Ho preso uno schiaffo dal giornalismo britannico

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25 Settembre 2015

Prima lezione di Giornalismo Televisivo. La professoressa Deborah Vogel presenta la BBC: “un broadcast che svolge un servizio pubblico e nazionale, ma non statale.” Lo dice come se stesse dicendo la più ovvia delle banalità, ad esempio che l’acqua e’ bagnata.

Invece si ferma e comincia a fissare un ragazzo seduto nell’ultima fila che la guarda con aria dubbiosa e incredula. Quel ragazzo sono io. Mi dice: “Sembra che tu voglia pormi una domanda”. E io, abituato come sono alla mamma RAI, le rispondo: “Non capisco. Che differenza c’e’ tra nazionale e statale? Per me sono la stessa cosa.” La professoressa mi guarda attonita e i suoi occhi sembrano quelli di chi ha visto un fantasma. Poi, lentamente, la sua espressione passa verso il disgusto per finire in una sonora, ma contenuta, risata. “Ma ragazzo mio, la differenza e’ enorme.”

Tornata in se’ dopo lo shock causato dalla mia domanda, mi spiega che la BBC fornisce un servizio pubblico e nazionale nel Regno Unito, senza ricevere soldi pubblici e senza avere il Board governato dai partiti. Anzi la BBC, come altre emittenti pubbliche, paga una tassa annuale al governo per il servizio che fornisce. Il trust che gestisce l’emittente e’ dunque completamente indipendente dallo Stato. Al 100%. Nessun direttore, nessun manager viene nominato da governo o partiti. Sembrano banalità ma per me e’ stato come scoprire l’El Dorado.

Siamo cosi’ abituati a questa commistione tra servizio nazionale e servizio statale che per noi sono diventati due sinonimi. Siamo cosi’ abituati a vedere i politici nella RAI che ci sembra una cosa normale. Non cogliamo più la differenza e non riusciamo a distinguere tra un servizio efficiente e inefficiente. Come io non l’ho colta abituato come ero questa realtà. Ma le differenze sono enormi.

Certo, anche la BBC ha un canone, pari a circa £145, perche’ fornisce un servizio pubblico a cui tutti devono partecipare. Ma finisce li. Dallo Stato non prende nulla (tranne che per alcuni servizi off-shore compensati dal Ministero del Commonwealth). Questo per rimarcare come la BBC sia dei cittadini e non del governo. Nazionale e non statale.

La professoressa mi fa una domanda molto semplice, in conclusione: “Come pretendi che un servizio pubblico fornisca un’informazione veramente corretta e indipendente se e’ proprietà dello Stato?” In effetti, come si puo’ immaginare linee editoriali indipendenti se i direttori sono di nomina statale? Solo da quella lezione ho cominciato a capire cosa significasse dire “Fuori i partiti dalla RAI”. Come puo’ una emittente radiotelevisiva essere davvero responsabile se dipende per il 99% direttamente dal Ministero delle Finanze e dell’Economia?

RAI che, sebbene riceva soldi pubblici, riesce a essere in rosso, avere il maggior numero di dirigenti e gli stipendi più alti, e che rimane lontana anni luce dalla BBC per qualita’, copertura e sostenibilità.

Questo e’ dunque il mio primo insegnamento dal giornalismo britannico. Uno schiaffo più che altro. Ovvero che si può avere un ottimo servizio pubblico nazionale non statale. Forse l’ora dei partiti deve finire, se vogliamo smettere di essere al settantatreesimo posto per libertà d’informazione.

La domanda rimane per tutti: come possiamo pretendere che un servizio d’informazione pubblico sia efficiente e indipendente, se e’ gestito dal governo e e viene lottizzato dai partiti?

TAG: futuro dell'informazione, giornalismo, partiti, politica, rai
CAT: Media, Partiti e politici

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