Caro Matteo, è l’ora del BREXIT ACT

24 Giugno 2016

Questa mattina, dopo la scellerata decisione del Regno Unito di uscire dall’Unione Europea le borse e i mercati valutari di tutto il mondo crollano. Ci aspettano anni di instabilità e turbolenze economiche, commerciali e finanziarie. Ma quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare.

Nel momento più difficile per la parabola politica di Matteo Renzi, le sue riconosciute qualità di spregiudicatezza e veloce adattamento e reazione ai cambiamenti e alle situazioni nuove potrebbero essere essenziali per recuperare, in questa situazione drammatica, la centralità perduta e ottenere, anche per l’Italia in Europa, una leadership insperata.

È il momento che il governo italiano reagisca al gioco britannico rispondendo con la stessa moneta: è il momento di un Brexit Act che trasformi una situazione fortemente critica in una straordinaria opportunità per il nostro Paese e per l’Europa continentale.

Un decreto legge con effetto immediato che preveda alcune misure per reagire in modo immediato alla destabilizzazione. In primo luogo l’Italia dovrebbe concedere la cittadinanza italiana con procedure rapide e semplificate a tutti i cittadini inglesi che dovessero farne richiesta fino a 3 anni dopo l’ufficiale uscita del UK dalla Unione Europea: ponti d’oro a chi ancora vuole far parte del sogno europeo e l’arrivo di questo ponte può essere l’Italia. La seconda e fondamentale parte riguarda un regime di fortissima detassazione e semplificazione burocratica per tutte le imprese inglesi che decidessero di spostare le proprie attività in Italia nei prossimi anni: in particolare i quartieri generali della city londinese dovrebbero poter godere di una sostanziale “zona franca” per un periodo lungo, seppur limitato, nel caso in cui volessero stabilire il proprio vertice finanziario nel nostro Paese.
Attirare le attività economiche inglesi nel cuore del mercato comune, in Italia, potrebbe segnare la svolta per un paese come il nostro che non cresce da ormai 20 anni. Gli introiti persi dalla mancata tassazione diretta sarebbero compensati da quanto ricavato dall’effetto di indotto e di ricchezza che queste realtà portano nei contesti in cui si trasferiscono con ovvio beneficio per il mercato immobiliare, le attività commerciali e l’occupazione.

When in trouble, go big. Oltre alla politica interna è necessario un rilancio rapido e assoluto del progetto europeo per far funzionare la macchina della UE che è inceppata non riesce più a dare risposte e a convincere. Anche in questo l’Italia può essere forte leader del processo che deve cominciare dalla istituzione di un sistema di protezione sociale di livello europeo (un “sussidio di disoccupazione” europeo) di cui già si discute da tempo a Strasburgo e seguire con un ministro delle finanze europeo e una gestione unitaria del fenomeno migratorio.

Il nostro premier, per età e carattere, potrebbe essere la persona giusta al momento giusto. E potrebbe essere l’ultima occasione di riscatto per lui, ma soprattutto per l’Italia.

TAG: Brexit, Matteo Renzi, Unione europea
CAT: Istituzioni UE

2 Commenti

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  1. gdamore 8 anni fa

    Luca, detassiamo tutte le imprese! mettiamo un’imposta corporate sempre e comunque al 10%, la migliore d’Europa. E’ ora di pensare ai ricchi e a chi può fare investimenti (multinazionali in primis), se vogliamo creare più lavoro e più benessere. Finchè pensiamo a finanziare con un sacco di soldi lo Stato sociale (che vuole dire: aumentare le tasse per regalare soldi o servizi a qualcuno),non aumenteremo la ricchezza del Paese. E quindi non aiuteremo di più i poveri!

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  2. andrea-adream 8 anni fa

    Mai lette tante cavolater in vita mia….

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