È vero, i voti di centro-destra saranno decisivi per il referendum e per Renzi

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4 Ottobre 2016

Le stime sui risultati del referendum vengono pubblicate ormai quotidianamente su molti giornali cartacei e on-line. E quasi tutte ci raccontano sostanzialmente tre cose. La prima è che, dopo un inizio favorevole, la quota di SI è molto ridimensionata e viene superata di stretta misura da quella dei NO alla riforma costituzionale. La seconda è che la scelta oggi prevalente di contrari viene originata (non tanto) dalla contrarietà ai singoli elementi che la compongono, quanto dalla contrarietà nei confronti del governo e di Renzi in particolare. La terza è che il livello di comprensione dei temi referendari, così come dichiarano gli italiani, appare piuttosto bassino.

A grandi linee, gli elettori si dividono dunque in tre gruppi tendenzialmente omogeni, dal punto di vista quantitativo, rispetto alla consultazione. I NO rappresentano circa il 32%, i SI qualcosa meno, intorno al 30%, e gli incerti il restante 38%. Questi ultimi sono indecisi se andare a votare o meno e, nel caso si recassero alle urne, indecisi anche su cosa votare.

I tassi di incertezza maggiore provengono in primo luogo, ovviamente, da coloro che non indicano il voto per alcun partito. Tra gli altri, coloro che si dichiarano maggiormente incerti appaiono gli elettori di Lega e Movimento 5 stelle, seguiti da Sel e Udc, mentre più convinti del proprio voto sono quelli vicini a Forza Italia, Ncd e Partito Democratico.

I SI provengono, come era facile immaginare, soprattutto dal Pd (per quasi l’ottanta per cento), da Ncd (intorno al 65) e dai centristi di Udc e Scelta Civica (per il 55% circa). Gli elettori dei partiti di opposizione sono in maggioranza fautori del NO, con questa classifica: leghisti e pentastellati con una quota superiore all’80%, Forza Italia e Fratelli d’Italia intorno al 70%, l’area di sinistra infine con una percentuale di poco superiore ai 60 punti.

Cosa ci dicono alla fine questi dati? Che ciò che dichiarava Renzi pochi giorni fa era del tutto realistico. Per vincere il referendum i partiti di governo, ed in particolare il Pd, non potranno sicuramente contare soltanto sulle proprie forze elettorali. Sommando i voti del SI provenienti da quest’area, si arriverebbe difficilmente al 40% dei votanti. Per poter superare lo scoglio referendario, hanno senza alcun dubbio bisogno di voti provenienti dagli elettori dei partiti di opposizione, in numero assai cospicuo. Una tendenza che però, per il momento, appare ancora molto lontana dal verificarsi.

TAG: Referendum costituzionale
CAT: Partiti e politici

3 Commenti

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  1. evoque 7 anni fa

    Da un recente sondaggio di Corsera, il No viene dato al 52. E l’area del Paese in cui il No è preponderante è il Sud. La solita palla al piede che ostacola la modernizzazione del Paese. Anche nel referendum fra monarchia e repubblica il solito Sud votò per la conservazione o peggio per la reazione, scegliendo abbondantemente monarchia… Corsi e ricorsi

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    1. totonnino 7 anni fa

      Forse perchè ai tempi della monarchia e prima anche dell’unità di Italia il sud era ricco e il nord era al fallimento col governo sabaudo… Il sud serve così, un serbatoio di voti che è facile ingannare con promesse mai mantenute e con i soliti favori a pochi.

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      1. evoque 7 anni fa

        Uh, la solita favoletta del sud ricco prima dell’unitficazione dell’Italia. Roba da Pino Aprile.

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