Disguidi ferroviari

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27 Gennaio 2021

La regola del distanziamento è applicata con rigore nei treni della Freccia Rossa. Infatti per rientrare a Venezia scelgo uno di quei treni.
Purtroppo… lo perdo. Arrivato in stazione Centrale, a Milano, mi accorgo che il Freccia Rossa che ho prenotato parte, diversamente dalle molte altre volte che l’ho preso, da Stazione Garibaldi.
A quel punto faccio un altro biglietto: andrò a Verona con un regionale e di lì a Venezia con un altro regionale.
Un’ora di viaggio in più e il fastidio di dover cambiare treno.
Monto sul regionale per Verona e mi accorgo subito che le precauzioni anti- covid sono molto meno stringenti che nel Freccia Rossa. Non esistono, per esempio, i cartelli che precludono l’utilizzo di alcuni sedili. Mi siedo in uno scomparto da quattro e spero che a nessuno venga in mente di occupare il sedile di fronte al mio o quello a fianco.
Nello scomparto successivo c’è un signore che parla al telefono con la sua fidanzata.
Parlano del loro amore. E, incredibilmente, lui non solo parla a voce alta, ma tiene aperto il vivavoce.
La conversazione è molto intima, ma completamente e inesorabilmente pubblica.
Eccone alcuni stralci: “da soli siamo niente, insieme siamo tutto”, “io ho te, tu hai me, ci bastiamo a vicenda”, “Carmen, sento che sei quella giusta”, “Furio, nessuno mi ha mai detto le cose che mi dici tu”.
Il tutto va avanti per un bel po’.
Poi finalmente, io e gli altri viaggiatori sentiamo l’uomo pronunciare una frase che ci illude: “Adesso, scusami, cara, ma devo metter giù, ho il telefono che sta morendo e qui non ci sono le prese per ricaricarlo”.
L’illusione dura poco, però. L’uomo, a quel punto, ripone il telefono, ma comincia a parlare, sempre a voce alta, con un amico che siede di fronte a lui.
L’argomento è, ovviamente,  la sua fidanzata.
“Sai cos’è soprattutto Carmen?”, dice, “Una vera donna!”
“Cosa intendi per “vera donna”?”, gli chiede l’altro.
Furio annaspa un po’, quasi stupito della domanda, poi si illumina e dice: “La vera donna è quella alla quale vorresti continuamente dimostrare che sei un vero uomo!”
Segue un dibattito su cos’è un vero uomo.
Il tono di voce di Furio a quel punto si abbassa e non riesco a cogliere i particolari. Il suo gesticolare, però, è abbastanza esplicito. Non ci vuole molta fantasia per immaginare che si sta vantando della propria vigoria sessuale e dell’apprezzamento che questa ha suscitato nella “vera donna” di nome Carmen.
Quando Furio finisce di parlare, l’amico lo guarda un po’ ironicamente e gli chiede: “Dicevi così anche di Concetta nei primi tempi…Poi te la sei lasciata scappare!”.
Furio accusa il colpo.
Poi ammette: “Era quando parlava di letteratura e di politica che non le davo soddisfazione”
L’amico lo consola: “Nessuno eccelle in tutto.”

 

 

 

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CAT: Letteratura

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