Cure “miracolose” e propaganda, quando la politica nuoce gravemente alla salute

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15 Settembre 2021

Giorgio Gaber, sulle note di “Io se fossi Dio”, cantava la politica “schifosa” che “fa male alla pelle”, definendola senza mezzi termini “un gioco di forza ributtante e contagioso come la lebbra e il tifo”. Ovviamente le sue erano metafore forti che raccontavano di uomini politici logorati nella carne e nello spirito da un’attività sempre più corrotta e lontana da quella che era la sua funzione originaria. Era il 1982 e dieci anni dopo i grandi scandali della sanità confermarono che certi politici, oggettivamente, nuocevano gravemente alla salute: non alla loro, che anzi era splendente come i lingotti d’oro che nascondevano nei puff, ma a quella dei cittadini.

Sembra passato un secolo, ma anche oggi alcuni rappresentanti del popolo riescono a trovare il modo di generare o aggravare malanni, magari in maniera indiretta. È il caso di alcuni esponenti di primo, secondo e terzo piano della destra, in particolare modo quella di matrice leghista, che in questi due anni hanno sfruttato e stanno sfruttando la pandemia per creare consenso su presunte cure “miracolose” che avrebbero risolto il problema del Covid.

Il caso più eclatante è stato quello della cura al plasma sperimentata dal professor Giuseppe De Donno, ex primario di pneumologia dell’ospedale Carlo Poma di Mantova, che aveva iniziato a curare il Covid su dei pazienti con le trasfusioni di plasma iperimmune. Il medico, morto suicida il 27 luglio 2021, era stato trascinato e cullato nel circo mediatico da politici, giornalisti e personaggi di spicco della galassia sovranista. Il 16 luglio del 2020, intervenendo nell’aula di Palazzo Madama, Matteo Salvini tuonava: «Mi domando perché si sia taciuto sulla cura con plasma iperimmune. Forse perché gratuita e democratica?». In realtà non c’era nessun complotto del “deep state” contro la cura “gratuita e democratica”, semplicemente non esistevano evidenze scientifiche della sua reale efficacia. L’8 aprile del 2021, dopo uno studio chiamato Tsunami, l’Aifa bocciò la terapia.

E come dimenticare l’idrossiclorochina tanto sponsorizzata dal presidente del Brasile, Jair Bolsonaro? Il farmaco andava di moda alla fine del 2020; il braccio di ferro, in quei giorni, era sulle regioni colorate e il solito “capitano”, cavalcando il malcontento di imprenditori e commercianti contrari alle chiusure, tra un rigatone col SugoPronto e una preghiera alla Madonna di Lourdes per sigillare i porti, si improvvisò virologo: «Oggi portiamo all’attenzione del Governo, molto confuso e che naviga a vista con Dpcm settimanali, una proposta concreta. Un protocollo di cure a domicilio, con il ricorso a farmaci dal costo irrisorio come l’idrossiclorochina, per evitare l’affollamento degli ospedali ed i lockdown». Ovviamente, nel giro di poche ore, arrivò la smentita di virologi e autorità sanitarie, ma ormai la frittata era fatta: i supporter del leader della Lega erano convinti che il Governo, accecato da pulsioni autolesioniste, invece di curare tutti con un medicinale economico preferiva mandare a rotoli il Paese tenendo chiuse aziende a attività commerciali. Da notare una costante di ogni cura “miracolosa” utilizzata per la propaganda sovranista: costa poco, quindi se non viene utilizzata c’è sicuramente qualcosa sotto. Un’esca assai ghiotta per “no-vax” e complottisti, che nel Carroccio hanno come principali punti di riferimento il deputato Claudio Borghi e l’europarlamentare Francesca Donato, già nota alle cronache in tempi non sospetti per un’imbarazzante protesta solitaria contro il Mes organizzata nel centro di Mondello il 10 aprile del 2020. Salita sulla sua auto, iniziò a suonare il clacson molestando la quiete pubblica, fino all’arrivo di un agente della Polizia Municipale che la fece smettere.

La leghista ha portato negli studi della trasmissione “Di Martedì” (a cui viene inspiegabilmente invitata a parlare di cose che non sa…) i deliri pseudo-scientifici del convegno “International Covid Summit” organizzato dai senatori e compagni di partito Roberta Ferrero e Alberto Bagnai. Interpellata da Floris, ha parlato della cura “miracolosa” a base di Ivermectina, un farmaco usato per sverminare gli animali che i “no-vax” considerano una valida alternativa a quel vaccino che non vogliono fare. Lo slogan potrebbe essere “sverminati sì, vaccinati mai”. Per fortuna l’improvvisata esperta è stata fulminata dall’epidemiologa Stefania Salmaso, ma in molti ci chiediamo, a ragion veduta, perché invitare in televisione certi personaggi dando loro pari dignità rispetto ad esperti di materie così delicate in un momento storico in cui la fiducia nei confronti della scienza e della medicina è minata dalle fake news. Tornando a Gaber, ai suoi taglienti versi contro chi quotidianamente umilia il nobile mestiere di gestire il bene pubblico e le vite dei suoi concittadini, in tempi non sospetti aveva già detto che il politico “è sempre meno filosofo e sempre più coglione”.

TAG: fake news, Francesca Donato, lega, matteo salvini, no-vax
CAT: Partiti e politici

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