Lo spirito religioso oggi. Contro il fanatismo
Il declino delle religioni, l’ascesa in importanza del capitalismo, la burocratizzazione generalizzata delle attività, la socializzazione della scienza impongono la prevalenza della razionalità logico-sperimentale o “cognitivo-strumentale” come la definisce Max Weber, ossia il prevalere della visione razionalista su quella magico-sacramentale offerta dalle confessioni religiose. Ne segue per molti (che nelle religioni trovavano conforto e risposta a tutto) il “disinganno del mondo”, la “perdita di un senso unificato del cosmo”, la crisi morale e culturale che si manifesta col cosiddetto “politeismo dei valori”.
Fin qui è quel che scriveva in buona sostanza Max Weber nella parte finale della sua avventura di ricercatore sociale. Ciò che il grande intellettuale tedesco non aveva assolutamente previsto è che la religione si è ripresa i suoi spazi non solo con il proliferare di nuove sette, lontane dai grandi monoteismi , oppure combinazione di essi, ma soprattutto in forme e modalità intellettuali e spirituali insospettabili, le quali non sono religioni in senso stretto ma con la religione condividono tratti comuni e impostazioni di fondo: l’ intransigenza verso gli altri “non credenti” visti spesso come nemici allo stato puro; spirito di separatezza; fondamentalismo di vario genere; fanatismo, proselitismo e intolleranza. Tutto ciò appare sempre più nella nostra epoca in territori apparentemente lontani dalle religioni: nelle opzioni politiche (noi puri contro tutti gli altri impuri); in quelle degli stili di vita e del gusto (vegetarianismo e forme sue più intransigenti); nell’animalismo più spinto; nel NO-Tutto (no Tav, no Triv, no Muos, no Expo) ecc ecc.
Una volta i mali venivano al mondo dalle pestilenze, dalle carestie, dagli uragani: dal ‘500 in poi (ossia proprio dalle guerre di religione) sono venuti dalle idee, contaminate queste con gli stati d’animo e le sue declinazioni biografiche più convulse, nonché dalle ideologie, dai totalitarismi, dai fondamentalismi che proprio dalle idee in forma parossistico-religiosa traggono alimento. Sono state le idee ridotte a disturbi comportamentali collettivi che hanno fatto collassare più volte l’umanità su stessa. Il fenomeno è in fieri e personalmente mi attendo ancora più grandi catastrofi. L’unica battaglia che mi sento di fare contro tutto ciò è predicare il razionalismo critico e la tolleranza. Per il resto non credo che ci siano altre risposte. (P.S. Mangio carne raramente e davanti ai cavolfiori e alle verze ho inenarrabili sensi di colpa, mi sembra di ricordare la frase di Dante: “Perché mi scerpi? / non hai tu spirto di pietade alcuno? / Uomini fummo, e or siam fatti sterpi” (Inferno, vv. 35-37 ).
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