La musica bisestile. Giorno 110. Riccardo Del Turco

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29 Ottobre 2018

Le sue canzoni si vendono oltre 50 anni in tutto il mondo, perché riuscì a creare un genere a metà strada tra la complessità melodica di Burt Bacharach e la leggerezza del migliore beat italiano

 

RICCARDO DEL TURCO

 

Ci sono pochissimi cantautori importanti che vengono da Firenze, ma ci sono anche pochissimi cantautori che abbiano avuto il successo mondiale di Riccardo del Turco, che appartiene a quella generazione che collaborò con i più grandi artisti brasiliani e vendette decine di canzoni a band inglesi ed americane di successo. Ancora oggi, alla soglia degli 80 anni, da tempo oramai agricoltore affermato (con vini pregiati), scrive canzoni per i cantanti attuali e vanta il record di avere avuto una canzone a Sanremo ogni anno da più di 30 anni, quasi ininterrottamente. Ma questo è ciò che fa per campare, e lo perdono.

Riccardo Del Turco con la ex moglie Donella, Sergio Endrigo e la moglie Lula a Viareggio nel 1964

Alla fine degli anni ’50 lui e Sergio Endrigo, due cognati di belle speranze (bella la foto del 1964 con Donella e Lula, le due sorelle che i due amici avevano sposato anni prima, ed i cui matrimoni non superarono gli anni del successo e dei grandi cambiamenti), erano tra gli autori più prolifici della RCA, che la casa discografica decise di far esordire anche come cantanti. Di Endrigo parleremo altrove. Del Turco iniziò con una cover brasiliana (“Son figlio unico”), folle ed allegra, e poi con alcune hit estive (“Il barattolo” per Gianni Meccia, “L’importante è la rosa” per Gilbert Becaud).

“Riccardo Del Turco”, 1969

Così si era guadagnato il biglietto per andare a partecipare al Disco per l’Estate. Arriva secondo con “Uno tranquillo”, che poi i Tremeloes trasformarono in una hit mondiale, e l’anno dopo vince con “Luglio”. In quel momento la CGD decide di tentare persino l’album, che rimane un vero e proprio capolavoro, poiché unisce alcune canzoni famose di quel biennio (1967/68) ma anche alcuni brani scritti appositamente per il 33 giri, scelti da Del Turco ed Endrigo, bellissimi e tuttora quasi completamente sconosciuti. “In quel tempo – disse poi – non guadagnavi con i dischi, ma con la TV, e quindi assecondavi i ritmi e le misure dettate dalle trasmissioni più in voga, con cui guadagnavi talmente bene da dover poi fare solo qualche serata soltanto per arrotondare. La mia generazione non ha mai considerato l’album come una vera opzione, ed è un vero peccato”.

Concordo. Questo è uno dei dischi che mi è stato rubato cui ero maggiormente legato, anche perché ricomprarlo vorrebbe dire sborsare centinaia di Euro, e non lo si trova più – come molta della musica migliore prodotta in Italia in quel decennio. Le tre canzoni che ho scelto sono poi state tradotte in inglese, e sono immediatamente divenute delle hit mondiali. La prima con i tremeloes (“Suddenly you love me”), la seconda con Tom Jones (il testo è di Mogol, a Sanremo la portò Dino con Wilma Goich). Ascoltandole morirete di nostalgia. Davvero da piangere di felicità.

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