Il grande inganno di Matteo Salvini
I complimenti che gli avversari continuano a indirizzare a Matteo Salvini sono per lo più incomprensibili: ”È molto bravo, sono contento che ci sia un politico come lui, è sicuramente capace”. L’ultimo a profondersi in questo modo è stato Roberto Giachetti nella puntata de La Gabbia, su La7, durante la quale gli ha dato un misero (considerate le parole) sei in pagella mentre un allegrissimo Paragone – ex direttore de La Padania – gli replicava: “Volevi dargli 7, eh?”.
Ma davvero è così bravo Salvini? Il suo merito innegabile, e decisivo, è quello di aver resuscitato la Lega Nord. Però, forse, oltre ai sondaggi sarebbe anche il caso di guardare all’azione politica, altrimenti cominceranno tutti (ancor più di quanto già non facciano) a rincorrere senza sosta le posizioni più assurde al solo scopo di raccattare qualche voto qua e là. Fare politica non dovrebbe significare andare a caccia di consenso non importa in che modo, o facendo proposte senza senso, ma essere in grado di conquistare voti con proposte reali.
Al di là del fatto che Matteo Salvini è uno che ha passato decenni in un partito il cui leader diceva che con la bandiera italiana bisogna “pulirsi il culo” e oggi è diventato amicone dei nazionalisti di CasaPound; al di là del fatto che oggi dice di “aver cambiato idea sui meridionali” dopo decenni di strali contro i “terroni” e proposte senza senso di posti riservati ai milanesi in metropolitana; al di là del fatto che questi cambiamenti sono ovviamente solo strategia politica e difficilmente si può immaginare che si tratti di “sincera redenzione”, resta il fatto che anche guardando alle proposte politiche di Salvini viene da ridere.
No Euro, xenofobia e flat tax. Fondamentalmente il successo politico di Salvini si basa sull’urlo “usciamo dall’Euro” che tutti sanno, e lui per primo, non si potrà realizzare a meno di catastrofi immani, sugli insulti agli zingari e agli immigrati che ogni giorno lancia dalla sua pagina Facebook e sull’idea che sia possibile fare un’aliquota unica al 15% per tutti.
Quest’ultima, in particolare, è talmente ridicola che pure uno come Silvio Berlusconi, nel momento in cui ha deciso di appoggiare l’iniziativa, ha avuto il buon cuore di parlare di una flat tax al 20%. Che proprio di scendere ai livelli di Salvini, il Cavaliere, non se l’è sentita.
Fondamentalmente il nuovo segretario della Lega Nord ha riconquistato il consenso degli elettori nella maniera più facile, e più ingannatrice, possibile: promettendo di uscire dall’euro, di abbassare drasticamente le tasse e dando addosso agli immigrati. Livelli di populismo impensabili, fino a poco fa, anche in Italia. Che tanto, alla fine, che cosa gli interessa di fare proposte che non hanno alcuna speranza di diventare realtà?
Il suo progetto potrebbe anche essere quello di mettere insieme un grosso partito, estremo, populista, che punti sempre alla pancia dell’elettorato, che faccia incetta di voti senza però puntare al governo (ed è per questo che, in un certo senso, è l’asso nella manica di Renzi). Anche perché, in fondo, all’opposizione si sta così comodi, no?
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