzi, cresciuti in classi multietniche e immersi in un mondo globalizzato, hanno un innato senso di giustizia, che li porta a considerare inaccettabili le discriminazioni; sentono istintivamente che il loro destino è congiunto a quello dei loro coetanei di tutto il mondo, con i quali la solidarietà nasce spontanea.

Di questi ragazzi colpisce molto anche lo straordinario coraggio: Simone ha affrontato da solo un gruppo di adulti arrabbiati, Rahmi ha sfidato due vicepremier; Greta ha parlato addirittura davanti ai grandi del mondo. I giovani di oggi non si lasciano intimidire dal potere, perché hanno interiorizzato l’idea – molto contemporanea – che il diritto di parola è assoluto e che ognuno può alzarsi e dire la sua, senza soggezione.

Molti adulti sostengono però che questi ragazzi sono pupazzi manovrati: “chi c’è dietro Greta Thunberg?”, insinuano i complottisti, mentre un ministro allude alla strumentalizzazione di Rahmi e l’attivista di destra chiede a Simone “chi lo mandi”. Al contrario, ciascuno dei quindicenni protagonisti di questi episodi è pienamente consapevole dell’impatto mediatico del suo gesto e lo sfrutta per ottenere adesione ai propri argomenti. Sono cresciuti a pane e social: conoscono perfettamente i meccanismi del consenso e sanno utilizzarli anche al di fuori del mondo virtuale, davanti alle telecamere.

Tutto ciò fa davvero ben sperare. Questi ragazzi hanno idee chiare e ben fondate: le loro iniziative dimostrano, a quei filosofi sovranisti che irridono Greta e a quei politici xenofobi che lamentano la sostituzione etnica, che è l’esperienza del mescolamento a insegnare la giustizia. Hanno il coraggio di farsi avanti, perché sanno di non valere meno di tanti politicanti da strapazzo, come quelli che vanno a Torre Maura a gettare benzina sul fuoco della rabbia popolare; hanno le capacità per cavalcare l’onda dell’opinione pubblica, molto più di un pagatissimo social media manager.

Sì, il mondo verrà salvato da questi quindicenni; è grazie a loro che oggi possiamo immaginare un futuro migliore…

(immagine di Laurie Shaull, da Wikimedia Commons)

TAG:
CAT: costumi sociali

7 Commenti

Devi fare per commentare, è semplice e veloce.

  1. massimo-crispi 5 anni fa

    Non so quanto Greta Thunberg vada associata ai ragazzi di Tor Maura o del bus preso in ostaggio. Il fenomeno Greta è assai più complesso della facciata, come si deduce facilmente da molti dettagli che emergono a poco a poco, anche perché è assai poco credibile che una ragazzina, peraltro con sindrome di Asperger, assai complessa e articolata, esibita fin dall’inizio quasi come un valore aggiunto da chi sta dietro Greta, sia capace di capire i complessi mutamenti climatici e tutte le variabili che li caratterizzano. Ovviamente tutto ciò viene messo in secondo piano, perché la cosa considerata più importante è l’afflato fideistico di masse di adolescenti che subiscono il fascino indotto di una coetanea verso un ideale, qualsiasi esso sia. Morta una religione ce n’è subito pronta un’altra, una religione senza dèi, ma con un’animismo interno che dà alla Terra una qualità teistica che ovviamente non ha e non può avere.
    Tutto viene triturato, senza alcuna reale riflessione sulle ragioni del cambiamento climatico e sui complessi meccanismi biologici, geologici, astronomici, antropici che ne sono all’origine e che interagiscono, sconosciuti ai più, adulti compresi, ma funziona a livello mediatico, per gli scopi più diversi, scopi per lo più indirizzati a un certo tipo di consumo. Ora, si può essere d’accordo su una variazione di consumi e su una profonda riflessione sui medesimi, ma è evidente, anzi molto più che evidente, una manipolazione delle masse in questa o quella direzione. Non riesce a farsi strada un approccio critico alla realtà, o si è con me o contro di me, è il manicheismo culturale che blocca qualsiasi progresso verso un più sano atteggiamento che faccia intravedere la realtà e le sue manipolazioni.
    Non serve una nuova religione, ci siamo liberati delle rivelazioni tanto tempo fa e, per fortuna, la scienza ci obbliga a riflettere sui dati e a rivederli di continuo perché niente è dogmaticamente costante. Così come non si può decidere le leggi della termodinamica o le quattro operazioni per alzata di mano o per referendum, così bisogna avvicinarsi a una lettura del cambiamento climatico razionale e non emotiva. Ciò che viene sfruttato per le manifestazioni giovanili è l’emotività in assenza di approfondimento. Alla fine un approccio fideistico. E non mi sembra sano, anzi, tutt’altro.

    Rispondi 0 0
  2. silvia-bianchi 5 anni fa

    l’accostamento tra le tre vicende è legato alla giovane età dei protagonisti e al loro atteggiamento.
    Il merito di Greta è di avere attirato l’attenzione su un tema epocale: lei stessa ha amneddo di non avere soluzioni e ha invitato ad ascoltare gli scienziati, quindi direi che non c’è nulla di ‘fideistico’ nel suo approccio. Se la sua iniziativa ha avuto tanta eco, al di là delle possibili strumentalizzazioni, è forse perché la gente inizia a preoccuparsi per il cambiamento climatico

    Rispondi 0 0
  3. massimo-crispi 5 anni fa

    Non ha letto attentamente. Non è Greta ad avere un approccio fideistico ma la massa di adolescenti che crede senza se e senza ma ad esserlo. Greta non so neanche quanto sia consapevole di tutto ciò e questo forse non importa a nessuno. Ciò che importa, mi sembra, è che milioni di adolescenti si identifichino nel simbolo e che diventino dei legionari. L’invito ad ascoltare gli scienziati vale sia per quelli che segnalano una prevalente componente antropica nel cambiamento climatico oppure anche per coloro che ne prendono le distanze? Perché tutti coloro sono scienziati e si avvalgono di dati che vengono tirati ora dall’una ora dall’altra parte… In realtà di quale cambiamento climatico causato da chi e da cosa si preoccupa a gente? Si è mai posta il problema?

    Rispondi 0 0
  4. massimo-crispi 5 anni fa

    In quanto all’atteggiamento degli altri adolescenti lei si riferisce a casi isolati. In quei casi un adolescente si è manifestato a Torre Maura e altri due in quell’autobus, pieno di altri adolescenti. Da casi isolati trarre delle conclusioni riguardanti l’intera massa di adolescenti mi sembra eccessivo. In realtà quanti adolescenti sono realmente consapevoli? Non basta essere in grado di usare la tecnologia oggi facilmente disponibile per essere davvero consapevoli. Quanti adolescenti raggiungono l’immensa mole di dati più o meno interessanti e importanti a disposizione di tutti e sanno discernere criticamente quei dati eventualmente raggiunti? Non sarei così ottimista. Per discernerli, una volta arrivati al dato (quindi un secondo e un terzo passaggio, che vuol dire una bella scrematura) occorre una sapienza critica che gli adolescenti odierni non credo che abbiano. In tutti i casi ci vuole una guida adulta consapevole in grado di mettere i giovani davanti a un ragionamento logico ma non mi sembra di intravederne. Al contrario, vedo adulti che sposano acriticamente questa o quella causa, perché forse affascinati dalla decorazione che la causa stessa rappresenta. Ma forse lo sembra solo a me, che sono un sessantenne detestabilmente e cocciutamente ipercritico che non si accontenta di facili slogan, perché in passato tutti, non uno di meno né uno di più, i facili slogan urlati a destra e a manca sono stati per lui oggetto di successiva disillusione e ripensamento della realtà in chiave inevitabilmente analitica. Quindi non credo che i quindicenni salveranno il mondo.

    Rispondi 0 0
  5. massimo-crispi 5 anni fa

    Il mondo salvato dai quindicenni è un’idea romantica, un bel titolo per un romanzo, un film una fiction televisiva. Ma non credo sia un approccio realista a ciò che ci circonda. Credo, invece, che sarebbe più costruttivo un atteggiamento, come ho già scritto prima, di rendere quei quindicenni più consapevoli, senza queste drammatizzazioni massificate che sviano dai veri problemi e fanno chiudere gli occhi su altri problemi fondamentali che ci affliggono. Per un quindicenne è la drammatizzazione giusta per una riunione di massa all’aperto, dando l’illusione di combattere per qualcosa di veramente importante, ma sempre in un’atmosfere più ludica che consapevole. In fondo, ci pensi, è molto più facile raggrupparsi contro un cambiamento climatico imprevedibile piuttosto che concentrarsi per combattere i populismi e le derive autoritarie che minacciano tutti, e lo vediamo ogni giorno, mentre nessuno (o pochi) spiega ai giovani cosa realmente succede. Un nemico invisibile, in realtà visibile quanto basta come il cambiamento climatico, ma inafferrabile e non regimabile, è assai più comodo da usare anziché le lotte per i diritti civili e il fenomeno migratorio oppure i problemi legati al lavoro e al concetto di lavoro, delle migliaia di lavori differenti e possibili, con la conoscenza delle possibilità e delle tradizioni territoriali. Lei è un fisico dell’ambiente e avrebbe gli strumenti per farlo. Credo che sia più formativo e interessante questo piuttosto che individuare nei quindicenni tout court l’alternativa.

    Rispondi 0 0
  6. silvia-bianchi 5 anni fa

    Credo che con i Suoi commenti avrebbe potuto scrivere un post :) Lei si sofferma molto sul caso di Greta, ma la mia riflessione non è specificamente su di lei: è su tre esempi, molto dissimili, di adolescenti che hanno dimostrato (1) di non essere immaturi e superficiali come vengono spesso descritti, ma al contrario consapevoli della complessità del mondo (sempre con i limiti di comprensione e di esperienza che ha un adolescente) e dotati di valori ben radicati; (2) di avere il (non banale) coraggio di farsi avanti individualmente, che nasce probabilmente dalla convinzione, molto contemporanea, che ognuno ha diritto a dire la sua; (3) di saper sfruttare perfettamente le potenzialità comunicative a loro disposizione.
    In queste tre caratteristiche, che per me sono positive, io vedo una possibilità che questi ragazzi, crescendo, contribuiscano a migliorare le cose. Sono troppo ottimista? Probabilmente sì, ma senza ottimismo non si va molto lontano

    Rispondi 0 0
  7. massimo-crispi 5 anni fa

    Certo, ma quei tre adolescenti sono casi isolati, non sono TUTTI i quindicenni che pensano e agiscono nella stessa maniera, come si arguirebbe invece dal suo intervento. La consapevolezza, parziale, ovviamente legata a una visione del mondo che un quindicenne può avere, riguarda unicamente quei pochi adolescenti (Greta esclusa) e basta. Non è una questione di ottimismo o pessimismo ma di realismo. Può darsi che piaccia vedere le cose che non ci sono perché ci si sente senza speranza e senza un senso, ma non è la realtà è una fuga dalla realtà. La realtà si affronta, secondo me, con un programma non con improvvisazioni o esaltazioni momentanee, come nel caso dei seguaci di Greta. E non si risolve il problema propugnando che le generazioni precedenti ai quindicenni odierni abbiano portato il pianeta a un punto di non ritorno, perché è quello il messaggio che si vuol far passare a livello globale. Innanzitutto perché non è vero, perché ci sono sempre state persone che hanno studiato, lottato e lottano per l’ambiente e per scoprirne i misteri, e poi perché trovando e mostrando un colpevole si pensa che così si risolva il problema. Non credo che sia così. Individuare un colpevole o più colpevoli è spesso un pretesto per mettersi dalla parte “giusta”. La Storia ce lo ha insegnato. Nella Piccola Era Glaciale le responsabili dei problemi legati al clima furono identificate nelle streghe e nelle loro magie, che facevano morire il bestiame, scatenavano le epidemie, propagavano le carestie. Non ci siamo mossi molto da lì se consideriamo il cambiamento climatico unicamente antropogenico senza analizzarne davvero tutte le cause e, soprattutto, mostrare che le cause sono infinite, tra cui anche quelle antropogeniche, ma nella giusta dimensione, non attraverso una stigmatizzazione fittizia. Anche questo fa parte della drammatizzazione. Ma ne ho già parlato.

    Rispondi 0 0
CARICAMENTO...