La guerra degli esperti

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7 Ottobre 2020

L’epidemia del nuovo coronavirus è un grandissimo casino: persino gli specialisti faticano a trovare la bussola e spesso cadono in contraddizione tra di loro o, addirittura, con sé stessi; d’altra parte, l’ansia spinge noi persone comuni a cercare informazioni da più fonti possibili e così, leggendo le interviste e ascoltando i talk show, rimaniamo confusi, spaesati e più angosciati di prima, perchè nelle situazioni di pericolo l’incertezza è il male peggiore.

Tutti noi cerchiamo quindi di alleviare lo stress affidandoci, più o meno consapevolmente, a una sola voce autorevole, che non mettiamo più in discussione; preferiamo ignorare o considerare impreparati – se non sospettare di malafede – gli esperti che hanno posizioni dissonanti, che rischiano di intaccare la nostra sicurezza ritrovata. La nostra scelta è spesso del tutto irrazionale: più che il curriculum specifico della nostra guida, contano la sua capacità comunicativa, la sua assertività e – soprattutto – la consonanza dei suoi argomenti con il nostro stato d’animo profondo, orientato per qualcuno all’ossessione e per qualcun altro alla negazione del pericolo.

E’ così che si spiega la polarizzazione della discussione pubblica sull’epidemia in due fazioni contrapposte, che si definiscono a vicenda i catastrofisti e i negazionisticiascun gruppo ha i suoi luminari di riferimento, i suoi opinionisti che polemizzano e le sue nutrite schiere di attivisti, che difendono strenuamente le posizioni e cercano di fare proseliti. Questa guerra surreale è alimentata dai mediache amplificano gli scontri e danno spazio ai protagonisti più istrionici, per pure ragioni di audience; così, scompaiono dalla scena le poche voci pacate ed equilibrate, spesso portatrici di ragionevoli dubbi più che di rassicuranti certezze.

E’ del tutto naturale che noi, comuni cittadini spaventati, ci affidiamo ciecamente a uno degli specialisti autorevoli sulla piazza: dopotutto, è ciò che facciamo con i nostri medici di fiducia ogni volta che abbiamo un problema di salute… è anche comprensibile che ciascun esperto faccia prevalere nella sua comunicazione un atteggiamento più ottimista o più allarmista, a seconda della propria indole e anche della propria formazione (in genere, i clinici hanno un approccio più “positivo” rispetto agli epidemiologi, forse perchè sono più abituati al rapporto con il singolo paziente e quindi più attenti alle ricadute psicologiche). Andando al fondo dei contenuti, però, è difficile trovare un disaccordo radicale tra le valutazioni degli uni e degli altri: dopotutto, la virologia e l’epidemiologia sono scienze abbastanza dure e il metodo scientifico impone di basarsi su assunzioni condivise; la battaglia tra le due fazioni è quindi, più che altro, il risultato del solito teatrino mediatico, a volte strumentalizzato dalla politica per ragioni di consenso.

La guerra degli esperti sarebbe uno spettacolo innocuo, se di mezzo non ci fosse una pericolosa pandemia che sta colpendo il nostro Paese come il resto del mondo: il rischio è che le persone “schierate” si sentano comunque insoddisfatte delle misure prese per contenere il contagio (troppo blande per alcuni, troppo severe per gli altri) e che i cittadini comuni finiscano per comportarsi in modo incoerente e confuso, rendendole comunque inefficaci. La responsabilità dei mezzi di informazione è quindi cruciale: tocca a loro cercare di mettere a confronto gli esperti in modo costruttivo, valorizzando i punti di accordo piuttosto che esaltare le ragioni di contrasto e offrendo una visione il più possibile articolata, che non nasconda gli aspetti problematici, ma che riesca a enucleare alcuni punti fermi sui quali tutti noi possiamo basare una ragionevole fiducia nelle nostre possibilità di superare questo momento così difficile. Va da sé che anche gli specialisti interpellati devono fare la loro parte, evitando le disfide inutili a colpi di h-index, per non dire gli insulti, le insinuazioni e ogni altro artificio retorico venato di sterile polemica.

Certamente il virus Sars-CoV-2 è un nemico formidabile, terribile proprio perché inafferrabile; ma non dobbiamo mai dimenticare che è lui che dobbiamo combattere con tutti i mezzi e non il nostro vicino di casa, o lo sconosciuto incontrato in un social network. Non possiamo dividerci tra di noi proprio nel momento più critico della battaglia – quella vera, contro l’infezione che ci ha già portato tanti lutti e tanta sofferenza: proviamo a fare lo sforzo di ascoltare le ragioni degli altri, anziché arrabbiarci; cerchiamo un punto di incontro ed è probabile che, alla fine, ci sentiremo anche molto più sereni.

 

 

 

TAG:
CAT: costumi sociali

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