Pandemia, molte più donne stanno perdendo il lavoro rispetto agli uomini

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7 Marzo 2021

Pare che il Covid stia diventando un macchina del tempo che fa regredire la nostra società nell’ottica della parità di genere. Il rapporto nazionale Impresa di genere Unioncamere, fa emergere una realtà triste per le donne: dopo anni che ogni trimestre le imprese femminili segnavano crescite superiori a quelle maschili, tra aprile e settembre 2020 questa crescita si è azzerata, già troppe donne hanno abbandonato le proprie iniziative e altre stanno abbandonando il sogno di aprire un’impresa, scoraggiate dalla situazione contingente in un sistema così organizzato.

L’otto marzo deve essere dunque  l’occasione per riportare l’attenzione sul problema acuto della disparità di genere. Gli ultimi dati Irpet alzano il velo sulla realtà: in tempi di pandemia molte più donne stanno perdendo il lavoro rispetto agli uomini. Nella categoria under 35 sono il doppio in confronto agli uomini. Una situazione che non lascia spazio alle interpretazioni e le Istituzioni devono mettere al centro dei programmi per la lotta alla disuguaglianza secondo quanto riportato Paola Butali, presidente di Aidda Toscana, l’associazione delle donne imprenditrici e dirigenti d’azienda, sulla crisi del lavoro che sta colpendo in maniera importante il settore femminile.

Dovrebbe spaventare ogni fazione politica che proprio i giovani, il nostro futuro, sono i più in difficoltà. Aidda osserva questo fenomeno ogni giorno, ormai da mesi. Il problema alla base è prima di tutto culturale. Nell’emergenza si ripresenta il connubio tra donna e casa, con la gestione dei figli viste le scuole chiuse. E poi la necessità di accettare lavori part-time, spesso sottopagati, visto che non viene offerto altro. Rialzarsi dopo la pandemia sarà molto complesso, perché il lavoro femminile è stato reso ancora più fragile, con sempre più differenze rispetto a quello maschile.

La presidente nazionale di Aidda Antonella Giachetti  teme che queste difficoltà diventino permanenti, e crede che a livello nazionale  ci siano due interventi importanti da considerare: forme di microcredito anche per piccole iniziative lavorative delle donne, soprattutto in territori svantaggiati nella convinzione che oltre a rendere più autonome le donne e a portare un miglioramento del bilancio familiare, contribuisca a rendere più prosperi i territori dove tali iniziative si affacciano. Inoltre vanno previste, limitatamente a un determinato periodo post-pandemico, sostegni finanziari specifici a imprese femminili che hanno subito forti perdite per effetto dell’epidemia, con caratteristiche ibride tra finanziamento e capitale e senza ingerenza nelle scelte gestionali, al fine di permettere alle stesse imprese di uscire dalla crisi con tranquillità e poter investire contemporaneamente in ricerca e sviluppo per adeguarsi al momento economico che la società sta vivendo.

TAG: Covid, lavoro femminile, pandemia, rapporto, Unioncamere
CAT: economia civile

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