Alleanze strategiche per ridisegnare i confini del mondo

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1 Marzo 2022

Slovenly animals falling prey
To the odd spear and random
Trap of death.
But now it’s a war
on humans and the food
is out to annihilate the population.
When didi t all get so complicated?
Surveys reveal we were all happier
dying young from Sudden Cat Strike Syndrome.

Migliaia di russi sono scesi in piazza per protestare contro la guerra che Putin ha innescato e supportato nel Donbass come punto di partenza per poi raggiungere altri luoghi strategici alla sua politica di espansionismo nell’Ucraina. Questi russi chiedevano la pace per un popolo, quello Ukraino, che risiede a poca distanza dalla linea di confine, una linea di demarcazione che li divide per la lingua parlata, la religione professata, la strenua volontà di affermare un’identità che esprima la loro autonomia di popolo.
Questi Russi chiedevano la pace al capo del loro Stato, non guardando quello che era l’interesse della propria nazione, ma rivendicando l’interesse di un popolo, che è stato figlio della stessa madre russa, che ha trovato la forza e il coraggio di opporsi al dominio di un autarca che soffoca ogni idea diversa dalla sua, ogni possibilità d’indipendenza.
Il popolo russo sceso in piazza ha sfilato perché crede nel pacifismo. Cosa significa credere nella pace?
Significa rinunciare alle ambizioni, a mettere in secondo piano le ragioni dell’economia e considerare il bene dei propri cittadini l’interesse principale da perseguire. Un popolo è fatto di speranze, ambizioni, sogni, beni immateriali che non si possono acquistare se non facendo della pace il perno su cui edificare una società giusta, tollerante, aperta.
Giustizia sociale significa avere una retribuzione adeguata che consente loro di restare nella loro terra e non dover espatriare all’estero dove per lo più svolgono lavori umili come badante o colf, significa poter essere liberi di esprimere un’idea diversa dall’ideologia di Stato, poter studiare per diventare ciò che sentono come vocazione, piuttosto che impiegarsi come trivellatore in un giacimento petrolifero, o trovarsi un posto da assicuratore o alla manifattura tabacchi.
Esiste un divario enorme tra la popolazione che non ha mai visto la fine del comunismo, che appiattisce verso il basso, calpesta ideali, e la possibilità di progresso culturale e sociale e quell’oligarchia economica che vive nel lusso, detiene yatch, e può comprare ciò che vuole. Giustizia sociale significa ridistribuire la ricchezza perché ciascuno possa investire sulla propria vita, non servire come strumento per l’ambizione di uno Stato cannibale.

Siamo portati a vedere l’invasione di Putin dell’Ucraina come un atto di potenza, quasi un distillato di volontà di potenza, nel ricercarne i suoi possibili moventi, il pensiero corre automaticamente all’ex Unione Sovietica, o addirittura al suo passato imperiale, al tempo degli zar.

Probabilmente nella chimica dell’invasione sedimentano elementi sia dell’uno che dell’altro. Tuttavia l’invasione dell’Ucraina va inquadrata in una realtà presente volta ad una strategia futura, non nel passato. Un cambiamento di scenari che sconvolgono assetti ed equilibri esistenti.
Rilevante è il documento fondamentale di queste settimane, l’accordo stipulato in apertura dei giochi olimpici, lo scorso 4 febbraio tra Russia e Cina. Di non poco conto, anzi strategico, il fatto che l’invasione dell’Ucraina è stata realizzata non appena i Giochi sono finiti.
Il valore di questo documento risiede nel fatto che può essere considerato una sintesi molto chiara della nuova concezione del mondo, o della nuova ideologia dell’alleanza strategica tra questi due paesi. Un testo che può essere considerato il Manifesto strategico della nuova alleanza euroasiatica contro l’Occidente
In primo punto riguarda la concezione stessa della democrazia. In sostanza si afferma che la democrazia non ha valore universale con una forma già definita- libertà di stampa, di parola, con libere elezioni, contendibilità del potere-ma assume le forme della tradizione di ogni paese, incluso il suo sistema politico e sociale. In sintesi, si nega che la democrazia, come noi la conosciamo, sia un valore, ma si assume come democratico qualunque assetto statuale e sociale che deriva dalla tradizione di ciascun paese.
Non ci si ferma solo alla relativizzazione della democrazia, ma si relativizzano anche i diritti umani, che solitamente sono considerati al di sopra di qualunque regime politico e statuale. Nel documento si afferma che i diritti umani non devono essere usati come pressione su altri paesi (“human rights not be used to put pressure on other countries”); anzi, i due paesi vedono la rivendicazione dei diritti umani come una minaccia (“serious threats”) a stati sovrani e una interferenza nei loro affari interni. Perciò anche i diritti umani sono relativi e ogni stato stabilisce quali siano e come debbano essere trattati.

La parte politico-strategica arriva subito dopo, quando si afferma che i due paesi intendono sviluppare piani per lo sviluppo dell’area euroasiatica accanto alla Via della Seta per promuovere una più grande interconnessione tra l’Asia del Pacifico e le regioni euroasiatiche. In sostanza, si propone una globalizzazione euro-asiatica da contrapporre a quella occidentale. Riecheggia qui l’assunto geo-politico di vari ideologi russi secondo cui il continente euro-asiatico abbia il destino di contrapporsi alla Civiltà del Mare, cioè quella atlantica. L’evocazione in termini di millenarismo fa assumere all’alleanza contorni identitari che sono poi utilizzati, ad esempio, contro l’Ucraina, per dire che quel paese non ha una identità storica.
In questo scenario assumono un valore strategico alcune decisioni dei due paesi, perché costituiscono le infrastrutture per rendere autonoma la globalizzazione euro-asiatica. La creazione di un sistema di pagamenti che corra in parallelo con il sistema Swift, la progettazione e le prime sperimentazioni di una moneta digitale cinese che sostituisca o sia parallela alle valute ufficiali correnti; il distacco della rete di internet dei due paesi da quella mondiale.
È una curva della storia che si sta realizzando in tempi molto brevi: prima avevamo la contrapposizione comunismo/mondo occidentale; poi abbiamo avuto alcuni decenni di piena globalizzazione mondiale, in cui l’interscambio è stato non solo sul piano economico, ma anche su quello dei valori di riferimento; adesso sembra di essere arrivati a un assetto post-ideologico, in cui conta la dimensione fisica, appunto la geografia politica, intrecciata con i valori di riferimento della tradizione ancestrale dei singoli paesi.

TAG: Cina, democrazia, russia, Ukraina
CAT: diritti umani, Geopolitica

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