Intesa Sanpaolo riduce i finanziamenti ai settori carbone e oil&gas

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27 Luglio 2021

Il cambiamento climatico è un fenomeno di portata estremamente rilevante, con conseguenze che non si limitano al solo sistema ambiente, ma con ampie ripercussioni anche sulle dinamiche sociali delle presenti e future generazioni. Per questa ragione Intesa Sanpaolo ha approvato una policy più avanzata sulle limitazioni ed esclusioni per l’operatività creditizia del gruppo nel settore del carbone e una nuova policy dedicata al settore oil&gas non convenzionale. Un’azione concreta che impone nuove regole a tutte le società del gruppo e in tutti i paesi in cui operano.

Il gruppo, grazie all’aggiornamento delle regole per l’operatività creditizia nel settore del carbone, si impegna ad azzerare entro il 2025 la quota di servizi finanziari verso controparti appartenenti al settore dell’estrazione del carbone. Inoltre, vengono rivisti e rafforzati limiti ed esclusioni previsti per il settore della generazione di energia elettrica da carbone, dando rilievo ai piani di transizione delle aziende operanti in tale settore. Le nuove regole saranno applicate ai prodotti e servizi finanziari, inclusi i servizi di consulenza.

I principali cambiamenti attesi nel settore energetico, che è ricco di operatori, sono il ruolo crescente delle energie rinnovabili, l’implementazione di nuove tecnologie verdi e un ruolo sempre più marginale delle centrali termiche a carbone. Per questo la banca accompagnerà le imprese nel percorso di graduale riduzione dell’uso del carbone per la produzione di energia e le incoraggerà la transizione verso alternative a bassa intensità di carbonio (per esempio fonti rinnovabili e gas).

Le regole per l’operatività creditizia nel settore oil&gas non convenzionale introducono invece limiti ed esclusioni in relazione alle risorse «shale oil & gas», «tar sands» e «tight oil&gas», che sono ottenute con tecniche non convenzionali e la cui estrazione genera maggiori emissioni di gas serra rispetto alle risorse estratte con tecniche convenzionali, determinando maggiori impatti ambientali. La policy esclude anche l’esplorazione e l’estrazione in aree geografiche caratterizzate da ecosistemi fragili, ad esempio l’Artico o l’Amazon Sacred Headwaters.

Le risorse oil&gas facilmente accessibili si stanno progressivamente esaurendo e l’industria ne sta cercando di nuove attraverso l’utilizzo di sofisticate tecniche “non convenzionali”, al fine di estrarre risorse che altrimenti non sarebbero accessibili e/o economicamente convenienti. Le più note sono la fratturazione idraulica che consiste nell’iniezione di un fluido pressurizzato nelle rocce per stimolare la formazione di fratture e quindi il rilascio e l’estrazione delle risorse; le miniere a cielo aperto in cui vengono raccolte porzioni di terreno per poi procedere alla separazione del petrolio e la produzione “in-situ”. La metodologia più diffusa prevede l’utilizzo di due trivelle orizzontali e l’iniezione di vapore nella trivella superiore per permettere al petrolio di fluire verso la trivella inferiore per poi essere estratto in superficie. Ma il prezzo da pagare per il pianeta è davvero troppo alto. Il settore energetico produce attualmente i due terzi delle emissioni di gas serra.

Intesa così ha scelto di impegnarsi ad azzerare le esposizioni collegate a risorse non convenzionali entro il 2030. Il gruppo non fornirà più prodotti e servizi finanziari1 a progetti finalizzati allo sviluppo, costruzione ed espansione di attività di esplorazione ed estrazione relative a risorse non convenzionali, nonché ad attività relative a infrastrutture di trasporto esclusivamente connesse ad esplorazione ed estrazione di risorse non convenzionali.

Le aziende saranno sostenute nella transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, anche attraverso finanziamenti finalizzati alla produzione di energia da fonti rinnovabili, ad esempio nella forma di “green loan”, “sustainable loan”, “transition loan”, “acquisition project transition financing”.

L’adozione di queste misure rappresenta per la bnca un importante passo ulteriore per il contrasto al cambiamento climatico, nell’ambito di una pluriennale e articolata strategia di sostenibilità. Intesa Sanpaolo è inserita nei più autorevoli indici di sostenibilità. La banca guidata da Carlo Messina infatti è l’unica italiana inclusa nei Dow Jones Sustainability Indices e, nel 2021, nel “Global 100 Most Sustainable Corporations in the World Index” di Corporate Knights; inoltre, si classifica prima tra le banche europee in due delle principali valutazioni internazionali ESG, MSCI e Bloomberg ESG Disclosure Score.

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TAG: climate change, intesa sanpaolo, sostenibilità ambientale
CAT: Inquinamento

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