Speranza ci tiene inutilmente rinchiusi in Italia

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17 Gennaio 2022

Dal 15 dicembre è necessario presentare l’esito di un tampone negativo per entrare in Italia. La decisione del Ministro della Sanità Roberto Speranza, nata dalla paura per la variante Omicron o più probabilmente dal desiderio di mostrare all’opinione pubblica che si stava facendo qualcosa, ha affossato il Green Pass europeo, che non era nato per stabilire chi può bere il caffè al bar, ma per garantire la libera circolazione delle persone all’interno dell’Unione Europea, di cui è uno dei pilastri fondamentali.

L’Italia non è stato il primo Paese a ricorrere a questa misura, prima lo avevano fatto Portogallo e Cipro, ma è stato il primo e fortunatamente l’unico grande Paese. Germania, Francia e Spagna grazie a dio non ci hanno seguiti in una scelta che non è servita a niente, ha creato un vulnus nell’edificio comunitario, ha “sputtanato” il Green Pass, che d’ora in poi non potrà più garantire nulla e infine ci ha resi prigionieri di fatto dei confini nazionali.

Dallo scoppio dell’epidemia di Covid non siamo liberi di andare, giusto perché ci vogliamo andare, nella maggior parte dei Paesi del mondo. Poteva essere sensato nel momento in cui non si sapeva nulla di questa misteriosa malattia, ma sono ormai passati quasi due anni, conosciamo bene il Coronavirus e soprattutto esistono e sono disponibili i vaccini per tutti quelli che hanno voglia di riceverli. Omicron dal canto suo ha portato un aumento notevolissimo dei contagi, ma non un rischio significativamente più alto di ricovero e di morte per chi è vaccinato con la terza dose. Ora lo sappiamo e bisogna prenderne atto senza indugio.

Il Ministero ha diviso i Paesi del Mondo fra Elenco C (sostanzialmente i membri della UE più gli altri Paesi che aderiscono a Schengen) e D (altri 21 Paesi che spaziano dagli USA al Regno Unito, dalla Corea del Sud a Israele), verso cui si può viaggiare e tutti gli altri, quelli nell’elenco E, verso cui non sono consentiti spostamenti per turismo.

Nei Paesi E si può andare solo per “lavoro, motivi di salute, motivi di studio, assoluta urgenza o rientro presso il domicilio, l’abitazione o la residenza propri o di persona, anche non convivente, con cui vi sia una relazione affettiva stabile e comprovata”. In pratica chiunque ci può andare, con un’autodichiarazione vera o falsa, che nessuno controllerà mai, purché non sia sfacciatamente falsa. Siamo Italiani, chiunque lo desideri sa come aggirare la norma.

Nessun altro Paese europeo ha una regola simile, perché non serve a niente. Era logico, nel momento di panico, bloccare l’andirivieni dal Sudafrica, ma non mai avuto nessun senso impedirvi ad agosto di andare a Cuba. L’aggiornamento dell’elenco Paesi avviene con ritardo ridicolo, a Singapore c’è stato un picco di 4.000 casi al giorno a fine ottobre, ma è stato possibile andarci per turismo fino al 15 dicembre, quando i casi giornalieri erano già scesi a 400. A parecchi è stato impedito, da un giorno all’altro, di imbarcarsi sul volo Singapore Airlines. Siamo alla mercé di burocrati ottusi e di un ministro che non sembra mostrare maggior perspicacia.

A fine settembre, per dare un contentino ai grandi Tour Operator e non far perdere loro tutta la stagione delle vacanze natalizie, forse per non far sì che chiedessero altri ristori, sono stati autorizzati, in via sperimentale, “Corridoi turistici Covid-free” che interessano alcuni Paesi/territori dell’Elenco E (Aruba, Maldive, Mauritius, Seychelles, Repubblica Dominicana, Egitto limitatamente alle zone turistiche di Sharm El Sheikh e Marsa Alam), ma non potete essere turisti fai-da-te, ahi, ahi, ahi, ahi, ahi!, è obbligatorio il villaggio turistico Alpitour (o equivalenti). Avete una casa di proprietà a Sharm? Non ci potete andare.

Dal 15 dicembre si è persa la possibilità di viaggiare senza problemi nei Paesi dell’elenco C. Se da Milano andate cento metri oltre la frontiera a Mentone, a Ponte Tresa o a Nova Gorica, la norma vi impone di mostrare un tampone negativo al rientro, ma in pratica è improbabile che alla frontiera terrestre ve lo chiedano. È però diventato molto difficile andare in aereo a Parigi a vedere una mostra o a trovare vostro figlio che studia lì o vostra sorella che lavora lì o magari vostra figlia che ha partorito e avrebbe bisogno del vostro aiuto, perché per tornare in aereo in Italia è indispensabile un tampone negativo.

Omicron, per i vaccinati, è meno pericoloso, ma è molto più facile prenderlo, senza nemmeno accorgersene e per fortuna di solito senza gravi conseguenze per chi ha fatto la terza dose. Potreste essere appena stati colpiti in Italia e, dopo un tampone precauzionale risultato ancora negativo, partire per un weekend a Parigi, scoprendovi positivi al momento del tampone obbligatorio per il rientro in aereo. A quel punto sareste nei guai, non potreste tornare a casa fino alla negativizzazione e dovreste isolarvi in albergo per un tempo non prevedibile, salvo tornare in patria via terra più o meno clandestinamente, contando sulla mancanza di controlli alle frontiere terrestri. Direte voi che è comunque bene che non entri in Italia un positivo in più, ma spiegatemi perché si può volare a Milano senza tampone da Catania, ma non da Parigi o da Madrid. Se l’intento era tener fuori Omicron dall’Italia, la battaglia è stata persa, Omicron dilaga e non sarà un positivo in più a cambiare qualcosa. Non potete prenderlo da chi torna in aereo da Parigi, ma lo potete prendere ovunque, anche a casa vostra da un familiare o dal primo dei tonti no vax che abbiamo a milioni.

È assurdo impedire il rientro in Italia a un residente asintomatico, che ha fatto la terza dose di vaccino,  equivale all’impedirgli di uscire dal Paese. È assurdo chiedergli un tampone per poter rientrare in aereo in Italia. Il concetto di Green Pass va aggiornato in sede comunitaria, ora è giusto garantire la libera circolazione solo a chi è vaccinato, ma l’imposizione di ulteriori restrizioni è arbitraria, inutile, dannosa e fondamentalmente stupida. Se la possibilità di infettarmi è uguale a Parigi e a Catania, non ha senso consentirmi di andare a Catania e rendermi la vita impossibile sa vado a Parigi. Siamo nell’Unione Europea, al Ministero lo sanno? Per lo stesso motivo il divieto generalizzato di andare nei Paesi extraeuropei, salvo falsa autodichiarazione o sotterfugi, non può durare un minuto di più. Se voglio andare in Brasile per turismo basta che compri un biglietto per Lisbona e un secondo biglietto separato da lì a Rio, ma non posso comprare nessun servizio da un’agenzia di viaggi italiana o da un Tour Operator italiano, due settori ormai in agonia.

Servirebbe un po’ di elasticità mentale e di reattività fra i burocrati del Ministero e servirebbe un Ministro più sveglio. In gioco ci sono sia la nostra libertà di movimento, che non può essere sacrificata in eterno senza che ciò produca risultati, sia la sopravvivenza di migliaia di posti di lavoro.

 

 

 

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CAT: Governo, Turismo

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