Mario Draghi, il futuro dell’Italia e il comportamento dei sistemi non lineari

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14 Febbraio 2021

In questi giorni l’attenzione della maggior parte degli italiani è giustamente rivolta alla formazione del nuovo governo di Mario Draghi. Penso sia inevitabile data la difficilissima situazione in cui ci troviamo, sicuramente aggravata, ma non esclusivamente determinata, dalla pandemia. Sotto un certo aspetto il covid è stato il detonatore che ha innescato un processo espansivo della crisi in cui versava l’Italia da decenni, amplificando problemi non risolti e rendendoli evidenti agli occhi di tutti.

Ho una formazione scientifica e da sempre trovo utile, in qualche caso, avvalermi delle mie conoscenze professionali per cercare di interpretare con strumenti diversi in mondo che mi circonda. La realtà in cui viviamo è caratterizzata da una straordinaria complessità che deriva sia dalle strutture sociali, cento anni fa molto più semplici di quelle attuali, sia e soprattutto dalla estrema versatilità, e a volte imprevedibilità, dell’agire dell’uomo.

Le riflessioni di questi giorni partivano dall’osservazione che l’uomo è un sistema con una sua dinamica interiore molto complessa che interagisce con una realtà esterna, altrettanto complessa, da cui riceve degli input e a cui imprime i suoi output. In sostanza l’uomo può essere visto come un sistema a molti gradi di libertà (ossia il suo comportamento non può essere descritto da una sola variabile), non lineare e retroazionato.

Essere un sistema non lineare vuol dire che:

–        l’output non è direttamente proporzionale all’input;

–        l’output non dipende esclusivamente dall’input, ma anche dallo stato in cui si trova. In altri termini, lo stesso input applicato a stati differenti del sistema determina output istantanei differenti;

–        corollario del punto precedente è che possono esistere molteplici soluzioni per uno stesso input in funzione dello stato iniziale del sistema.

In un sistema retroazionato la risposta del sistema viene utilizzata, attraverso una opportuna rielaborazione, per dare una correzione all’input al fine di minimizzare l’errore tra l’output effettivo e quello desiderato, che possono differire per vari motivi, tra i quali sicuramente i disturbi dell’ambiente.

Che l’uomo sia un sistema a molti gradi di libertà, ossia che il suo comportamento non possa essere descritto da una sola variabile, mi sembra un’affermazione scontata. Trovo anche evidente che il “modello numerico” di un uomo non possa essere quello di un sistema lineare: basta considerare la complessità della nostra capacità decisionale e quanto il nostro comportamento dipenda dallo stato in cui ci troviamo in un dato momento, non solo quello economico e sociale, ma anche quello psicologico (serenità, ottimismo, tristezza, ansia, depressione…). Trovo infine del tutto pertinente l’affermazione che l’uomo sia un sistema retroazionato perché noi, a volte senza neanche esserne consapevoli, adeguiamo continuamente il nostro comportamento in funzione dell’esito delle nostre azioni e della risposta che abbiamo dall’ambiente, per cercare di raggiungere gli obiettivi prefissati.

Date queste premesse e tornando alla situazione politica attuale, la domanda che mi sono fatta è se la conoscenza dei possibili comportamenti di un sistema non lineare retroazionato possa in qualche modo essere un utile strumento di analisi della difficile realtà in cui ci troviamo. Ovviamente a mio avviso la risposta è affermativa. Nella premessa dicevo che la maggior parte degli italiani, ma anche gran parte dei cittadini europei più attenti alla situazione politica, hanno gli occhi puntati sul nuovo governo che si è appena insediato. Le aspettative sono giustamente altissime perché tutti, tranne forse una minoranza di irresponsabili, abbiamo la consapevolezza di essere sull’orlo del baratro. L’Europa ha concesso fondi massicci all’Italia non per generosità, ma per la consapevolezza che l’Italia, se dovesse cadere nel baratro, si trascinerebbe anche gran parte delle nazioni a cui è associata.

Penso che molte persone guardino agli eventi della politica come se assistessero alla proiezione di un film, sicuramente non piacevole, che genera tutta una serie di emozioni il più delle volte a segno negativo: rabbia, delusione, sdegno sono probabilmente i sentimenti che prevalgono da numerosi anni. Non si può certo dire che la politica non abbia dato ampia dimostrazione di inadeguatezza e di incapacità nel dare risposte concrete ai bisogni della gente, ma finché noi vivremo gli eventi politici come se fossimo al cinema, portandoci fuori dalla sala  solo il nostro più che comprensibile sdegno, senza capire che ogni nostro gesto ha anch’esso una valenza politica, staremo commettendo lo stesso sbaglio fatto da gran parte della classe politica: mi riferisco all’incapacità di interagire con la gente per dar loro le risposte di cui hanno bisogno, chiudendosi nell’alveo del perimetro parlamentare e dando risposte autoreferenziate. In sostanza, i politici devono aprirsi al mondo tanto quanto noi dobbiamo uscire dal perimetro ristretto in cui ci muoviamo nella nostra quotidianità, ampliando l’orizzonte all’intera comunità di cui facciamo parte.

La metafora con la risposta dei sistemi non lineari sta proprio in questo: visto che l’uomo è un sistema estremamente complesso in cui le azioni sono continuamente corrette dagli stimoli che vengono dall’ambiente in cui viviamo, ambiente che però è condizionato dalle nostre stesse azioni, la consapevolezza di non essere sistemi isolati, ma complessi sistemi che interagiscono tutti tra di loro con gradi di interazione variamente distribuiti, dovrebbe darci la possibilità di correggere il nostro comportamento tenendo conto anche delle conseguenze su ampia scala, non solo di quelle sul nostro micro cosmo (esempio concreto: la piaga dell’evasione fiscale che dipende soprattutto dalle nostre azioni e molto di meno dalle scelte politiche).

Un sistema non lineare, in funzione della tipologia di retroazione, può avere un comportamento stabile o instabile: stabile vuol dire che gli effetti di una perturbazione, una volta che si sono esauriti, riportano il sistema allo stato iniziale; instabile vuol dire che generano soluzioni espansive di intensità che lo portano, bene che vada, a trovare stati di equilibrio differenti, ma il più delle volte al collasso o al mantenimento di oscillazioni di elevata ampiezza, ovviamente pericolose. Una retroazione sapientemente progettata può però rendere stabile un comportamento che sarebbe instabile in assenza della retroazione stessa. Bene, facciamo in modo che le nostre quotidiane retroazioni generino comportamenti stabili e virtuosi non solo per noi stessi, ma anche per l’intera collettività. Sono infatti convinta che il governo Draghi, pur ipotizzando la massima efficacia e capacità di imprimere una svolta positiva alla situazione italiana, non sarà sufficiente a farci risollevare dalla crisi decennale in cui versiamo. Faremmo un grandissimo errore se considerassimo Draghi come il salvatore della patria; faremmo un grandissimo errore se pensassimo che al cinema è cambiata solamente la programmazione, questa volta proiettando un film di avventure con l’eroe che da solo è in grado di modificare il corso degli eventi. Dovremmo invece imparare a retroazionare i nostri comportamenti, nell’alveo di una sopposta svolta politica proveniente dall’alto, per fare in modo che le nostre azioni siano coerenti con il bisogno di crescita collettivo che tutti percepiamo come prioritario.

TAG: collettività, Individualismo, mario draghi
CAT: Governo, società

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