La musica bisestile. Giorno 126. The Easybeats

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6 Novembre 2018

Figli di emigranti europei, chiusi in un campo di concentramento australiano, suonano le cover dei Beatles e, grazie a questo, riescono ad uscire dal lager ed a vivere con un permesso di soggiorno definitivo. Dopodiché scrivono una hit mondiale, e, prima di diventare gli AC/DC, vanno a vivere a Londra…

 

GOOD FRIDAY

 

Durante la Seconda Guerra Mondiale, molte famiglie europee erano fuggite in Australia, alla ricerca di pace e di lavoro. Di fronte a sé trovarono un muro. Con un contratto tra lo Stato australiano e la fabbrica d’armi inglesi Serco (che ancora esiste e prospera) vennero costruiti campi di accoglienza, da cui le famiglie venivano incarcerate, schedate e rispedite a casa – a meno di un miracolo: nel 1948 l’Australia firmò la Carta Universale dei Diritti dell’Uomo, ed una diretta conseguenza di questo fu che tutti coloro che stavano aspettando l’espulsione presentarono domanda come rifugiati ed ottennero di restare per molti anni prima che venisse presa una decisione.

“Good Friday”, 1967

Uno dei campi più grandi, il Villawood Immigration Detention Centre, è tuttora un’area enorme al confine di Sydney. Ed ancora oggi è fonte di innumerevoli storie di torture, soprusi, angherie. Alla fine degli anni 50 molte delle famiglie che vivevano lì (provenienti soprattutto dal Regno Unito, dalla Scandinavia, dal Benelux, dalla Germania, dalla Polonia e dalla Cecoslovacchia) avevano figli adolescenti che avevano ottenuto un posto di lavoro nella costruzione di infrastrutture (case, strade, ferrovie) ed avevano quindi frequentato le scuole locali con un permesso provvisorio. Per molte famiglie fu la svolta, perché attraverso i figli anche i genitori ottennero di poter restare in Australia, e nel 1964 vennero trasferiti in un nuovo quartiere residenziale, lontano dalla prigione di Villawood.

Tra loro, un gruppetto di ragazzini provenienti da nazioni diverse mise insieme un complessino che suonava le cover dei Beatles, e per questo motivo era adorato in tutti i bar di Sydney: gli Easybeats, fondati dall’olandese Johannes Van den Bergh (che gli australiani ribattezzarono Harry Vanda) e dallo scozzese George Young. In loro onore, il nuovo quartiere degli immigrati venne chiamato Beatles Valley. Due anni dopo, la band aveva un contratto discografico e scriveva le proprie canzoni, basate soprattutto sulla chitarra ritmica di Young che, pochi anni dopo (gli Easybeats si sciolsero nel 1969), insieme ai suoi fratelli Angus e Malcolm, mise in piedi una nuova rock band che aveva quel suono martellante di chitarra come base melodica di un nuovo stile, che ancora oggi viene identificato con la band dei fratelli Young – che loro chiamarono AC/DC e che voi tutti conoscete, naturalmente.

Dopo due dischi registrati a Sydney nel 1966, ed un enorme successo in Australia, gli Easybeats ottennero un contratto per registrare un disco a Londra, che è il disco che lancio oggi: “Good Friday”. Un disco di musica beat come tanti altri, se non fosse per il retroscena dei cinque ragazzi della band, del futuro di uno di loro, e del fatto che una di quelle canzoni, “Friday on my Mind”, è un brano tra i più famosi della storia del rock, un brano che David Bowie portò nuovamente al successo con una versione scatenata, ed uno dei momenti più fulgidi della storia dello skiffle, prima che divenisse quella forma di rock anglosassone, libera dal blues, ma adorante i Kinks, da cui è nata la musica indie. Ascoltateli bene, e sentirete benissimo gli AC/DC nascere…

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CAT: Musica

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