Un’Italia (poco) Viva, al 3 per cento

18 Settembre 2019

Alla fine dunque se n’è andato, Matteo Renzi, dopo che per anni il Partito Democratico veniva indicato come la sua vera e unica casa di riferimento. Ma tant’è. Abituati ormai, ed assuefatti, a tutti i costanti e repentini mutamenti dei politici nostrani, i cui proclami di coerenza con le proprie scelte durano lo spazio di un tweet, dobbiamo rassegnarci anche all’abbandono di chi era comunque rimasto per tanto tempo, nella gioia e nel dolore, uno degli ultimi baluardi della fedeltà partitica.

Le tattiche alla Nanni Moretti (“mi si nota di più..” eccetera eccetera) prevalgono di nuovo sulle affiliazioni di fondo, sulla fede ad una proposta che fino a poco tempo prima pareva permeare la propria identità, la ragione dell’impegno in un determinato schieramento politico. La scelta di costruire un nuovo partito arriva per Renzi in un momento in cui la fiducia in lui non è mai stata così bassa, nemmeno dopo il pessimo risultato del referendum del 2016.

I sondaggi più benevoli gli attribuiscono oggi un appeal presso la popolazione elettorale inferiore al 20%, quelli (forse) più realistici di poco oltre il 12-13%. Poca roba, se confrontati con quelli del suo massimo splendore, almeno tre volte superiore all’attuale, nel felice biennio del 2013-2014, quando anche una parte considerevole del Movimento 5 stelle lo guardava con indubbio interesse. La sua insistenza nel voler restare comunque protagonista, pur perdente, all’interno del Pd pareva un segno ed un gesto di coerenza politica che in qualche modo gli faceva onore, benché una costante sovra-esposizione non gli giovasse molto in termini di consensi personali.

Ora che dovrebbe nascere questa nuova “Italia Viva”, gli elettori che lo seguirebbero nella inedita formazione politica non sono molti, e sono identificabili con coloro che ripongono un’elevata fiducia nella sua persona, stimabili in circa il 3-4% dell’elettorato. Certo, sappiamo bene che è ancora troppo presto per fornire indicazioni attendibili sulla potenzialità del partito, privo tuttora di contenuti, ma è ovvio che non si possa prescindere dall’appeal del suo leader, configurandosi come un vero e proprio “partito personale”, per dirla alla Calise.

Non essendoci apparentemente altri motivi per votarlo, lo farà soltanto chi “stravede” per Renzi, e lo giudica in maniera oltremodo benevola. Chi sono questi attuali elettori? La parte del leone (per oltre il 70%) la fa ovviamente chi oggi vota per il Pd, oltre ad una piccola quota del M5s (quasi il 15%) e di Forza Italia (8%). Renzi ha poi maggior presa tra le classi più anziane della popolazione (il 70% ha più di 50 anni), in particolare tra i possessori di un titolo di studio elevato (soprattutto le donne).

Come ci si poteva attendere, sono in particolare gli elettori che si definiscono di centro-sinistra coloro che seguirebbero Renzi nel suo nuovo partito, per una quota di quasi il 60%, con una buona presenza di chi si ritiene di sinistra (20%) ed il restante 20% proveniente dal centro o dal centro-destra. Scarso appeal dunque riveste la proposta di Italia Nuova tra gli elettori moderati, con una presenza modesta per coloro (i pochi) rimasti vicino a Berlusconi.

Quel che è certo, come è stato sottolineato da molti, è che l’uscita dell’ex-premier dal partito, e la (futura) nascita dell’inedita formazione politica, non nascono con i migliori auspici, né si comprendono le motivazioni, oltre ad aggiungere un ulteriore tassello alla personalizzazione della politica. Staremo a vedere se questa Italia Viva si riempirà, nel tempo, anche di qualche contenuto…

TAG: Matteo Renzi, Pd
CAT: Partiti e politici

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