Si rivede Sarkozy leader e capisci tutta la crisi dell’Europa
Non chiediamoci troppo perché l’Europa sia messa così male. Dalla Francia arriva una notizia abbastanza emblematica sulla crisi della classe politica made in Europe. Le elezioni dipartimentali d’Oltralpe, paragonabili alle nostre Provinciali, hanno consegnato un ritorno al passato con il rientro sulla scena in grande stile di Nicolas Sarkozy. Sì, proprio lui: l’ex presidente bling-bling che ha lasciato l’Eliseo tra critiche, veleni e un Paese in declino.
Il suo partito, l’Unione per un movimento popolare (Ump), è uscito vittorioso dal primo turno, grazie anche all’alleanza con l’Udi, una federazione di partiti centristi. Il primo titolo (poi cambiato) de Le Figaro è la sintesi perfetta di quanto avvenuto: «Vince l’Ump, il Fn si insedia e il Ps si aggrappa». Bisognerà vedere l’esito dei ballottaggi, ma la prima tornata fornisce elementi di riflessione, che da viaggiano da Parigi a Bruxelles, con una sosta – ovviamente – Berlino.
Al netto delle alchimie politiche e delle rivendicazioni di successo, il quadro è abbastanza chiaro: in Francia, uno degli assi portanti dell’Unione europea, si è affermato il “vecchio avanza”. O meglio un “usato sicuro”, che porta con sé una sicurezza: l’impossibilità di ridare slancio al Paese e inevitabilmente all’intera Ue. E pensare che molti di noi hanno addirittura tirato un sospiro di sollievo, leggendo come sono andate le dipartimentali: l’Ump è stato l’argine contro cui si è infranta l’avanzata del Front National, l’estrema destra guidata da Marine Le Pen. Mentre si consolida una constatazione: i socialisti sembrano non avere più la forza di recuperare il capitale di consenso dilapidato dal presidente Hollande in pochissimi mesi.
Certo, le elezioni dipartimentali francesi vanno lette in filigrana, mettendo in conto anche le istanze locali. Ma il dato generale sin qui emerso è il significativo spostamento a destra e la sostanziale accettazione del ritorno in campo di Sarkozy. Questo esito elettorale, inoltre, rafforza ancora di più la posizione della cancelliera tedesca, Angela Merkel, per due ragioni che camminano in parallelo.
Hollande, seppure in svolgimento del suo mandato, è visto ormai come un leader debole, incapace di fare da contraltare al rigorismo indicato da Berlino (eppure il presidente socialista fu eletto promettendo battaglia, ahinoi). Quindi (ri)prende quota quel Sarkozy che nell’ultima fase all’Eliseo ha rappresentato una sponda alla kanzlerin, e talvolta è sceso al livello di vassallaggio pur di accreditarsi presso le diplomazie europee.
Insomma, il voto nei cantoni in Francia non può passare inosservato per i motivi menzionati, sintetizzabili in due slogan: la mancanza di un rinnovamento ai vertici politici e l’incapacità di una figura capace di controbattere Merkel. Che continua a godersi il ruolo di “imperatrice” d’Europa, circondata da leaderini asserviti ai suoi desiderata.
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