#Bandoperiferie. Tutto quello che c’è da sapere e perché è sbagliato bloccarlo

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6 Settembre 2018

Che cos’è il bando periferie?
Per la prima volta nella storia del Paese è stato approvato un provvedimento di ampie dimensioni per finanziare interventi sulle periferie dei comuni capoluogo e delle città metropolitane. Il bando periferie del 2016 del Governo Renzi prevedeva infatti di finanziare con 500 milioni gli interventi proposti. Data la qualità dei progetti e la volontà di investire sulle periferie quel fondo nell’arco del 2017 è stato ampliato andando a coprire tutti i progetti qualificati per un totale di 2.1 miliardi di investimenti statali.
I primi 500 milioni (relativi a 24 progetti) essendo stati finanziati nel 2017 sono già impegnati in opere o in fase di gara d’appalto, quelli relativi al 1.6 miliardi (relativi a 96 progetti) hanno visto firmare delle convenzioni tra lo Stato e i comuni il 18 dicembre 2017 con efficacia a partire dalla registrazione della convenzione presso la Corte dei Conti avvenuta nel marzo 2018. Da marzo 2018 tutte le convenzioni hanno quindi piena efficacia autorizzando i comuni alle modifiche di bilancio coerenti con l’utilizzo di quei fondi.
Il bando periferie, a differenza della maggior parte dei fondi statali, si è basato su una procedura pubblica a carattere competitivo tra gli enti locali che ha portato alla verifica puntuale di ogni singolo progetto.

Che cosa è successo al Senato?
Il Senato ha votato un emendamento che prevede: “il differimento al 2020 dell’efficacia delle Convenzioni sottoscritte da 96 Comuni Capoluogo e Città metropolitane, sulla base di quanto disposto ai sensi del decreto Presidente del Consiglio dei Ministri 29 maggio 2017, nonché delle delibere del CIPE n. 2 del 3 marzo e n.72 del 7 agosto 2017, adottate ai sensi dell’articolo 1, comma 141, della legge 11 dicembre 201, n. 232. Conseguentemente le Amministrazioni competenti provvedono, ferma rimanendo la dotazione complessiva loro assegnata, a rimodulare i relativi impegni di spesa e i connessi pagamenti a valere sul Fondo per lo sviluppo e la coesione.”
Si tratta quindi di una modifica unilaterale delle Convenzioni stipulate dallo Stato, una palese violazione di obblighi convenzionali, evidente anche a fronte delle spese già sostenute da parte dei comuni in tema di progettazione e di gare di appalto già avviate. Si tratta inoltre di un caso non contemplato dalle regole convenzionali che disciplinano le modalità per sospensione ed eventuale revoca del finanziamento.

L’emendamento approvato inoltre ha una certezza, cioè che non ci sono i fondi per il 2018 e il 2019, ma NON garantisce in maniera formale che le risorse per il 2020 ci siano, queste devono essere ripristinate con atti successivi del Governo, nessun Comune se l’emendamento diventasse legge potrebbe iscrivere davvero quelle somme a bilancio per il 2020.
L’emendamento per diventare legge deve essere approvato anche alla Camera nell’ambito del Decreto Milleproroghe

Cosa prevede il bando periferie a Milano?
Il Comune di Milano ha candidato per il bando periferie il Q.re Adriano (periferia nord della città). La proposta del Comune di Milano prevedeva un contributo statale di 18 milioni che si somma alle risorse messe a disposizione dal Comune.
Le opere previste nel bando sono:
Realizzazione Lotto 2 del Parco (2 milioni)
Realizzazione scuola media (15 milioni dopo la rimodulazione)
Prolungamento metrotranvia 7 (15.8 milioni)
Studio fattibilità assetto idrogeologico (0.3 milioni)
Tutti i progetti hanno già il definitivo approvato, avranno l’esecutivo approvato entro il 2018 come da allegato alla convenzione firmata col Governo a dicembre scorso. Il Comune di Milano sta rispettando il cronoprogramma come da comunicazioni aggiornate periodicamente al Governo.
Gli interventi si inseriscono appunto nell’obiettivo di portare a completamento il Quartiere Adriano, rimasto senza alcuni servizi pubblici (quelli ora finanziati col piano periferie) a seguito del fallimento di una delle società costruttrici dopo la crisi del 2008. Le risorse stanziate dal Comune arrivano da un lungo contenzioso legale che ha consentito di escutere nel fallimento 18 milioni di euro di fidejussioni. Si tratta di una delle più grandi escussioni della storia dell’urbanistica italiana e ha necessitato di procedimenti iniziati nel 2012 e completatisi nel 2016 intercettando in maniera felice i tempi del piano periferie. Negli scorsi mesi è stata aperta la prima parte del parco e la sede di Siemens che ha deciso di concentrare il suo quartier generale milanese in Adriano. Sono stati avviati i lavori per completare anche la Residenza Sanitaria per Anziani, fino a due anni fa un edificio abbandonato oggetto di occupazioni abusive.

Cosa può fare il Comune di Milano?
L’auspicio è che alla Camera venga cancellato quell’emendamento come richiesto da Anci, essendo obiettivo di tutte le forze politiche investire nelle periferie.
Ad oggi l’impegno del Comune è concentrato su questo obiettivo, scenari alternativi possono essere valutati con precisione solo dopo il testo finale approvato dalla Camera e successivi provvedimenti attuativi del Governo.
Qualora le risorse fossero effettivamente traslate al 2020 servono degli impegni formali e precisi del Governo perché le risorse siano effettivamente disponibili quell’anno e iscrivibili a bilancio. Solo in questo modo è possibile andare comunque in gara d’appalto prevedendo i primi pagamenti del Comune nel 2019 e la quota governativa a partire dal 2020. In assenza di questa garanzia non è possibile bandire la gara d’appalto.
Qualora il Governo non desse garanzie o ritirasse del tutto i finanziamenti è obiettivo del Comune di Milano realizzare comunque le opere sia per l’importanza del Q.re Adriano, sia per valorizzare interventi in così avanzato stato di progettazione, ma è necessario individuare le risorse a bilancio (18 milioni).
In ogni caso se il Governo non dovesse rispettare gli impegni il Comune di Milano, unitamente agli altri comuni italiani, avvierà procedure legali per far valere i propri diritti e quelli dei suoi cittadini.

E’ un problema di Milano o del Paese? Che effetto ha questo blocco sull’economia italiana?
E’ indubbiamente un problema nazionale, lo dicono con chiarezza i numeri presentati da Anci.
96 ENTI BENEFICIARI DIRETTI= 87 Comuni Capoluogo + 9 Città metropolitane
1.625 INTERVENTI che riguardano un totale di 326 COMUNI e che coinvolgono 19.803.099 cittadini
2,7 miliardi il valore complessivo degli investimenti bloccati unendo le risorse finanziate dallo Stato a quelle attivate dai Comuni e dai privati.
Secondo uno studio di Ance e Istat questi 2.7 miliardi hanno, considerato l’indotto, una ricaduta complessiva sul territorio di 9.5 miliardi creando 42mila posti di lavoro di cui 15mila fuori dal settore costruzioni.

Che motivazioni ha addotto il Governo a sostegno dell’emendamento?
1.       Il Governo ha affermato che quota parte del finanziamento pari a circa 800 ml a valere dello stanziamento previsto dall’articolo 1 comma 140 della legge di 8 bilancio per il 2017 è venuto meno in seguito alla pronuncia di illegittimità contenuta nella sentenza della Corte costituzionale n. 74 del 2018.
Evidenziato che la registrazione delle Convenzioni da parte della Corte dei Conti, organo di controllo contabile, è avvenuta successivamente alla sentenza richiamata, si ritiene che la motivazione addotta a fondamento della sospensione non regga al riscontro di tali elementi di diritto e di fatto. La Corte Costituzionale si limita ad esprimere un giudizio di illegittimità parziale della norma in quanto non prevede “un’intesa con gli enti territoriali in relazione ai decreti del Presidente del Consiglio dei ministri riguardanti settori di spesa rientranti nelle materie di competenza regionale”… La Corte continua affermando che “l’intervento additivo così disposto deve quindi essere limitato alla previsione dell’intesa…”. La pronuncia si situa nel solco di una consolidatissima giurisprudenza costituzionale che ha elaborato il principio di leale e reciproca collaborazione fra i livelli di governo costitutivi della Repubblica quale regola orientativa delle relazioni istituzionali ed integrativa del disposto costituzionale, ai sensi dell’articolo 114 della Costituzione. Ciò richiamato – e considerato che non è pacifico che il settore finanziato con il Programma del Bando periferie rientri nelle competenze regionali – il vizio è comunque sanabile, come indicato dalla stessa Corte, attraverso l’immediata acquisizione dell’intesa in sede di Conferenza Unificata. Alla luce di ciò, il Presidente dell’ANCI con lettera del 9 agosto ha chiesto l’iscrizione all’ordine del giorno della prima Conferenza Unificata utile, come peraltro già fatto in ordine ad altri dpcm di riparto di risorse a valere sulla medesima norma oggetto di pronuncia di incostituzionalità parziale. Sul punto si aggiunge infine che la stessa norma in oggetto prevede al comma 1 la necessità di acquisire l’intesa fra lo Stato e gli enti territoriali, confermando la sanabilità del vizio e salvaguardando a priori i settori di intervento che coinvolgono diritti di base inalienabili, quali la sicurezza e la salute. Infine, sul piano strettamente fattuale, si ricorda che si tratta di quota parte dell’intero finanziamento e che sulla base delle regole convenzionali i beneficiari hanno diritto a percentuali limitate di anticipazioni del finanziamento che non comportano problemi immediati di copertura nel bilancio statale.

2.       Il Governo ha motivato sostenendo che si toglie a 96 Comuni per dare a tutti i Comuni. 
Anche questa motivazione appare infondata. Si ricorda che la norma introdotta dal Governo stabilisce che “gli effetti positivi sul fabbisogno e sull’indebitamento netto derivante dal comma 2, quantificati in 140 ml di euro per l’anno 2018, 320 ml per l’anno 2019, 350 ml di euro per l’anno 2020 e 220 ml di euro per l’anno 2021 sono destinati al fondo di cui al comma 4”. Tale fondo viene destinato a “favorire gli investimenti delle Città metropolitane, delle Province e dei Comuni da realizzare attraverso l’utilizzo dei risultati di amministrazione degli esercizi precedenti”.
In sostanza, a fronte delle sentenze della Corte Costituzionale che considerano illegittimi i vincoli all’utilizzo degli avanzi di amministrazione degli Enti locali (sentenze n. 247 del 2017 e n.101 del 2018), il Governo ha ritenuto di imporre una sorta di “scambio” tra risorse statali già stanziate e messe a disposizione dei Comuni per autonome politiche di investimento e sviluppo del Paese e la prospettiva, peraltro dovuta per sentenza, dell’abbandono del saldo di competenza e di qualsiasi altro vincolo diretto sull’utilizzo degli avanzi di tutti gli enti territoriali.
In pratica il Governo dice che toglie finanziamenti statali e che i Comuni potrebbero sopperire a quelle cifre utilizzando risorse dei comuni ora sbloccabili. In sostanza gli interventi sarebbero integralmente a carico delle risorse comunali, sempre che il Comune da quelle norme abbia sbloccato cifre pari a quelle che non riceve più dallo Stato (cosa improbabile).

3.       Il Governo ha affermato che molti progetti dei Comuni assegnatari non erano validi
Sembra trattarsi di una valutazione più politica che istituzionale e che non può costituire una legittima motivazione alla sospensione della misura (sospensione che peraltro risulta esplicitamente disciplinata nello schema convenzionale e ovviamente legata a casi tassativi che nel concreto non risultano essersi verificati per nessuno dei 96 beneficiari). Si ribadisce che tutti i progetti sono stati oggetto di valutazione da parte di apposita Commissione e la relativa graduatoria pubblicata in G.U. come tutte le graduatorie è stata stilata sulla base di criteri oggettivi fissati dal bando di carattere quantitativo e qualitativo e tutti i progetti dichiarati ammissibili presentano i requisiti previsti dalla legge e dagli atti attuativi. Sostenere la sussistenza di progetti virtuosi e progetti meno virtuosi, ricordando la distinzione tra i primi 24 e i restanti 96 è improprio, in quanto tale distinzione è stata determinata esclusivamente sulla base dello scorrimento della graduatoria sino a capienza dei primi 500 milioni. Per rendere più chiaro quanto detto, se fra i primi 24 progetti rientranti nella capienza finanziaria ci fossero state più Città metropolitane che godono di un finanziamento di 40 ml, appare matematico che i primi sarebbero stati di meno e viceversa.

Chi ha votato l’emendamento?
L’emendamento è stato votato a tarda notte a larga maggioranza nell’ambito del Decreto Milleproroghe che interviene su centinaia di temi diversi tra di loro. Negli approfondimenti dei giorni successivi diversi gruppi parlamentari (in particolare Partito Democratico e Forza Italia) hanno riconosciuto pubblicamente l’errore e si sono impegnati a presentare emendamenti correttivi alla Camera.

NB La fonte primaria di informazioni sono i documenti predisposti da Anci, integrati nella parte milanese dai documenti del Comune di Milano

TAG: governo, milano, periferie, politica
CAT: Governo, Milano

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