Altro che Isis, a conquistare Roma ci pensa il popolo di Salah

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11 Agosto 2015

“Roma stiamo arrivando”. Lo avevano promesso qualche mese fa i fanatici del Califfato Islamico. E alla fine è successo. Il popolo di Allah è sbarcato nella città eterna, direttamente dalla porta principale. Solo che al posto delle armi dei temibili miliziani dell’Isis, ci sono le emoticon e i cuoricini. Laddove non è arrivato il feroce Al-Baghdadi, il leader dell’Isis, è riuscito Salah, che di nome fa Mohamed come il profeta, ma alla predicazione dell’Islam ha preferito il pallone da calcio. Poco male, l’arabizzazione “gentile” della capitale della cristianità ormai è in atto e nessuno riuscirà a fermarla, neanche con il Giubileo in arrivo.

Perché il talentino egiziano Mohamed Salah, nonostante una carriera calcistica ancora da costruire, non è un semplice calciatore, ma una vera e propria ragione di vita per i suoi  3 milioni  e mezzo di fan su Facebook, i quali in poche ore hanno colonizzato la pagina ufficiale della Roma. E’ bastato un solo goal, quello di domenica scorsa al Valencia, un tap-in a porta vuota dopo un improbabile doppio palo di Gervinho, per divenire il nuovo re di Roma, come lo hanno ribattezzato i suoi fan egiziani, che subito si sono congratulati con lui per aver realizzato  “il goal più bello della storia della Roma”, tra la rassegnazione dei tifosi storici giallorossi, impotenti di fronte all’invasore musulmano: “Ormai qui si parla solo arabo”.

Dimenticare Campo Testaccio e le “vecchie maniere” è quasi un obbligo: lo zoccolo duro ora proviene dal Cairo, come dimostra anche il sondaggio lanciato sul canale ufficiale della società su chi fosse stato il migliore giocatore nel match con il Valencia: dei 10 mila voti raccolti, oltre il 95% delle preferenze provenivano dall’Egitto e sono andate a Salah. La nuova geografia del tifo ha già messo in crisi tutti i capisaldi e a farne le spese di questo nuovo corso sono le bandiere storiche come Francesco Totti, malinconicamente trasformato in Francesco Tuti dalla traduzione dall’arabo di Google Translate, strumento sempre più indispensabile per districarsi nella babele del tifo romanista.

Nelle ore scorse, la prova di forza finale. La comunità egiziana per far sentire il proprio peso nel cospicuo aumento di followers nella pagina della Roma, giunta a 5 milioni di fan, ha dato vita ad una dichiarazione di guerra. In tanti hanno postato il medesimo commento dall’incipit guerresco:“Questo è un avvertimento alla Roma”. Il resto non lascia spazio all’immaginazione “Se non mettete la foto di Salah come foto del profilo del club della Roma, toglieremo i nostri like e faremo esplodere il club”. Il messaggio, tradotto anche in inglese e italiano, si chiude con uno smile che sottolinea l’intento ironico. L’obiettivo non ancora stato è raggiunto, ma la strada è ormai tracciata. Perché vanno bene le tradizioni, ma dove c’è Salah, c’è like. Senza dimenticare i lati positivi, soprattutto in caso di Jihad. “Se scoppia una guerra”, suggerisce Cosimo in un commento,”basterà mettere la maglia della Roma” e cambiare l’inno di Antonello Venditti: “dimmi cos’è, che ci fa sentire amici anche se sei musulmano”.

TAG: francesco totti, giubileo, Ignazio Marino, isis, islam, Papa Francesco
CAT: Media, Roma

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