La musica bisestile. Giorno 206. Muse

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16 Dicembre 2018

La chitarra più virtuosa dell’ultimo quarto di secolo è riuscito a compiere il salto dalla musica tipica della sua generazione ad una nuova nicchia, in cui ci sono soltanto i Muse

ORIGIN OF SYMMETRY

 

Matt Bellamy ha fondato i Muse nel 1994, quando aveva soltanto 16 anni, ed aveva già le idee chiarissime. Così come, dopo di lui, faranno i Green Day ed i Placebo in Inghilterra e Die Ärzte in Germania, l’idea era di avere lo stesso line-up e lo stesso impatto sonoro dei Jimi Hendrix Experience, e per fare questo, un quarto di secolo dopo Hendrix, non basta più avere una grande padronanza della chitarra elettrica, bisogna poter fare di più. E Matt Bellamy sa fare molto di più, anche grazie alle nuove tecnologie, che posso distorcere la sua chitarra fino a farla risuonare come una viola, una tastiera, un’intera orchestra.

“Origin of symmetry”, 2001

Oltretutto, mentre Jimi Hendrix aveva un vocione da bluesman, Matt Bellamy ha una vocina da soprano e la tendenza a cantare arie, più che rock’n’roll, sicché ha fatto di questa peculiarità la sua carta vincente: brani musicalmente durissimi, che a volte sfiorano l’hardcore music, ma tutti con linee più vicine all’opera che al blues o al punk. Essendo solo in tre (chitarra, basso e batteria) i Muse furono un successo sconvolgente al debutto, anche perché Bellamy è uno dei migliori chitarristi degli ultimi cento anni, ma già dopo questo secondo disco (che a mio parere è il migliore) hanno iniziato ad essere noiosi e ripetitivi, ed hanno seguito l’esempio dei Placebo, aggiungendo secchi di elettro-pop al loro sound, nella speranza che le melodie sembrassero più distinguibili le une dalle altre.

Questo mentre i Green Day hanno scelto un country-rock altrettanto melenso ma commercialmente più redditizio. I Muse rimangono però, 25 anni dopo i loro inizi, una band assolutamente diversa dalle altre, immediatamente riconoscibile, ed i concerti dal vivo sono ancora oggi un distillato di energia primordiale, perché Matt – un ragazzetto minuscolo, timido e fisicamente sciupato – sul palco si trasforma da lucertola a drago, ed occupa tutto lo spazio possibile con il suo suono, la sua precisione, la sua follia e le sue giravolte, salti e scivolate. Purtroppo temo che finirà come Bufalo Bill, un anziano acrobata da circo, ma per ora i Muse restano la più dura e rispettabile rockband del mondo.

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