Voci Sparse riporta il cantautorato a Venezia

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15 Aprile 2019

Spesso capita di chiedersi quale sia il ruolo della parola nella musica moderna, di come essa riesca a sopravvivere fra un pop e un underground che spostano sempre più i propri orizzonti sulla forma canzone costituita da tappeti sonori elettronici. Sembra che la cultura sorta prima come folk music, blues, e poi tradotta nelle forme allucinogene di Nick Drake e successivamente urbane di rapper come Nas, stia svanendo, oppure mutando. Questa più che un’affermazione potrebbe essere una domanda: in che direzione sta andando il rapporto parola-suono e, dunque, la sua massima espressione, ovvero il cantautorato?

Siamo di fronte ad una ricerca che si trova dinnanzi a inediti fenomeni dove il racconto avviene anche attraverso l’uso di determinati suoni in nuovi modi (prendi ad esempio il field recording), o l’utilizzo di effetti come l’autotune per far cercare di combaciare l’uomo con la macchina (ad es. Bon Iver nell’ultimo album, oppure i progetti dei Suuns). L’anima della parola si è sempre rapportata, inoltre, con lo spirito dei luoghi attraversati e da cui ha tratto ispirazione (il Delta blues del Mississippi o la Pink Moon di Drake). Come sta evolvendo anche tale rapporto?

Questo tipo di ricerche sul cantautorato sono alla base, assieme ovviamente ad una buona dose di divertimento e stare bene, del progetto Voci Sparse, messo in piedi e palco dalle sapienti mani del team di Argo16, a cui ho fatto qualche domanda nella persona di Carlo Mezzalira per farvi scoprire meglio la serata.

Se non conoscete Argo16, leggete la loro storia!

Come è nata l’idea embrionale che ha portato a Voci Sparse e che significato vuole trasmettere questo nome?

Voci Sparse nasce ufficialmente il 29 aprile 2017 tra le mura dell’attuale Argo16 ma il processo che ha portato a questo evento vede le sue origini nell’autunno del 2016 quando l’attuale presidente dell’Associazione Spazio Aereo (ora Argo16) chiese a me e altri amici interni al panorama musicale locale e underground di organizzare qualcosa per far suonare qualche gruppo valido di nostra conoscenza. Voci Sparse arriva dopo questa breve serie di eventi.

Abbiamo iniziato nel dicembre del 2016 con un format, chiamato Maracaigo, interamente dedicato a gruppi della zona, organizzando serate specifiche per genere musicale. C’è stata la serata new wave, quella hip hop e quella rock ma per il cantautorato volevamo fare una cosa diversa. Uno dei ragazzi che ha ideato il format ha proposto cinque gruppi invece che i soliti due o tre, riducendo così i set a una ventina di minuti l’uno, allestendo poi il posto con delle sedie e dei divani, creando una situazione congeniale all’ascolto. Quello che abbiamo ottenuto non era solo uno dei tanti Maracaigo ma qualcosa di nuovo. Il nome è arrivato poco prima della pubblicazione dell’evento, ci piaceva l’idea di tutti avere finalmente radunato in un unico evento tutti questi cantautori che si conoscono ma che non hanno mai effettivamente suonato insieme sullo stesso palco.

Voci Sparse nasce anche per concretizzare quest’idea di collettività.

Ci racconti un po’ del percorso fatto finora: quali sono stati secondo te i momenti “di svolta” in cui il progetto è cresciuto? In generale come viene organizzato ogni evento?

Rispondo prima all’ultima domanda: il format, dalla cadenza aleatoria, è ospitato da Argo16 e l’idea è quella di trasformare questa sala da concerti in una sorta di salottino in cui la gente si siede sui divani o ai tavolini e ascolta i musicisti che suonano non sul palco ma su una zona di tappeti. Si ricrea un ambiente intimo e accogliente in cui il pubblico ascolta attentamente, aspetto fondamentale secondo me per una serata dedicata ai cantautori, chi si esibisce. Solitamente l’evento è suddiviso in cinque brevi set da una ventina di minuti l’uno, in modo da dare il giusto spazio a tutti gli invitati e il giusto respiro tra ogni esibizione. Il tutto si chiude in bellezza con dei variopinti dj set in cui si sono alternati specialisti di musica afro, balkan, hip hop, funky, trash ed elettro swing. La formula sembra funzionare.

Per quanto riguarda la crescita di Voci Sparse, secondo me ogni evento di per sé è stato fondamentale. La cosa che apprezzo particolarmente è vedere questi musicisti tornare tra il pubblico nelle edizioni successive a quelle in cui hanno suonato. Questo mi fa credere che ci sia un interesse reciproco tra i protagonisti stessi della scena e non è un caso che molti di questi abbiano iniziato a collaborare più frequentemente. Oltre a questo aspetto individuerei tre momenti principali tra le varie edizioni: quando, dopo il successo della prima serata, ci siamo convinti che avremmo potuto organizzarne altre perché il format stava funzionando; quando il progetto Voci Sparse è rientrato tra i vincitori del bando “Progetti di rigenerazione urbana e di innovazione socioculturale 2018/2019” indetto dal Comune di Venezia – settore cultura; e infine quando, tra la quarta e quinta edizione, si sono esibiti non solo musicisti ma anche poeti e attori, espandendo così gli intenti artistici del progetto.

Voci Sparse dialoga col cantautorato. Attualmente la parola viene messa in secondo piano a favore della costruzione sonora del brano, che deve essere accattivante e prendere subito l’ascoltare, strizzando orecchio al pop più facile, si vede il caso dell’indie divenuto (in parte) itpop. Come dare risalto e dunque che ruolo può avere il cantautorato nella scena musicale attuale?

Nel mio caso, e nel caso del format, tendo a considerare il cantautorato non come un genere sé, fatto di gente che canta le proprie canzoni accompagnandosi col chitarrino, ma piuttosto come un’idea di far musica. Musica che nasce dalla necessità di raccontare una storia, parlare di personaggi, situazioni, condizioni, ecc. poi ognuno è libero di far risaltare a modo suo, con le sonorità con cui si trova a proprio agio, ciò che scrive. Qui mi verrebbe da citare due nomi che si sono esibiti nelle scorse edizioni di Voci Sparse: Nularse, che unisce il cantautorato classico con basi elettroniche in stile Air e Moderat, e i 14/92, duo conscious rap dove la base è architettata per far risaltare il testo stesso. Un altro esempio potrebbe essere Emma Grace, che si esibirà il prossimo sabato 27 aprile, che con voce e violino compone brani che uniscono folk e minimalismo. Questo aspetto mi piace molto, una serata di cantautori che offre un vastissimo spettro sonoro e un crescendo dinamico col susseguirsi delle esibizioni.

Non so se con questi eventi io stia dando giustizia al cantautorato classico ma è bello vedere come la gente arrivi, si prenda da bere, si sieda e ascolti in tranquillità. L’ambiente e il mood devono assolutamente essere congeniali ma infine tutto nasce dall’ascolto più o meno attento. Evitando di affrontare un’inevitabilmente infinita discussione sul mainstream italiano, dico che la scena locale si supporta andando alle serate e che i primi a dover andare alle serate dovrebbero essere i musicisti stessi, non solo per sostenersi a vicenda ma per capire cosa si sta muovendo attorno a loro e capire in che modo possono inserirsi nello scenario che li circonda. Lo dico non solo in quanto piccolo organizzatore di eventi locali ma anche da musicista e spettatore.

Quali sono gli artisti più interessanti scoperti tramite Voci Sparse: ce li potresti descrivere brevemente, e magari linkare qualcosa da ascoltare?

Premetto che a me piacciono e son piaciuti tutti, anche perché, per quanto snob possa sembrare questa mia affermazione, faccio un minimo di selezione prima di organizzare qualcosa e rarissimamente ho coinvolto gente a scatola chiusa. Sono molto contento di tutti quelli che si sono esibiti in passato e quando posso cerco di coinvolgerli tutti anche in altre occasioni che non sono Voci Sparse.

Se proprio devo fare qualche nome, ho avuto la fortuna e il piacere di ospitare gente come Alessandro Ragazzo e Nularse, due tra gli esempi pop più freschi e interessanti della zona, Carolina Cury e Valerio Lysander, musicisti professionisti che ora vivono e lavorano a Londra, ma i miei preferiti da sempre sono Luca Ferraris e gli MDM. Il primo è un musicista e cantautore dai testi tragicomici, un po’ grottesco e geniale, con alcune perle ricche di malinconia e che abbraccia le più disparate sonorità, dallo swing al latin, dal cantautorato classico italiano alla musica colta contemporanea. Ho consumato i suoi ultimi due dischi Sorridenti senza denti (2015) e La pressione dei bar (2018). Gli MDM sono invece IL gruppo di cantautori veneziani della nostra generazione. Testi gucciniani e sonorità popolari arricchite dalla presenza di fisarmonica e sax baritono/contralto presenti in formazione. Da poco è uscito il loro secondo disco Luciano, Veronica e tutti gli altri (2019), presentato proprio allo scorso Voci Sparse.

Voci Sparse si svolge negli spazi culturali di Argo 16 a Mestre (Venezia), territorio urbano a forte necessità di rigenerazione urbana e riqualificazione dopo un importante passato industriale. Quali impatti ha avuto una realtà come Argo nel contesto sociale e culturale di Mestre?

La zona di Venezia-Mestre purtroppo non vanta un grande quantitativo di locali o club dedicati alla musica live e troppo spesso di recente ci è capitato di leggere notizie riguardanti nuove chiusure, nuovi coprifuoco, nuove restrizioni, ecc. Argo16 è una delle poche realtà ancora attive e che cerca, con una missione portata avanti da un solido gruppo di volontari e autofinanziata grazie agli eventi, di valorizzare il territorio con attività che vanno anche al di là dei concerti, dei workshop, o delle rassegne cinematografiche. Da quest’anno ad esempio sono partiti i corsi di yoga (Yoga al Vega) e a fine marzo molti dei nostri volontari, insieme ad alcuni studenti dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, hanno organizzato una pulizia massiva della zona del Vega che circonda la sede di Argo16. Queste sono tutte attività che nel loro piccolo fanno il possibile per rendere questo un posto migliore e tranquillo.

 

Quali saranno le prossime date?

Il prossimo Voci Sparse si terrà sabato 27 aprile, sempre ad Argo16, e sarà l’ultimo per questa stagione. Si alterneranno sonorità pop (Alberto Pagliu) e sperimentali (Emma Grace, Niadra) passando per la poesia con accompagnamento musicale (Noce) e il gran finale in cui i Dan’s Apartment presenteranno il loro esordio discografico.

Oltre a Voci Sparse segnalo anche il live dei Nu Guinea di venerdì 26 aprile, i Clap Clap con Go Dugong sabato 4 maggio e i Master Musicians of Jajouka domenia 5. Il tutto sempre ad Argo16.

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CAT: Musica, Venezia

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