Easy – Un viaggio facile facile

2 settembre, li incontro alla stazione di Trento (vedi foto in alto)
Conosco solo uno dei due, l’attore Nic Nocella. Ho rivisto solo pochi giorni prima un suo film, “Il figlio più piccolo” di Pupi Avati. Interpretava la parte di un figlio abbandonato dal padre in tenera età, ma rimasto ingenuamente legato a lui, nonostante tutto.

L’altro – lo scoprirò poco dopo – è Andrea Magnani.
Sono in attesa del treno, seduti sulla banchina.
Nic consulta il suo telefonino, vuole avere notizie fresche sull’andamento del box office.
E’ appena uscito il film di cui Nic e Andrea sono rispettivamente interprete principale e regista, Easy – un viaggio facile facile, e vogliono cercare di capire come sono andate le cose al botteghino.
Li vedo esultare, il film, che pure non è uscito in moltissime sale, si trova a ridosso dei grandi film spettacolari americani arrivati sugli schermi in questo periodo, che hanno goduto di ben altra diffusione e promozione.
Ma, si sa, certe volte i piccoli film riusciti bene si giovano del passaparola e chi è andato a vederli, risultandone divertito o ammirato, li consiglia agli amici.
Mi intrometto nella loro conversazione e chiedo notizie del film.

“E’ molto bello!” mi dicono all’unisono.
Poi parliamo di cinema per qualche minuto.
Poco dopo arriva il treno. Nel salutarmi, mi raccomandano di andare a vedere il loro film. Glielo prometto.
E, siccome ogni promessa è debito, oggi sono andato a vederlo.
Non pentendomene affatto.
Per varie ragioni.
Innanzi tutto per la storia, cui accenno in maniera minima, per evitare troppe anticipazioni. Isidoro, che in famiglia chiamano Easy, è un giovanottone di 35 anni senza arte nè parte. Ama guidare ed è stato un campione di go-kart, ma la sua carriera sportiva si è interrotta quando ha cominciato a prendere peso. Vive con la madre e va avanti a forza di antidepressivi. Ha però un fratello più furbo e scafato di lui – in pratica un mascalzone – che fa l’imprenditore edile e un giorno gli chiede un favore speciale. Un operaio ucraino è morto sul lavoro, la sua salma va riportata in Ucraina senza troppe formalità. A Easy il fratello propone un compito facile facile: sarà lui a portare il corpo di quel disgraziato fuori dal paese, evitando l’avvio in Italia di un’indagine sulla dinamica dell’incidente e sull’applicazione, nel cantiere in cui si è verificato, delle norme antinfortunistiche.

Il film è la storia di questo viaggio. Una storia densa di accadimenti imprevisti, ma mai fine a se stessi, cioè semplici espedienti di riempimento della trama. Ogni accadimento di quel viaggio “facile facile” è non solo una pennellata in più alla costruzione del personaggio principale, interpretato da Nic Nocella, ma ci fornisce anche qualche strumento di lettura del mondo che ci circonda.

Il film è l’opera prima Alessandro Magnani come regista. Sentiremo ancora parlare di lui: per la sua capacità di farci sorridere – e a volte ridere – senza mai fare ricorso ai facili espedienti della volgarità, perché riesce a far riflettere senza annoiare, perché è abile nel guidare al massimo della resa non solo i protagonisti della storia, ma anche gli interpreti secondari.

Lo spunto narrativo che è alla base del film – l’avventuroso trasporto di un cadavere – sicuramente non è nuovo, ma viene utilizzato in maniera fresca, innovativa, divertente.

Non solo: il film è pieno di piccole chicche e di gag, alcune delle quali semplicemente esilaranti. Ve ne anticipo solo una: la madre del protagonista è Barbara Bouchet; vederla incalzare il figlio obeso e depresso, cercando di imporgli il ricorso a diete drastiche a base di barrette ipocaloriche e strani beveroni, è un vero spasso.

Nic Nocella, che attraversa il film restando in scena continuamente, dall’inizio alla fine, con la sua faccia da sosia di John Belushi e il suo aplomb alla Buster Keaton, è semplicemente strepitoso.
Poesia, divertimento, stupore, qualche spunto di riflessione: un film originale, da andare a vedere.