Il “pasticciaccio” delle primarie napoletane era inevitabile

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9 Marzo 2016

Non scrivo mai del PD napoletano. Da quando ho deciso di non rinnovare la tessera, di cambiare città e poi paese, ho sempre trovato corretto non pronunciarmi sulle tante cose che non mi piacciono (e non mi piacevano) del PD. Un po’ per rispetto di chi è rimasto e cerca con fatica di costruire un luogo politico migliore di quello che abbiamo ereditato, un po’ per la vergogna di aver lasciato tutto e aver scelto di costruire un percorso personale diverso e più “egoista”. Ma questa è un’altra storia.

Ho però seguito con interesse quello che è successo alle primarie di domenica, dopotutto ho ancora la residenza a Napoli e sarei tornato con piacere per votare in primavera. Il video di fanpage.it e le varie reazioni dei protagonisti fanno rabbia e tristezza, ma sono anche conseguenza di un modo distorto di concepire la politica. Trovo quindi giusto condividere una piccola riflessione con chi legge Gli Stati Generali.

Racconto un aneddoto. A 18 anni, quando ero ancora al liceo, il PD campano decise di candidarmi nella lista per le elezioni regionali. Era il 2010, e quella tornata elettorale vide Caldoro stravincere contro il centro-sinistra guidato da Enzo de Luca, che poi si è preso la rivincita l’anno scorso. Io accettai e mi misi a fare campagna elettorale. Ricordo che una volta, nella sede del partito regionale, quando era ancora a via Santa Lucia, due militanti si divertivano a scrivere su un foglio l’ordine di arrivo di tutti i candidati al consiglio regionale con tanto di voti. E ricordo che ne fui impressionato, perché andò esattamente come quei due signori avevano previsto.

Questo perché i voti a Napoli si spostano a pacchetti. Grazie al sistema delle preferenze si possono consolidare, rivendicare e usare i propri pacchetti di voti. Il sistema elettorale con cui si eleggono i rappresentanti negli enti locali viene usato dalle correnti per “contarsi”, e così le elezioni locali diventano una sorta di congresso anticipato, ci si conta, ci si misura. È sì importante vincere le elezioni ma non quanto battere chi corre affianco a te. I voti in un certo senso si posseggono, si è quindi in grado di spostare gli equilibri quando ci si schiera. Lo facevano i partiti tradizionali nella prima repubblica, lo si fa anche adesso. Solo che prima erano correnti, ora sono tendenzialmente bande senza alcuna idea se non quella di occupare posti.

In questo senso è interessante andare a vedere le previsioni della vigilia. Tutto il PD locale sosteneva Valeria Valente, e quindi si sapeva che con un’affluenza relativamente bassa avrebbe vinto, bastava fare la somma di tutti i consiglieri comunali e regionali che appoggiavano la sua candidatura. Era incerto invece il risultato di Bassolino che, puntando maggiormente sul cosiddetto voto di opinione, aveva bisogno di una maggiore partecipazione per essere competitivo (con questo non sto dicendo che se avessero votato 50mila persone avrebbe sicuramente vinto, ma insomma si è capito il ragionamento).

Le storture del sistema elettorale si riflettono su tutta la vita democratica dei partiti. E siccome i voti, specie nei quartieri popolari, sono personali, sono un favore che si fa al candidato in cambio di altri favori (d’altronde è il sistema della rappresentanza, bellezza), se io “tengo” 500 voti e mi sposto da un candidato all’altro, sposto con me i 500 voti. Un po’ come fa Vittorio Sbardella nel Divo di Sorrentino quando passa con i dorotei: “lo squalo se ne va e se porta dietro tutte le 330mila preferenze”. Quando i dirigenti del PD condannano la pratica di offrire l’euro per votare, chiedendo che i responsabili vengano puniti, fanno finta di non sapere che in alcune parti del territorio è così che funziona, è così che ha sempre funzionato.

Il sistema non consente di allontanare i personaggi legati al PD che si vedono nel video di fanpage.it. Perché quei personaggi sono il risultato della possibilità di spostare voti grazie al sistema delle preferenze. Chi ci rinuncia a un consigliere che porta in dote una quantità precisa di voti? E pazienza se i metodi sono quelli che sono, se lo spessore politico è quello che è: ci fa vincere e va più che bene. Magari lo sospenderanno, ci sarà una sanzione esemplare, per carità. Ma questo non risolverà il problema, perché il problema è insieme culturale e legislativo.

Quando mi sono candidato, grazie ai voti che escono da sezione a sezione, avevo un’idea abbastanza precisa di chi mi avesse votato e chi no. Se ho 10 amici che abitano a via Manzoni e votano tutti alla scuola Villanova, e nella scuola Villanova si contano 5 voti per Francesco Maselli, vuol dire che qualcuno mi ha detto di aver votato e non l’ha fatto. Le preferenze sono dannose nei casi migliori e ciò che è successo domenica ne è l’esempio, criminogene nei casi peggiori. D’altronde come credete che la camorra controlli il voto? Facendo fotografare la scheda? Suvvia siamo seri.

TAG: antonio bassolino, Antonio Borriello, napoli, preferenze, Primarie del Pd, valeria valente, voto di scambio
CAT: Napoli, Partiti e politici

Un commento

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  1. noproblemcom 8 anni fa

    IL MIO VOTO NON E’ MAI STATO IN VENDITA.
    NEL 2010 AVEVO APPENA 56 ANNI.

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