È sempre la solita storia: si tratta di stigmatizzare un caso particolare per andare a colpire una pratica generale. E poi smentire. Con una dichiarazione di certo di una potenza più debole di quella iniziale, dirompente. Ma tanto il danno ormai è fatto ed è quello che si voleva fare. Lo schema generico va applicato alle dichiarazioni di Beppe Grillo in merito alla prevenzione del tumore al seno. La frequenza del ricorso alle mammografie, secondo il comico, sarebbe da additare ad un “accordo” tra l’oncologo Umberto Veronesi e le ditte “sue amiche” che producono i macchinari per realizzarle.
Non concentriamoci sulla necessità di smentire la dichiarazione andiamo al cuore, guardiamo all’effetto: non fate prevenzione. La prevenzione, miei cari, secondo Beppe Grillo, è tutta un complotto.
Ci sono regioni italiane in cui le campagne di prevenzione non esistono. Né per il tumore al seno né per quello al colon. E non sono solo le solite regioni del Sud ad essere carenti.
La prevenzione salva vite. Ma è anche cultura. E’ progresso, civiltà. Io so che, se mi sottopongo a un determinato esame con una certa frequenza, potrei “prenderla in tempo”. So che se c’è una ricorrenza familiare rispetto a un certo tumore sarà meglio che faccia gli esami, perché il Dna non è di certo relativo. Ma molti non lo sanno o, per paura, fanno finta di non saperlo, non lo vogliono sapere.
La prevenzione, è, in un periodo storico in cui i bilanci sanitari sono sempre più risicati, un evidente fattore di risparmio: io non mi ammalo, o riduco l’entità della mia malattia. Faccio risparmiare alla cassa della mia regione di appartenenza. Non perdo o perdo meno giorni di lavoro. La mia famiglia non dovrà ricorrere al welfare per la mia assistenza.
Ma vorrei soprattutto stressare un concetto emotivo per rispondere con la pancia alla provocazione di Grillo. Vorrei parlare di quello che si prova a “prenderla in tempo”.
La signora Maria, quarantacinque anni, un passato da tabagista, sta facendo la doccia come tutte le mattine. Passa la spugna sul seno e nota che c’é qualcosa di duro che le fa male. Si sottopone ad una mammografia. Scopre che c’é un piccolo tumore. Consulto, ricovero, operazione. Terapia di controllo. La grandezza del tumore era irrisoria. Uno o due mesi dopo sarebbe stato un disastro.
Maria non può fare a meno di pensare che l’ha scampata. Che se non fosse stata attenta sarebbe stato tutto più lungo e difficile.
Vive, Maria, ogni giorno con un senso profondo di ringraziamento per tutti i fattori che hanno contribuito al suo aver agito in tempo.
La prevenzione è civiltà non solo nel numero di esami a cui ci si sottopone, perché imbeccati dal medico piuttosto che da una regione virtuosa che costruisce campagne ad hoc. La prevenzione è una mentalità: conosco il mio corpo. Imparo a percepirne i segnali di richiesta di aiuto. Li assecondo e li curo scegliendo i terapeuti migliori. Che non mi salveranno solo sottoponendomi ad un esame strumentale. Ma con l’ascolto, il dialogo e l’alleanza: io darò a te tutta la scienza migliore possibile. Tu sceglierai la cura. Comprenderai e sceglierai. Il resto, mi spiace, ma è solo medioevo. E sarebbe pericoloso ritornarci.
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