Cameron e Miliband al primo scontro televisivo: The Battle for Number 10

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29 Marzo 2015

A sei settimane dalle elezioni generali, si è tenuto giovedì 26 marzo su Channel 4, rete pubblica ma finanziata dagli intervalli pubblicitari, ‘The Battle For Number 10’, primo di una serie di faccia a faccia televisivi tra gli esponenti dei due maggiori partiti che il 6 maggio si contenderanno la poltrona di Primo Ministro al numero 10 di Downing Street.

 

La struttura di questo primo incontro, della durata di un’ora e mezzo in totale, si è dipanata in quattro blocchi da 18 minuti ciascuno: intervista diretta a David Cameron seguita da Q&A con il pubblico in studio e Q&A con il pubblico in studio seguito da intervista diretta con Ed Miliband. L’ordine è stato deciso dallo stesso Miliband che, dopo aver vinto al lancio della monetina, ha preferito mandare avanti l’avversario.

 

Due i giornalisti designati come padroni di casa: Kay Burley a moderare il Q&A con il pubblico e Jeremy Paxman a condurre le interviste con i due candidati.

 

Intervista a David Cameron. Paxman apre le danze senza troppi convenevoli, chiedendo all’attuale Primo Ministro se sa quanti ‘food banks’ (mense per i poveri) ci fossero in Gran Bretagna prima del suo arrivo al governo. Alla risposta in politichese di Cameron che indugia senza dare un numero preciso, Paxman incalza: “Ce n’erano 66 prima che lei salisse al governo, adesso ce ne sono 421; novecentomila persone ne hanno usufruito l’anno scorso”.

Cameron riesce a divincolarsi dichiarando che il numero delle mense per i poveri è aumentato, oltre che per la situazione di crisi, anche per il semplice fatto che il suo governo ha reso possibile che venissero pubblicizzate nei job centre, cosa che era proibita prima, consentendo quindi a un numero maggiore di persone di poterne usufruire.

 

La seconda patata bollente lanciata da Paxman è quella riguardante gli ‘zero hour contracts’, contratti a chiamata, senza nessun numero minimo di ore settimanali garantite o alcuna protezione sociale. “Riuscirebbe a vivere con un contratto a zero ore?” domanda Paxman, dopo che Cameron aveva dichiarato che il suo governo è riuscito a creare 1000 nuovi posti di lavoro al giorno, 1 su 50 di questi con contratti a zero ore. “Quello che il nostro governo ha fatto è stato di mettere fuori legge i contratti a zero ore esclusivi”, quelli cioè che non consentivano al lavoratore di avere contemporaneamente più di un datore di lavoro.

 

Il terzo fulcro dell’intervista ha poi riguardato, come era prevedibile, il tema dell’immigrazione e del paventato referendum sull’uscita dall’Unione Europea, promesso da Cameron in caso di vittoria. “Aveva promesso che avrebbe ridotto l’immigrazione, ai numeri dei primi anni Novanta, non ha mantenuto le promesse” attacca Paxman. “Abbiamo tagliato l’immigrazione dai paesi esterni all’Unione Europea, mentre quella proveniente dall’Unione Europea è aumentata, anche perché in Gran Bretagna abbiamo creato più posti di lavoro del resto dell’Unione Europea messa insieme; dobbiamo mantenere l’economia al passo attuale ed aggiustare il welfare che si è inceppato” risponde il Primo Ministro. I cambiamenti chiave che Cameron promette riguardano principalmente i sussidi di disoccupazione, che non potranno essere richiesti dai cittadini europei appena arrivati in Gran Bretagna; inoltre, se il cittadino europeo in questione non avrà trovato un lavoro nell’arco di sei mesi sarà costretto a tornare al proprio paese di provenienza. Per quanto riguarda il referendum promesso da Cameron sull’uscita dall’Unione Europea, il Primo Ministro dichiara: “Quello di cui abbiamo bisogno è una riforma dell’Unione Europea e in secondo luogo un referendum in cui la gente di questo paese possa avere la possibilità di scegliere, prima della fine del 2017”.

 

Intervista a Ed Miliband. Con il candidato del Labour Paxman comincia dove aveva terminato con Cameron, dal tema dell’immigrazione, chiedendo: “Pensa che la Gran Bretagna sia satura?”. Miliband riconosce che i numeri dell’immigrazione sono troppo alti ma dichiara: “Non farò false promesse riguardo a questo argomento, non come ha fatto Cameron”. Una strategia che non funziona molto considerato che Paxman lo incalza subito dicendo: “Voi avete la bocca piena di false promesse sull’immigrazione, i numeri riportati dal vostro partito, l’ultima volta al governo, erano completamente sbagliati”. Il Labour aveva infatti previsto l’arrivo di circa 13.000 migranti all’anno nel 2004; ne sono arrivati ad oggi 400.000.

Anche in questo caso Paxman inchioda l’intervistato sui numeri, alla domanda: “Pensa di ci sia un tetto al numero di persone che questo paese può ancora accogliere?”, Miliband non riesce a dare una risposta.

 

Dopo il tema dell’immigrazione Paxman affronta quello dell’economia: “In che settore tagliereste?”. Alla stessa domanda Cameron aveva risposto che in caso di vittoria il Partito Conservatore opererebbe tagli al welfare, ponendo un tetto annuale di £23.000 per quelle famiglie che richiedono i cosiddetti ‘benefit’ (attualmente a £26.000) e non consentendo ai giovani appena usciti dalle scuole superiori di richiedere subito i sussidi governativi, ma piuttosto incoraggiandoli a trovare un lavoro o a investire sulla formazione. Miliband risponde annunciando tagli alla ‘winter fuel allowance’ (un sussidio governativo sui costi energetici, più alti nei mesi invernali) per i pensionati con più di £42.000 annui di guadagno, ai governi locali e alle forze di polizia. Riguardo alla tematica economica Paxman cita poi la ‘mansion tax’, tassa sulle proprietà dal valore di mercato superiore ai £2 milioni che andrebbe principalmente a colpire il sud est più ricco del paese, per poter finanziare aree meno abbienti come ad esempio la Scozia, come dichiarato Jim Murphy, leader laburista scozzese. Miliband, negando che il proprio compagno di partito abbia rilasciato una simile dichiarazione, sfodera il suo lato più socialista affermando: “È così che le risorse vengono ridistribuite, è così che funziona la Gran Bretagna”.

 

L’ultima parte dell’intervista viene indirizzata da Paxman sulla personalità di Miliband, sul fatto che in molti pensino che non sia ‘tough enough’ e che suo fratello David sarebbe stato un miglior candidato. Miliband risponde portando un esempio: “Nell’estate del 2013, questo governo ha proposto i bombardamenti in Siria; ero stato chiamando da Cameron e Clegg, con Obama, il leader del mondo libero, al telefono. Ho ascoltato quello che mi hanno detto e in quei giorni ho preso la mia decisione, e ho detto no”. “Non sono un pacifista, ero a favore dell’intervento in Libia, ma sono duro abbastanza? Diavolo se lo sono”, ottenendo l’applauso del pubblico. Paxman non si lascia ammorbidire e incalza: “Come reagisce al fatto di essere meno popolare del suo stesso partito, di essere un peso per il suo partito?”. Miliband mantiene la calma dichiarando che la cosa importante è rimanere se stessi e quello che conta davvero sono i cittadini britannici e ciò che succede a loro. Secondo applauso (Cameron non ne ha ricevuto neanche uno).

 

Conclusioni e verdetti. Alla luce di un primo sondaggio su un campione di 1.223 spettatori (Guardian ICM) Cameron pare avere avuto la meglio, ottenendo il 54% di preferenze. Si è comunque trattato del primo appuntamento televisivo in cui i due avversari politici non si sono mai incrociati. Di seguito, il link all’intero incontro.

TAG: La tv degli altri
CAT: Londra, Partiti e politici

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