Innocenti

:
22 Novembre 2021

 

Un minimo scarto, un’impercepibile distrazione

della natura. Un’errata colpevole

istruzione genetica, un cromosoma

incautamente danneggiato. Il trascurabile

abbaglio di una cellula sprofondata

nel mutismo, nell’inerte atonia.

Che risveglio, o riscatto, o qualsivoglia

premio ultraterreno? Sfrontato il pensiero

se spera che il male aiuti il bene, e serva

soffrire per trovare salvezza.

Non serve, né soccorre.

Eppure un respiro appannato

rimane respiro, sbucando dal niente:

e prima mancava.

**

Balbetta, non parla. Non sa.

Non pensa, ma sogna – forse. Forse vede

cose invisibili ai più. A stento

cammina (dove andrebbe, da chi).

A stento sta seduto. Sua madre lo lava.

Suo padre lo veste. È vivo di una vita

dolorante; aspetta lo scorrere dei giorni

senza un’idea di cosa sia aspettare.

Cresce, diventerà vecchio,

non gli dispiacerà morire.

Incosciente, innocente.

**

Chi ha peccato, lui o i suoi genitori?

Chi ha scagliato la prima pietra?

Chi ha ucciso per invidia il fratello?

Qualcuno ha taciuto, più di uno

si è nascosto. Lo sciocco alla finestra

non si accorge di nulla, nemmeno

se ridono i vicini, se gli tirano sassetti

sul vetro i bambini usciti da scuola:

lo sciocco alla finestra controlla

le nuvole che si muovono piano,

come lui senza fare del male si muovono

piano.

**

Rinchiuso, stuprata; sgozzato,

fatta esplodere. Rapita. Annegato

nella vasca da bagno. Soffocato

col cuscino, dissanguata in un campo.

Nessuna reazione, nemmeno un tentativo

di difesa.

Perché temere (infatti) la mano cara,

il fuoco amico, la voce che consola.

Solo stupore:

a sorriso interrotto, a occhi spalancati,

a cuore interrogante.

**

Ciò che impunemente definiamo santità

talvolta è presunzione, eccessivo amore

di se stessi, sfida titanica contro

la propria cenere.

Invece, al silenzio incolpevole dovremmo

devozione e gratitudine, al male

immeritato, allo strazio innocente:

lontano dagli altari, fuori scena, indecoroso.

Talmente innocuo da non lasciare tracce

nella storia, talmente rassegnato alla sua

croce da suscitare scandalo.

**

Nel suo tacere porta le colpe

del mondo, sopporta i peccati, li sbianca:

agnello a cui sarà risparmiato il giudizio

finale (perché non ha giudicato – incapace

di intendere, impedito

a volere). Ma ecco che si alzerà in piedi,

sicuro di forza insperata, inattesa;

a passi giganti camminerà senza orme

e privo di peso: incontro a un perdono,

a un’ostia luminosa di trofeo.

Neppure avvertirà la sua vittoria;

solo l’aria intorno, solo cielo.

 

 

Da Elegie del risveglio, X – Sigismundus, Ascoli Piceno 2016

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

TAG: letteratura, poesia
CAT: Letteratura

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