Babbo Natale ha portato 400 milioni ad Alitalia
Babbo Natale Governo ha versato 400 milioni di euro nelle casse esauste di Alitalia, che erano rimaste pericolosamente a secco. I soldi presenti sono soltanto quelli versati dai passeggeri che hanno acquistato biglietti per volare nei prossimi mesi, una situazione su cui ENAC, l’Ente Nazionale Aviazione Civile così solerte a spaccare il capello in quattro alle altre compagnie aeree, ha come al solito sorvolato.
Alla fine del ventesimo mese di Amministrazione Straordinaria, cioè di nazionalizzazione mascherata, dopo aver ricevuto un miliardo e trecento milioni di euro di soldi dei contribuenti oltre agli interessi mai pagati, Alitalia si trova al punto di partenza.
Così com’è nessuno la vuole, nemmeno gratis, perché è un’azienda in perdita costante e irreversibile, in cui sia il Governo che l’opposizione e i sindacati si oppongono ad una ristrutturazione che sarebbe ancora possibile. Ci si è baloccati per venti mesi con la propaganda della Linea Aerea Più Puntuale dell’Universo, si sono aperte rotte intercontinentali che non potevano funzionare, si è continuato a trasportare passeggeri da A a B perdendo soldi, perché le low cost sanno fare quel mestiere molto meglio e guadagnandoci, si è raccontata la frottola che Alitalia è indispensabile per far arrivare turisti stranieri in Italia, quando la quota di chi arriva con altre linee aeree cresce progressivamente per avvicinarsi alla totalità, in sostanza si è buttato un miliardo per mantenere lo status quo e i posti di lavoro.
Qui è necessaria una precisazione: il settore non è in crisi come quello dell’acciaio, altre linee aeree guadagnano molto, interi pezzi di Alitalia potrebbero trovare un nuovo padrone ben più capace del Governo di farla funzionare, chi probabilmente resterebbe senza occupazione sono gli impiegati della sede centrale, che verrebbero tagliati nella fusione ormai inevitabile con una compagnia aerea più grossa e più sana.
Non ci sono dati precisi, ma Alitalia perde almeno 500 milioni l’anno. Se così si salvano 2.500 posti di lavoro vuol dire che ogni posto di lavoro costa ai contribuenti 200.000 (duecentomila) euro l’anno. Giudicate voi se ne vale la pena e se non sarebbe meglio dare questi soldi agli impiegati per restare a casa.
Il peggio della politica ha incaricato di occuparsi di Alitalia la senatrice Giulia Lupo del Movimento 5 Stelle. assistente di volo e sindacalista dei massimalisti sindacati di base, cioè esattamente il tipo di persona da cui si doveva stare alla larga. Il suo comprensibile, ma non condivisibile obiettivo è difendere a oltranza i posti di lavoro, a qualsiasi costo che è nostro costo.
Se il 2 maggio 2017 il Governo Gentiloni avesse optato per una ristrutturazione seria di Alitalia e avesse versato 600 milioni, poi 300 e ora 400 a un’Alitalia risanata, con quella dote AZ avrebbe potuto giocare la sua partita, in piccolo ma in modo degno. E invece siamo ancora qui a subire i vaneggiamenti di Giulia Lupo e degli altri che non si preoccupano di fare strage dei conti dello Stato per difendere i propri interessi particolari, mentre l’opinione pubblica è ingannata dalla propaganda.
Non c’è altra soluzione che accettare le condizioni di Lufthansa, unica linea aerea che non stia alla larga da Alitalia. Il tempo stringe e la Joint Venture transatlantica con Delta e Air France-KLM è stata interrotta dai partner, che non sanno che farsene di uno zombie. I conti del 2020 perciò saranno ancora peggiori, è ora di tagliare l’ascesso.
Un commento
Devi fare per commentare, è semplice e veloce.
Uno scandalo pagato dai contribuenti!