Tosi e la tv non bastano: senza Renzi per Ladylike è durissima

11 Marzo 2015

“L’altro giorno, scherzando, ho detto: riportate Alessandra Moretti in tv, sennò si dimenticano di lei”. Le parole di Matteo Renzi, rilasciate all’Espresso venerdì 6 marzo, a proposito del momento da cortina fumogena che circonda la candidata alla presidenza del Veneto, lasciano poco spazio ai dubbi. Attorno alla Moretti negli ultimi tempi si è alzato un nebbione da pieno inverno. Appena scalfito dalla parentesi della sera stessa di venerdì, quando si è palesata a La7, ospite di Enrico Mentana a confronto con Flavio Tosi, per parlare del Veneto. E da altre due apparizioni delle ultime ore. La candidata, finalmente davanti alla telecamera,  è sembrata trovarsi in libera uscita come una belva affamata, a dieta da troppo tempo.  “Bene andare nei piccoli centri, ma la accolgono meglio se la sera prima è stata in tv”, aveva detto il premier sempre all’Espresso. Detto-fatto. Non è ancora certo che l’apparizione della Moretti nei talk, dopo alcuni mesi di silenzio, rappresenti un cambio di strategia, o sia soltanto una parentesi. Perché anche in questa partita chi da le carte è sempre lui, Matteo Renzi. Ed ora che la rottura tra Salvini e Tosi si è definitivamente consumata, con probabile indebolimento del centrodestra in Veneto e possibile candidatura di Tosi a governatore, il premier annusa l’aria di vittoria e potrebbe rimettere al centro dell’attenzione nazionale la sua candidata. E metterci quella faccia, la sua, che per ora latita nella partita.

Intanto sono ore di fibrillazione anche in casa Lega. Salvini avrebbe preferito evitare di chiedere la testa del sindaco di Verona. Secondo i suoi fedelissimi, il leader del carroccio sarebbe furente per la testardaggine di Tosi, che ora metterà in campo la sua vendetta, maturata già dai tempi in cui Maroni gli preferì Salvini alla guida del movimento. Con tutta probabilità si presenterà con una sua lista alle regionali e senza alcun appoggio al governatore uscente. Non pago, Tosi proverà fino all’ultimo a forzare la mano cercando di introdurre una modifica della legge elettorale regionale, in modo da ottenere il doppio turno. Proprio così: a due mesi dal voto, infatti, il gruppo (numerosissimo) dei tosiani veneti ha provato il colpo di mano. Con il doppio turno, infatti, sarebbe più facile per tutti convergere proprio su Alessandra Moretti, qualora Zaia non dovesse spuntarla al primo. Una manovra estrema, al limite della costituzionalità e oltre quello della decenza, che per ora non ha trovato sponda nel Pd che candida Alessandra Moretti. Ma certo, la manovra rende bene l’idea del clima in casa Lega.

“Ce la fa pagare e si porta dietro qualche pezzo della Liga”, dicono nei corridoi di via Bellerio. Un bottino di voti stimato attorno al 10 per cento. Che potrebbe fare davvero male a Zaia, ancora saldamente in testa nei sondaggi ma indebolito da queste settimane di corrida leghista. Dall’altra parte del fronte potrebbe cambiare qualcosa. Ma sempre sotto la stretta osservanza della medesima regia. Nella partita veneta, nel bene e nel male, è Renzi che deciderà il da farsi. Se buttarsi per davvero nella mischia e provare a strappare al centrodestra una regione cruciale.
E’ lui che ha imbarcato la Moretti sulla sua nave, strapiena, già nell’estate nel 2013, ed è lui che l’ha assecondata nel desiderio di candidarsi contro Zaia ed è ancora lui che ha deciso le regole del gioco. Affidando Ladylike all’agenzia di comunicazione Dot Media e allo spin doctor Patrizio Donnini.

Più che un affidamento si è trattato di un’adozione in piena regola, che ha completamente trasformato i modi di dire e di fare della Moretti. Gli esperti dell’agenzia fiorentina, molto vicini al premier in tante sue partite importanti, hanno modificato completamente le precedenti intenzioni dell’ex portavoce di Bersani. Chi la conosce da vicino non riesce a darsi una spiegazione soddisfacente del mutamento genetico in atto: la gigantesca rinuncia di stare al centro dell’attenzione su scala nazionale. Altri se la spiegano con un’ipotesi pungente e cinica: “In Veneto è molto probabile la sconfitta. Una volta perso, Renzi avrà una possibile avversaria interna di meno. E con questa strategia di comunicazione la Moretti esce completamente di scena. Anche perché nel frattempo non avrà neppure più il suo posto al parlamento europeo”.
E gli indizi, fino ad oggi, sembrano portare in questa direzione.

Ladylike cerca di fare buon viso. E affronta con naturalezza e grinta la sfida così come gliel’hanno confezionata: pochi salotti tv, niente paparazzate, niente strizzate d’occhio ai giornali patinati. Come si dice in gergo politichese “pancia a terra” e lavorare nei territori. L’obiettivo è visitare tutti i comuni della regione e poi presentare un conto accurato di protesta e di proposta. Lasciando completamente da parte l’immagine intrigante e sulla carta, vincente, di giovane donna che piace alle italiane e agli italiani.
Un sacrificio che all’ex parlamentare europea poteva sembrare insopportabile alla vigilia di questa avventura e che i bene informati ritengono non sia stato ancora del tutto vidimato.
L’irresistibile ascesa di Alessandra Moretti inizia  intorno al 2012, quando Pierluigi Bersani decide di concedere a Renzi la sfida delle primarie. Lei fa la vicesindaco a Vicenza. E’ giovane, bella, spigliata e contiene in sé tutte quelle doti che a Bersani piacciono.

La ingaggia come sua portavoce, dandole il ruolo dell’interprete dell’amministratore locale di successo, tanto in più in quel nord così ostile al centrosinistra negli anni dell’egemonia berlusconian-leghista. Si dimette da vicesindaco e inizia a girare l’Italia. Da Nord a Sud e ritorno. Celebra se stessa e la ditta nelle feste democratiche dello stivale. Arriva da sola e sola se ne va. Spesso fatica a farsi riconoscere dagli organizzatori che l’hanno invitata ai dibattiti e ai confronti con i renziani della prima ora.
In pochi conoscono l’identità di quella ragazza che giunge dal Veneto. Alla fine delle serate fa il giro delle cucine, per ringraziare i militanti e stringere mani, ma l’effetto non è proprio quello che spera di ottenere. La notorietà non è ancora arrivata.  Ma poco ci manca.

Cambia tutto a marzo del 2013, quando mette per la prima volta piede alla Camera dei deputati. L’aria di Roma rimescola le vecchie amicizie e ne attiva di nuove. Dopo il fallimento della ditta di Bersani e la scalata di Renzi al Nazareno, la Moretti mette in campo tutte le sue risorse.
Lavora senza sosta, inizia a frequentare i talk show di mezza tv italiana, senza tabù. Da fedelissima di Bersani, intraprende un percorso autonomo che la allontana progressivamente dalla sinistra del partito. Alcuni colleghi hanno l’impressione di vederla isolata. Ma Ladylike intreccia relazioni che contano. Anche sentimentali. E finisce sulla stampa rosa per una relazione con il conduttore Rai, Massimo Giletti. In realtà nel Pd la Moretti è tutt’altro che isolata.

Si avvicina ai renziani della prima ora come Francesco Bonifazi e Luca Lotti, e tiene ottime relazioni con alcune deputate come Simona Malpezzi e Alessia Morani, che diverrà presto responsabile giustizia nella segreteria di Renzi. Con molte giovani collega intreccia un’intesa oltre la politica, che diventa affinità culturale. Celeberrimo l’attacco estetico a Rosy Bindi, e la creazione del neologismo politico “Ladylike”. A maggio del 2014 è lo stesso Renzi che le chiede di candidarsi come capolista nel nord est per le elezioni europee. Prende più di 230 mila preferenze. E il Pd sfonda quota 40 per cento. Un successo su tutta la linea. Di starsene buona buona a Bruxelles, nel dimenticatoio della politica, la Moretti non ne ha intenzione. E’ il momento giusto per proporsi come grimaldello della sinistra in Veneto.
Il balzo è pronto. Il 17 luglio del 2014 appare al fianco di Renzi premier, durante uno streaming con i Cinque Stelle sulle riforme elettorali. Nelle immagini la Moretti dà l’impressione di condividere tutto ciò che viene detto dal capo. Da quel momento anche lei è ufficialmente renziana.

Sei mesi di tempo ed eccola rispuntare per le primarie regionali del centrosinistra. Dove stravince con circa 28 mila voti, staccando di netto gli avversari Simonetta Rubinato del Pd e Antonino Pipitone dell’Idv. Pare che in quell’occasione la candidatura dell’eurodeputata, ormai dimissionaria, sia sfuggita di mano da Renzi, che non avrebbe dato un assenso completo alla discesa in campo della Moretti.
E’ a questo punto che inizia il black-out mediatico di Ladylike. Per procedere ha bisogno dell’appoggio politico e finanziario del Pd, a Roma. Il giro preliminare durante le primarie, per sondare le disponibilità degli industriali amici del Veneto, non sembra aver portato molta fortuna e le casse languono. Peso ed influenza di ambienti governativi sono indispensabili soltanto per iniziare ad impensierire Zaia.
Iniziano contatti frenetici con molti conoscenti e amici vicini al premier. Sono giorni difficili di riunioni e incontri. La Moretti bussa a molte porte e ottiene rassicurazioni riservate, dalle sue amiche parlamentari nel giro che conta. Si intrecciano, frenetiche, consultazioni a tutti i livelli non senza qualche attrito e qualche decisione sofferta

Il via libera si fa attendere ma arriva per bocca del tesoriere del nazareno, Francesco Bonifazi. Il Pd metterà i soldi per la campagna elettorale (non molti), attiverà le relazioni e l’appoggio politico. Ma a certe condizioni. Come l’immediato azzeramento del passato e dei consulenti che fino a quel momento avevano lavorato per la Moretti. Assistenti parlamentari compresi.
E’ un trauma per l’ex eurodeputata vicentina, soprattutto per la rinuncia agli assistenti che negli ultimi due anni l’hanno aiutata a crescere e a farsi riconoscere dal grande pubblico. D’ora in poi qualsiasi uscita sui giornali, in tv, sulla rete, sarà concordata con i consulenti fiorentini di Dot Media.
Scatta l’operazione basso profilo. Da novembre Alessandra Moretti entra nella nebbia del Veneto e sparisce dai radar della politica. Gira i comuni, uno ad uno. Entra nei bar dei paesi per fare colazione, dove può capitare che rimedi qualche insulto. Stringe mani e fa comizi. La conoscono in molti, più dei primi tempi quando girava per le feste democratiche ingaggiata da Bersani. Ma la dieta da talk show potrebbe danneggiarla. Il pubblico ha la memoria corta, e questa strategia rimane per molti un fatto incomprensibile.

“Strategia discutibile”, la definiscono alcuni deputati piddini. Ed anche per molti democratici veneti, che avanzano preoccupazioni pesanti sul destino dei risultati elettorali di primavera, e per i quali l’assenza dal tubo catodico potrebbe rivelarsi una debolezza. Ma forse, da oggi, dopo la il clamoroso divorzio tra Tosi e la Lega, la musica cambierà.

(Immagine di copertina tratta da Flickr, Creative Commons, profilo de Il Fatto Quotidiano, scattata il 23 Novembre 2012, in occasione di un incontro dei Comitati per Bersani, in occasione delle primarie)

TAG: alessandra moretti, elezioni regionali 2015, flavio tosi, legge elettorale, luca zaia, Matteo Renzi, matteo salvini, regione veneto, Veneto
CAT: Enti locali, Partiti e politici

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