Anna Ascani, l’ex lettiana di ferro che oggi tratta per Renzi coi professori
ROMA – Nel marzo del 2013 si è presentata in Parlamento con il piglio della giovane promessa della politica italiana. Classe ’87, figlia d’arte (il padre Maurizio fu sindaco della Democrazia Cristiana), già consigliere comunale e consigliere regionale, e infine parlamentare grazie allo strepitoso risultato delle “parlamentarie” del dicembre del 2012, dove riuscii a raggranellare oltre 5000 preferenze. Elegante, garbata, colta, Anna Ascani è l’esempio del lettismo, nel senso di Enrico, della diciassettesima legislatura. Mai una parola fuori posto, sempre cordiale, attenta e precisa nelle risposte al punto che in Transatlantico vecchi decani del giornalismo parlamentare arrivarono a dire: “E’ una fuoriclasse”. E fin dalle prime battute la “fuoriclasse” si tiene lontana dal circuito giovanilistico in salsa renziana che accompagna lo sbarco in Transatlantico del giglio magico, di Maria Elena Boschi, Luca Lotti, Francesco Bonafazi e Dario Parrini. Per lei, la “fuoriclasse”, Enrico è la bussola, il “miglior” presidente del Consiglio che avrebbe potuto mai desiderare e avere l’Italia. Ma l’esperienza presidenziale dell’allievo di Beniamino Andreatta si conclude come tutti sanno, con la scalata a Palazzo Chigi del “giovanotto” di Firenze, Matteo Renzi. Anna, la “fuoriclasse”, non la prende bene, stenta a crederci. Per settimane si aggira in Transatlantico da sola, al massimo con Marco Meloni, altro fedelissimo dell’ex premier Enrico Letta. I cosiddetti lettiani, in fondo, sono le vittime sacrificali della staffetta forzata fra Letta e Renzi. “Non toccano palla”, come vuole la vulgata montecitoriana. E allora è necessario cambiare strategia. Come? Alle europee, quando Renzi sbanca al botteghino elettorale e supera il 40%, la “fuoriclasse” si sbottona consegnandosi con l’eleganza che la contraddistingue al premier-segretario: “Il Pd ha ottenuto un risultato straordinario. Le elezioni europee hanno dimostrato quale enorme differenza ci sia tra essere un partito popolare e un movimento populista”. In punta di piedi, passo dopo passo, cambiando perfino look, approda anche lei all’ultimo girone dei renziani. Di quelli che stanno con “Matteo” perché è il futuro. Che oggi la ripaga affidandole la patata bollente della scuola, mandandola a mediare coi prof. Il tempo delle mele è finito, ora Anna può stare in prima linea.
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