La musica bisestile. Giorno 290. T. Rex

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27 Gennaio 2019

Marc Bolan raggiunge la piena maturità artistica e supera la fase hippie ed acustica per diventare la grande alternativa glam a David Bowie, Gary Glitter e le New York Dolls di David Johansen

ELECTRIC WARRIOR

 

In quegli anni, essere figlio di un camionista e di una fruttivendola della periferia londinese significava essere al centro del discorso. Ribellione a scuola, adesione ai mods, tanti dischi di Eddie Cochran e delle tante anime perse del rock’n’roll, una chitarra in mano prima dei dieci anni, tanta voglia di farsi vedere, non importa come, e poi la smania, che a mio parere è stata la vera molla del punk, di essere vestito in modo sgargiante, riconoscibile, tremendo, ed in cambio avere un biglietto gratis per suonare cose estremamente facili, senza ambizione, vendendo l’immagine molto prima della canzone.

“Electric warrior”, 1971

Questo è Marc Bolan, ma potremmo prendere tanti altri della sua generazione, da Gary Glitter ad Adam Ant, da Ian Dury a Gary Numan. Bolan, con i suoi T.Rex, produce canzoni di una semplicità esacerbante, basate su due soli accordi, a volte su un accordo solo, e poi recitate in uno svolazzo paragonabile al primo Renato Zero, I suoi primi dischi funzionano, la TV lo chiama, lui fa una figuraccia irrimediabile e scompare nuovamente, si mette a suonare con una band di proto-punk, John’s Children, ed a raccontare fantasiosi legami con Mick Ronson e David Bowie, che non esistono, naturalmente.

Quando nascono i T.Rex, la produzione ha una buona idea, decisiva. Bolan deve suonare una chitarra acustica, visto che la usa come una batteria e ci suona soltanto accordi in maggiore, Non c’è nemmeno un vero bisogno di una batteria, bastano i bonghi, facciamo una versione fumata e pezzente del beat, e lo chiamiamo musica fantastica ispirata da Tolkien e dal movimento hippie. Funziona. John Peel li lancia a manetta dalla sua trasmissione, il produttore Tony Visconti scommette che saranno i nuovi Beatles. Nel frattempo Bolan ha conosciuto Bowie, ci ha fatto amicizia, ma i due sono divisi da un’accesa concorrenza.

Siamo alla fine del 1969, Bowie sta per diventare fenomeno di massa. Marc Bolan ha bisogno di un paio di anni in più, ma poi anche lui diventa uno che riempie gli stadi e che può finalmente permettersi dei turnisti come si deve. Bolan scala le classifiche con i suoi pezzi super facili, con i suoi vestiti mirabolanti, con un atteggiamento hippie fulminato, con discorsi sull’esoterismo che raccolgono il favore di tantissime ragazzine, soprattutto. Dopo due anni, nel 1974, aveva detto tutto. Ingrassava a vista d’occhio, cercava di passare alla musica soul, litigava con tutti, gli venne un infarto. Mise la testa a posto. Un viaggio complicato, ma probabilmente proficuo. Come disse una volta Ray Davies dei Kinks, “tu non puoi pretendere di suonare per decenni la chitarra in pubblico e restare uguale a te stesso. Prima o poi impari a suonare davvero, che tu lo voglia o no”. Ed è questo che stava succedendo, quando la sua fidanzata, che lo stava riaccompagnando a casa (Bolan non aveva la patente) perse il controllo dell’auto e finì contro un albero, uccidendo Bolan.

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