La musica bisestile. Giorno 248. Enrico Ruggeri

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6 Gennaio 2019

La sua band, i Decibel, era stata l’unico esempio credibile di new wave italiana. Divenuto cantante solista, si è rivelato autore di decine di canzoni mozzafiato, alcune delle quali dimenticate

PRESENTE STUDIO LIVE

 

Dopo la grande era del beat degli anni 60, dei cantautori e del prog negli anni 70, negli anni 80 gli artisti migliori sono venuti dalla new wave, anche perché da noi il punk non ha mai avuto l’occasione ed il motivo per affermarsi, se non come moda consumistica e superficiale. I punk tedeschi ed inglesi erano giovani che si contrapponevano frontalmente alla generazione dei loro genitori, con cui non esisteva nessun interscambio affettivo o culturale. Da noi, il PCI aveva creato una situazione in cui, per lungo tempo, nonni, padri e fogli sono andati insieme alle feste dell’Unità, sono sfilati insieme alle manifestazioni, hanno votato insieme ai referendum.

“Presente studio live”, 1984

La divisione con la sin9istra extraparlamentare degli anni 70 è avvenuta in un ambito dialettico aperto, seppure di scontro. Essere punk, in Italia, sarebbe stato ridicolo. Chi era contro era come Andrea Pazienza o Piero Ciampi. E quando i Decibel si proposero come grande gruppo punk, si vide subito che si trattava di new wave plastificata: camicie bianche, capelli corti e colorati, occhialetti costoso – una nuova proposta estetica, giammai filosofica. Sono stato a lungo indeciso se fare due schede (una per Ruggeri, una per i Decibel), o una sola, come ho fatto. La decisione l’ho presa perché credo che, dopo la rielaborazione di canzoni scritte ai tempi dei Decibel, la carriera di Enrico Ruggeri contenga pochissime canzoni importanti, anche se mi piace molto l’album su Peter Pan del 1991.

A partire dal disco che ho scelto, Ruggeri inizia a lavorare con Luigi e Stefania Schiavone, che cambiano radicalmente il sound new wave degli inizi dei Decibel, e Ruggeri riesce a riappropriarsi di brani, come “Il mare d’inverno”, che finora era stato cantato solo da Loredana Berté. Sempre a partire da questo disco, Ruggeri pubblica due canzoni, “Vivo da Re” e “La donna vera”, in cui il cantautore canta la desolazione conseguente alla fine di una storia d’amore, che cerca inutilmente di tamponare con le apparenze della vita da artista famoso, e che poi scopre essere stato colpa sua e della propria immaturità.

Due anni dopo questo disco, Ruggeri sposerà Laura Fornato, con cui il cantautore passerà dieci anni turbolenti. Dopo questo disco, Ruggeri si troverà nella condizione descritta da Vecchioni in “Dentro gli occhi”: “Le parole le mischierai tutte dentro un cappello, alla tua età scrivere una canzone non sarà più che quello”. I suoi testi, così precisi, intelligenti e profondi, con il passare del tempo sono divenuti noiosi, poco ispirati, ripetitivi. Per fortuna, diversamente da uno come Zucchero Fornaciari, Ruggeri continuerà a scrivere canzoni senza scopiazzare e senza soffocare con nuove produzioni la totale assenza di idee.

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