Le manette sono benedette (con le prove e senza trattatelli psicanalitici)

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4 Maggio 2016

Un pubblico ministero che non motiva la restrizione della libertà esclusivamente attraverso gli elementi a carico, ma con trattatelli di pronta beva psicanalitica, è un magistrato più debole. Non è detto affatto che abbia torto, tutt’altro, ma decide di proteggersi con qualcosa che incide addirittura più della stretta evidenza dei fatti. E cosa può incidere nella coscienza di un cittadino anche più di una testimonianza schiacciante? Le attitudini personali, che si fanno moralismo. Esempi ve ne sono millanta, uno tra i più sottili e perfidi fu definire “bocconiana” la ragazza dell’acido, Martina Levato, come costituissero – quegli studi di livello, quella scuola celebrata, quello stagno di ragazzotti privilegiati – una prova molto evidente dell’abiezione di una certa classe sociale.

Per un pubblico ministero, il processo in fondo è una scommessa. È come giocare in borsa e come tutti gli investimenti di un certo tipo, è ad altissimo rischio. Se decidi di privare un soggetto della libertà personale, quel processo assumerà i tratti di una sfida che l’impianto accusatorio non può permettersi di perdere. Se accade, è una sconfitta per il pm forcaiolo e una vittoria per la Giustizia con la G maiuscola. Anche il magistrato di Lodi che ha disposto l’arresto del sindaco Uggetti è caduto in tentazione e ci ha offerto spunti che con l’arresto del sindaco poco avevano a che fare, tipo considerare lui e l’avvocato Marini come predisposti geneticamente “a gestire la cosa pubblica con modalità illecite”. Senza dire perché, ma solo su base personale.

Quando un pm si dispone al moralismo o comunque allo studio dei comportamenti che non hanno stretta attinenza con l’inchiesta, ogni sua mossa – anche la più genuina professionalmente – subirà l’attacco dell’esercito della salvezza. Il quale esercito avrà buon gioco a chiedere con forza il perché mai non siano state esaminate soluzioni alternative (e meno traumatiche) alla carcerazione. Come per esempio i domiciliari. Si è applicato alla bisogna il vice direttore di Repubblica, Gianluca Di Feo, il quale in un empito di liberalità ha sottolineato come il sindaco si fosse addirittura impegnato a ridurre “pure gli impegni economici per la ristrutturazione (di due piscine comunali) e abolendo i 4000 euro di canone”. È chiaro che se un pm oltre agli elementi di prova, mette nero su bianco anche le sue (inutili) considerazione e convinzioni, ogni carcerazione subirà giustamente un processo preventivo da parte dell’opinione pubblica: ora si dirà che potevano esserci misure cautelari alternative, ora che non è chiarissimo l’interesse del soggetto arrestato. In questi casi, è meglio, molto meglio, restare agli atti e tanto per restare agli atti consiglieremmo la lettura della testimonianza chiave, quella della funzionaria del comune di Lodi che ha avuto il coraggio civile di opporsi a un certo andazzo. Qui lo racconta bene Manuela D’Alessandro.

Il rappresentante dei cittadini che ne tradisce la fiducia deve finire in carcere. Per pochi soldi o per molti, per il consenso politico, o per una mera questione di potere, poco importa. Il carcere non è un’offesa, o peggio, uno sfregio. Il carcere è un luogo di dimora. Dove riflettere. Dove capire, se del caso. Si deve soggiornare il giusto, se colpevoli. Per i confort della propria casa, bisogna aver fatto qualcosa meno del tradimento di quel patto con i cittadini. Tradimento che ovviamente dev’essere perfettamente ricompreso nel codice penale. Approfittare del proprio potere pubblico è il peggiore dei crimini bianchi. Meglio Madoff allora, meglio Madoff sì, che agiva senza mandato popolare e per il quale gli Stati Uniti hanno semplicemente buttato la chiave.

Il carcere è un’opzione, la più drammatica, a disposizione dell’autorità giudiziaria. Se la magistratura, Davigo in testa, desidera che abbia ancora un senso alto, il senso a cui aspira una società evoluta e democratica, eviti di introdurre la morale come segno distintivo delle proprie azioni. Si ragiona per atti giudiziari: per tutto il resto la vita, cari signori, è solo nostra.

TAG: gianluca di feo, Simone Uggetti
CAT: Giustizia, Partiti e politici

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