Il lieto fine
Condivido con mia figlia la passione per il cinema.
Quasi sempre, quando ci si vede, ci confrontiamo sugli ultimi film che abbiamo visto.
Quando era bambina, al cinema, invece, andavamo insieme e quel confronto avveniva subito dopo la proiezione, facendo la strada per tornare a casa
Era il momento in cui era facile che mi chiedesse: “Ma poi si sono sposati?”
“Giulia, lo hai visto anche tu”, le rispondevo, “Alla fine lui le confessa di amarla davanti a cento persone nel ristorante. Tutti stanno ad ascoltare rapiti la sua dichiarazione, loro si baciano, scoppia l’applauso, cosa vuoi di più?”
“Voglio vederli in chiesa che si sposano”
“Certo che si sono sposati. Uno non ferma il traffico di una città per fare una dichiarazione d’amore e poi non sposa la ragazza che lo ha spinto a farlo!”
“E allora perchè non ce lo fanno vedere?”.
“Giulia, costa un sacco girare la scena…Sai, servono un sacco di comparse per fare gli invitati, tutte vestite a puntino, occorre affittare una chiesa, sistemare i fiori…”
Poi un bel giorno andiamo a vedere “Quattro matrimoni e un funerale“.
All’uscita le chiedo se le è piaciuto e lei risponde: “Ecco un film come si deve!”
Non aveva dubbi, Giulia.
I fiori d’arancio, la benedizione del prete, i chicchi di riso sul sagrato della chiesa, il pranzo di nozze e tutto il resto le davano la certezza che il seguito della storia fosse inevitabile, come se stesse chiuso in una cassaforte sicura: i due protagonisti della storia, anche di quella più tormentata e accidentata, sarebbero vissuti insieme per sempre, felici e contenti.
Era, ed è tuttora, una amante del lieto fine.
2 Commenti
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Sei (sei stato) un uomo molto fortunato. 1) è femmina 2) si chiama Giulia 3) è intelligente, affettiva e piena di fiducia nel futuro. Ergo, le è in gamba di suo e tu sei stato un bravo paddre. Applausi
per favore: “lieta fine”